18. Beni öp, baciami

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La neve che Aslan stringe nel pugno si sgretola, invischiata in una stretta nervosa, e cade, pezzo dopo pezzo, a terra. La guardo perdersi nel bianco, come se nessuno l'avesse colta, come se nulla fosse accaduto.

"Devi avere un serio problema di memoria, Conciarini. Ti ho già detto di non alzare la voce con me", scandisce lui con inquietante calma. Lo sguardo basso, la mascella contratta. "Rossella è tornata e sta bene, tanto ti basti".

"Oh, sentitelo! No che non mi basta, Tuttopossoecomando Aslan. Dove l'hai portata?", insiste l'altro, fuori di sé. "Siamo bloccati alla tenuta, abbiamo appena saputo che la strada per tornare in città è chiusa, e tu cosa fai? Metti a repentaglio la sua incolumità per il gusto di farla impazzire! Ti piace torturare la gente, vero?".

"Stai delirando".

"E tu, caro il nostro pubblicitario, di nuovo esageri. Perché ti ostini a girarle attorno?".

"Aspetta, Yuri! Ho chiesto io al signor Aslan di uscire". Non so cosa stia per raccontare, ma ho appena iniziato. Tutti mi squadrano, perplessi. "È colpa mia", sventolo la cartellina con i bozzetti. "Volevo..., volevo riprendere i disegni che ho lasciato al Coffre, per lavorarci ancora un po' su. Gli ho chiesto di accompagnarmi fin là e ha accettato, è stato semplicemente gentile. Questo è quanto". 

Silenzio e poi, sempre più insistente, si solleva una risata. Impallidisco, Aslan ride e ride e scuote il capo. "Te lo dirò una volta sola, Conciarini: non cercare guai". I suoi cinque anelli battono contro il petto di Yuri -  "Da bravo" - e lo fanno arretrare.

Due ampie falcate e Ömer è già sulla soglia. "Perdonami, Madame", si china a baciarle una guancia, quindi mi rivolge un'occhiata sfuggente. "Penso che andrò in camera a riposare. A più tardi".

"Fa' pure, Alessandro", ci invita a seguirli lei, le maniche del poncho sventolanti e Sermenti a sorreggerla. "Siamo tutti sani e salvi", strilla per attirare l'attenzione di non so chi. "Non ci resta che goderci la giornata in compagnia, e - a questo punto, l'indice dall'unghia smaltata punta contro Conciarini - senza litigare, intesi?".

Non litighiamo, difatti. Non parliamo proprio, a essere sinceri. Per un'ora buona mi tocca sopportare Yuri che mi punta al di là dei suoi occhiali tartarugati, senza proferire motto.

Ora, eccoci qui. Ci siamo seduti al tavolo della sala da pranzo per discutere degli obiettivi della settimana. Io, Delia e Yuri, Madame sintonizzata sulla frequenza Garbure dal divano, tramite l'alluce puntato al soffitto come un'antenna. Impartisce ordini, accanto a lei Sermenti sonnecchia. E la neve non smette di cadere. La ascoltiamo appena: io non faccio che controllare le scale, per vedere finalmente scendere Ömer, e il mio collega non fa che guardare me.

Cosa vuoi, Conciarini? Che pretendi di sapere sul mio rapporto con Alessandro Aslan? Non ti sembra più così malvoluto, questo è chiaro. Sono intervenuta in sua difesa e ti ho spiazzato, forse deluso.

"Rossella, cara, vieni da me e mostrami i tuoi disegni", mi richiama all'ordine Madame.

La raggiungo con la cartellina ancora chiusa e l'espressione annebbiata di una con la mente altrove. "Preparati", me la sfila dalle dita la Rochelais, con aria sarcastica. "Conosco quegli occhi. Sta succedendo qualcosa che nessuno dei due si aspettava, dico bene?".

"Occhi?", provo a ricompormi. "Quali occhi avrei, Madame?". Adesso balbetto: "Non, non capisco dove tu voglia arrivare".

Il poncho si spande tra i cuscini, in segno di resa: "E chi si riferiva a te?", abbassa la voce. "Non ti sei accorta di come ti guarda il nostro Aslan?".

Aslan. Come mi guarda? Avvampo.

"Hanno i denti, quegli occhi. Sei il loro bocconcino preferito, ti mangiano intera".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora