Mi avvicino piano, le punte dei piedi che toccano appena il legno cerato del pavimento. È una pace irreale, quella che aleggia in questo salotto, tra il crepitio dei ciocchi che ardono nella stufa accesa e i vetri appannati delle finestre.
Ho aspettato a lungo prima di trovarlo solo, e non ho che un paio di minuti prima che gli altri rientrino e, ancora stretti nei giacconi, reclamino un tè bollente. Adesso, però, ho quasi timore a comparirgli accanto.
Quanto vorrei rendermi invisibile - tremo, sotto due strati di lana - oppure svaporare, giusto in tempo e almeno per un po'. Potrei camminare senza essere notata, vivere senza che gli altri se ne accorgano. Il fatto è che non oso ferire le persone, mandarle in pezzi, sgretolare i loro desideri. Io, lo sapete, sono nata per incollare, ricostruire, mettere insieme. Invece, accidenti, sto per farlo: rompere un cuore perché il mio non gli appartiene.
Lo scricchiolio improvviso di un asse mi tradisce, avvertendolo della mia presenza troppo presto. Eccolo, lo shi che mi pedina da giorni, e io, agitata, comincio ad attorcigliare alla lingua domande che, oso scommettere, non farò: cosa dire, da dove cominciare? Magari, serve essere diretta: Mi odi, forse? Lo capirei, sai? È arrivato il momento, in ogni caso: che io sia pronta oppure no, è l'ora.
Lì. Scelgo il mio posto nella stanza di getto, senza fermarmi, un piede incerto lasciato fluttuare a mezz'aria. Sì, lì andrà bene, so dove posizionarmi, lo so, devo solo farmi avanti e poggiarmici su. Avanti, così, avanti. E mentre mi avvicino vorrei tanto guardarlo dritto, il suo dispiacere, ed essere capace di trovare la forza per sostenere il malessere che gli leggo in faccia; invece, gli occhi mi sfuggono per andare a sbattere contro il riflesso del manto bianco che splende, carezzato dal sole, oltre la finestra. Ha smesso di nevicare e il cielo s'è schiarito, inspiro, non mi resta che aspettare un giorno in cui tiri vento, tanto vento. Quel giorno, Aslan tornerà.
E così, con la mente altrove, inciampo nel tappeto arabescato del salotto - ahi, l'alluce si insacca malamente - e zoppicante, con un goffo doppio passo, raggiungo il divano. Mi siedo sul bordo e, su quella linea precaria che tanto mi somiglia, resto. Resto, e nient'altro.
Forza, Rossella, tocca a te, mi incoraggio. Ma poi preferisco restarmene in silenzio, il mento poggiato sulle ginocchia e lo stomaco schiacciato, sicura che sarà lui a parlare per primo. Quando, non lo so.
Che importa, in fondo? Mi basta starmene raggomitolata a fissare insieme il muro che abbiamo davanti, un ammasso di mattoni ricoperto da una carta da parati ingiallita e gonfia, sul quale Yuri sembra essersi concentrato fino a perdersi. Il suo profilo si fa viso pieno per un secondo, poi mi sfugge.
Cinque quadri appesi - conto tra me e me, rivolta alla parete - due chiodini ancora liberi, una grossa crepa che taglia, zigzagando, in diagonale. E, poi, la finestra con le sue tende di pizzo e la boiserie finemente intarsiata.
D'un tratto, la mossa Conciarini cattura la mia attenzione: "Mi sono reso ridicolo, vero?", lo vedo sorridermi, inaspettatamente sorridermi.
"Non lo pensare neppure", ricambio con una smorfia. L'agitazione mi mette in bocca una raffica di parole che non mi aspettavo: "Sono qui per dirti che mi dispiace, Yuri. Se ti ho dato modo di fraintendere il mio affetto per te, io davvero non volevo. Sento nei tuoi confronti un bene così grande, così tanta stima, che il pensiero che tu...".
"Ros, non serve", gli occhiali tartarugati tornano sul naso disegnando un ampio arabesco. "Io ho seguito il mio cuore, non rinnego nulla e non dovresti farlo nemmeno tu".
Nemmeno io, mi redarguisce. "Hai ragione, tutto è come deve essere", sussurro, provando a incrociare di nuovo il suo sguardo. Ma Yuri non cerca nessun tocco, neanche una velata carezza; mantiene, anzi, le distanze che, con quel bacio al suo rivale servitogli davanti senza alcuna spiegazione, sono stata io a imporgli.
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Crisantemi fritti tutto l'anno
Roman d'amourSeguito di Crisantemi fritti a colazione (Vincitore Wattys 2020). Quella non era una verità come tutte le altre. Cosa avreste fatto voi, se foste stati al mio posto? Avreste aperto la lettera oppure ve la sareste dimenticata, fingendo di non sapere...