9. Pomodori a dicembre

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"Tutte a me! Dico, tutte a me capitano...". Yuri mi ha appena scaricata sotto casa e io rimugino sul nostro brindisi con il fiatone e la gola secca.

Non fraintendete: non si tratta di confusione sentimentale, ma di fatica, fatica vera. Sudore. Acido lattico. Vedete, vivere al quinto piano di un palazzo storico del centro nasconde un solo inconveniente: da un certo livello in avanti, l'ascensore non è più disponibile e le ultime rampe di scale pesano esclusivamente sui polpacci. 

Peccato che, sempre nei palazzi storici del centro, capiti sovente l'Imprevisto, che a furia di accadere si è meritato la lettera maiuscola del nome proprio: l'ascensore non funziona. L'amministratore ne è al corrente da tempo e se ne frega. Cosa saranno mai quattro rampe in più, per le inquiline del quinto piano? Io e Daniela, per la cronaca. Possono armarsi di sana pazienza e cominciare a salire! Ciò che sto facendo io, meno energica del solito.

"Tutta colpa del prosecco! Rossella, vino e alcolici sono vietati fino a nuovo ordine, chiaro?".

Scalino novantotto, scalino novantanove, scalino cento, bentrovati! Sono sul pianerottolo davanti alla porta del nostro appartamento, finalmente. Anche oggi - prendo fiato - ce l'ho fatta.

"Dopo una simile scalata, c'è soltanto una cosa che può risollevarmi l'umore", giro con foga la chiave nella toppa. "Vale a dire, scaraventare il borsone firmato di Damiano Re giù dal terrazzo!".

E così, paonazza in volto e con gli occhi fuori dalle orbite, mi catapulto dentro, pronta ad aggredire il nuovo coinquilino. "Danny, sono tornata!", avverto la sua carceriera, fingendo di non considerare la scomoda presenza sul divano. Ah, il nostro divano! Quella morbida imbottitura che, prima del suo arrivo, accoglieva amorevole il mio corpo spossato, la sera, di rientro dal lavoro. Rampe e rampe di scale fa.

"Sono in cucina", sento cozzare pentole e coperchi. Un'anta sbatte: "Ricordi dove abbiamo messo l'olio di mais?".

"Mais?", mi libero di borsa e cappotto. "Noi non usiamo l'olio di mais, è per salutisti incalliti", e d'istinto mi viene da voltare lo sguardo verso il salotto. Quindi, mi blocco: "E lui dov'è?" bofonchio, sorpresa.

Daniela mi raggiunge, un pomodoro e un coltello tra le dita: "Si è trasferito".

"Scherzi?", esclamo stralunata. "Se n'è andato, sul serio?". Ma sì, che importa del borsone griffato, basta che non ci sia più. Damiano Re si è trasferito. Evviva!

"Non proprio", stringe le pupille Danny. La bocca storta. "Hai presente il bilocale che è proprio sotto di noi? Be', ho chiesto al signor Mosè se ha trovato un affittuario e mi ha detto di no, che era ancora libero; così, l'ho preso".

"Tu, cosa?". Non riesco proprio a capire dove la mia amica stia andando a parare: "Aspetta, ci hai messo Re, qui sotto?".

Danny annuisce: "A tuo nome".

"Mi vuoi far venire un colpo?". A questo punto, meglio abbandonarsi sul divano.

"Scusa, Ros", mi si siede accanto lei. "Stai tranquilla, con Mosè non c'è da firmare, basta la parola data. Il fatto è che il nostro contratto è a mio nome, quindi non potevo accollarmi anche il bilocale... Devi solo sapere, nel caso incontrassi il signor Mosè, che la motivazione che mi sono inventata è che ti serviva un posto per le tue ceramiche, uno studio creativo, ecco".

"Mmm". Afferro, scocciata, il pomodoro. "La nuova bugia è servita e io, immagino, non ho di nuovo possibilità di scelta, giusto?".

"Proprio no", mi si avvicina con movenza da gatta. "Sappi che l'ho fatto per il tuo bene, tesoro - quelle che sentite sono le sue fusa - Non potrei mai vederti soffrire in silenzio: sul serio, è meglio che quell'uomo sia fuori di qui".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora