17. Se manchi tu

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"Come non detto. Che idea sciocca, vero?"

Il sorriso mi si rabbuia di colpo. "Scusa, non so cosa... Non...", e d'istinto mi ritraggo un'altra volta.

Accidenti, Rossella, che ti è preso? Chiedergli di scappare con te, dopo tutto quello che è successo... Le ultime quattro testoline di crisantemi si agitano sfrigolanti nell'olio di semi e io sento il viso, tirato, friggere con loro. Armeggio nella pentola, senza aggiungere altro: ho rovinato tutto, ecco cosa.

Aslan allarga le braccia: "Per me, va bene", dice. Ma io non lo ascolto, non ho la faccia tosta di affrontare un suo rifiuto. Sì, accidenti a me, a me che parlo a vanvera.

"Mi hai sentito?", si avvicina per catturare il mio sguardo, che come l'olio sta schizzando ovunque, pur di non incrociare il suo. "Scappiamo", gira la manopola della stufa e spegne il gas.

È solo a questo punto, ora che nella pentola tutto si acquieta, che torno in me: "Sul serio?".

"Rimani in cucina; anzi, aspettami fuori dalla porta che dà sul retro", conferma già di spalle, diretto verso l'ingresso. Lo vedo fermarsi all'angolo, un attimo di incertezza e, poi, sparire.

"Ragazzo, Conciarini o come ti chiami, non avresti dovuto muoverti dalla città per venire fin quassù". La parete sottile si lascia trapassare dal vocione di Corrado, brontolante: "Ma, visto che ci sei, entra a salutare Marguerite".

Yuri mi sta cercando, trattengo il fiato. Gli basterà voltarsi e si troverà faccia a faccia con Ömer. Pochi passi e vedrà anche me: tanto vale forse farmi avanti, esprimere gratitudine, ma chiedergli di tornare a casa e godersi il fine settimana di libertà che si è meritato. Sto bene, collega, ci vediamo lunedì.

"Lascia le scarpe in veranda. Abbiamo delle pantofole anche per gli ospiti". Corrado - sospiro - si è arreso. D'altro canto, cosa avrebbe potuto fare, se non accoglierlo? "Dai qua, il cappotto", è il suo grugnito di benvenuto. Yuri fa per rispondergli, la voce è rotta dall'ansia: "Ma Rossella dov'è?" insiste, e aggiunge dell'altro che smetto di ascoltare. Aslan fa la sua comparsa con i nostri giacconi sotto le braccia, due paia di scarponcini penzolanti dalle mani, e spazza via ogni pensiero. C'è solo lui, adesso, che mi porge la giacca e con il mento, in silenzio, mi fa segno di seguirlo.

Si stanno avvicinando. "Oh, Yuri caro!", il trillo di Madame dal salotto accompagna i nostri movimenti concitati, che compiamo in sincrono. Click, la porticina si chiude, discreta. Su la zip, uno scarponcino quindi il suo gemello, le stringhe che disegnano il nodo a farfalla e un doppio nodo.

"Pronta?", Aslan mi prende per mano. Stiamo per buttarci nella neve, stiamo per fare una piccola, gigantesca follia.

"Pronta", annuisco. "Andiamo". Una spinta e sono dentro, arranco con lui tra il bianco che ci arriva alle ginocchia.

"Dove vuoi nasconderti?", mi trascina con i suoi muscoli vigorosi. A legarci, la punta delle dita.

"Oltre il boschetto. Possiamo entrare al Coffre, dove di solito lavoriamo per la Garbure".

Non sono impronte, quelle che lasciamo al nostro passaggio, ma due strisce profonde che si intersecano in più punti. La neve caduta nella notte è gelata. Dura, sfrega contro i nostri pantaloni e li bagna.

"Ce la fai?", mi domanda Aslan mentre procede all'indietro. "Dobbiamo allungare il passo".

"Come? Chiaro che ce la faccio", mi schernisco, ansante. "Per chi mi hai presa?".

"Rossella", si ferma, illuminato da un mezzo sorriso. "A Yuri basta guardare fuori dalla finestra per vederci. Stai dando fondo a tutte le tue energie e siamo solo a metà della traversata".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora