24. Tra gli uomini il guerriero

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Samurai.

Mi infilo nella porta girevole al piano terra, per lasciare al più presto Palazzo Le Fèvre, e d'improvviso è al mio viaggiatore gentile che penso. Non mi capitava da un po', mi stringo nel cappotto mentre scruto oltre il vetro il via vai del traffico del Quartiere degli Affari, in un frenetico lunedì mattina dei tanti, qui nella Metropoli.

Inspiro: pneumatici, gas di scarico, semafori fissi sul giallo intermittente, taxi in coda e sferragliare di tram. Tinte fosche, mi ci rifletto dentro e non mi piace.

Mi perdo, invece, a pensare che sarebbe bello tornare a danzare tra i ciliegi in fiore. Strappare un istante di quel viaggio in Giappone senza partenza che mi aveva regalato Ömer, azionando un semplice ventilatore da set. Lui e le sue sorprese.

, lo confesso, ci vorrebbe Samurai in questo momento difficile. Mi basterebbe qualche consiglio, sapere di poterne ricevere almeno uno non appena ne ho bisogno o ascoltare il più semplice dei suoi aneddoti, per calmare i miei già provati nervi. Ma Samurai non c'è più, da molto tempo ormai. A fatica muovo qualche passo nel sole gelido di dicembre. E io dovrò cavarmela da sola.

I freni del tram numero 10 in arrivo stridono all'incrocio. Frugo velocemente nella tasca per cercare un biglietto valido per una corsa, ma il telefonino comincia a squillare. La mia borsa è un mistero, sapete? Più provo a metterci ordine, più mi convinco che non abbia un fondo. Allento i lacci e la apro, comincia così la solita battuta di caccia. La mano gira tra uno sbuffo e l'altro, e gira e gira, finché lo riconosco al tatto: trovato! Il telefonino, intendo; al biglietto ho già rinunciato. Alla fine, il 10 mi sfila davanti, troppo spedito perché io possa prenderlo al volo, e, mentre sconsolata lo guardo caricare un paio di passeggeri alla fermata dal lato opposto della strada, porto il cellulare all'orecchio.

Non faccio in tempo a dire pronto che dall'altro capo si solleva una voce argentina, capace di urtarmi i timpani: "Com'è andata? Non sai quanto sono tesa... Non riesco a leggere una riga, tantomeno a scrivere, e domani ho un incontro importante con Merlino!".

"Il mago?".

"Spiritosa... Non sei ancora stanca di questa battuta? È terribile".

Rido di gusto. Daniela, il mio naturale toccasana, diventa particolarmente suscettibile quando si pungola l'argomento dottorato. Che volete, è più forte di me. D'altro canto, è comprovato che Carlo Merlino, stimato professore ordinario alla Statale, stia combattendo da una vita, più o meno da quando guardava la cattedra dall'altra parte della seduta, contro questa scontatissima battuta. Tanto ci è abituato che, alla fine, ha battezzato il suo cucciolo di pechinese Artù. Così si dice in Facoltà, così dice a sua volta Danny. Che ne pensate voi altri? Se non è una resa incondizionata questa.

"Allora? Rispondi, così potrò concentrarmi", mi incalza. "Le Fèvre ha accettato?".

"Ci penserà".

"Come sarebbe ci penserà? Quel vile!".

"In ogni caso, è disposto a incontrare Damiano. Gli ho lasciato il nostro indirizzo, verrà questa sera. A proposito, avverti Re che può tirare fuori dall'armadio i suoi completi astrusi. Deve fare colpo su Jacques".

"Oh, diavolo, verrà? Be', se la mettiamo così non è poi tanto male, il nostro Mister Quattro Milioni".

Aspetta, Daniela. Lascia che ti racconti per bene e vedrai.

"Non c'è da fidarsi", la metto in guardia. "Porrà una condizione che resta segreta, per ora. E, come garanzia, si è tenuto le Kokeshi dell'Amore".

"Cos'ha fatto?".

"Si è tenuto i bozzetti delle Kokeshi dell'Amore", scandisco lentamente. E aspetto la sua reazione.

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora