36. Chotto

2.1K 175 89
                                    

Varco la soglia del Coffre e me le ritrovo addosso. Tracciano cerchi impazziti intorno, come le api sul fiore. Una mi punzecchia un braccio, l'altra mi carezza una spalla con la sua cravatta vezzosa, giusto un battito d'ala. E quella erre, la loro elegante erre moscia, prende a confondermi con l'effetto snervante di un ronzio.

Sono la corolla, Aslan il polline.

Difatti è lui - quello che conoscono come Kral Aslan, ricordate? - il loro obiettivo. È di lui che vogliono sapere.

"Rossella, proprio non te la perdoniamo, questa!", si allineano, gomito a gomito, le AnnaLena. Hanno pupille grandi, gonfie dei sospiri che anticipano il loro stato d'animo: "Tu sei la donna di Alessandro Aslan", scandiscono muovendo un passo in avanti, insieme. Se non le conoscessi, penserei che hanno intenzioni minacciose. Poi, scoppiano a ridere tendendosi le mani, si strizzano nelle loro camicette di seta, cominciano un balletto che subito interrompono, e infine tornano a concentrarsi su di me: "Perché non ce l'hai detto?".

Già, perché? Fanno sul serio, penso. Le gemelle della Garbure sono davvero due ammiratrici speciali di Ömer.

"Credevamo fossimo amiche".

Le loro mani premono contro la mia schiena.

"E le amiche si confidano tutto".

"Soprattutto gli amori".

Ecco fatto, le api si sono finalmente posate sul fiore. Mi scortano fino alla scrivania comune senza mollare la presa. La doppia presa.

"Come amiche, stai certa che noi avremmo condiviso il segreto con te". Due risolini si impastano e diventano un'unica più corposa risata. "Peccato che di uomini non ne abbiamo ancora trovati". Un'occhiata complice fra loro, per meglio specificare: "Neanche mezzo...". E via di smorfiette ironiche.

Amiche, si sono inventate. Le osservo, genuine nella loro malcelata sfrontatezza, e non rispondo: piuttosto, mi chiedo quale sia il cognome delle AnnaLena. In questo momento proprio non me lo ricordo. E loro si ricordano il mio? Le ho mai invitate da me, a stringerci sul terrazzino per berci una tazza di matcha e parlare? No. Quali amiche! Io di amiche ne ho una sola: si chiama Daniela Acquadro, ha mille e una lentiggine, ha scelto come film preferito quello in cui compare una capra che suona il violino, non si separa mai da un bizzarro accappatoio giallo e da ragazzina in camera teneva appeso il poster di Marie Curie.

Danny. L'immagine di lei stretta a Damiano mi provoca un moto di stizza che, d'istinto, scarico contro le malcapitate.

"Veramente, io e Aslan ci eravamo lasciati...", scatto per scansarne una. La più fastidiosa. Sarà Anna? Ma la seconda subito si fa sotto: "Finché un bel giorno Aslan è tornato e poco dopo ti ha chiesto di sposarlo, all'improvviso e davanti a tutti. Non è romantico?". No, credo sia questa Anna.

"Puoi dirlo, sorella!". Lena si lascia scivolare mollemente sulla sedia, languida. "Che proposta! E com'era bello... Girano un sacco di foto, sai, Rossella? Ma, confessa, come sei riuscita a non perdere i sensi, quando si è dichiarato? Vuoi davvero sposarlo?".

Sposarlo. Il pensiero di Ömer mi addolcisce per un istante: "Sì, ragazze. È stato tutto molto romantico, e imprevisto anche. D'altronde, è fatto così. Sorprende sempre, Aslan", e sorrido.

"Un vero Kral. Quell'articolo aveva proprio ragione".

"Il re dei re, che rischia persino la vita per la ragazza che ama". E Lena, tutta una palpitazione, scivola più giù. Ancora più giù: una parola e rovinerà a terra, faccia sotto. E sarà l'estasi. "Ci hanno detto che è fuori pericolo. Possiamo fargli visita?".

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora