14. Perdere tutto

2.1K 206 168
                                    

M'ama, non m'ama. M'ama.

Fosse vero, sciolgo un singhiozzo nel buio e lascio andare il bracciale e i petali, che osservo sparpagliarsi come pioggia fitta sul vestito, e qui attorno.

"Scusa, Yuri", lo guardo, imbarazzata. Il riflesso della luce di un lampione addita il pasticcio che cova al fondo, sul tappetino.
Credo di essere l'unica donna della storia che uno strano giorno dei suoi, anziché una margherita, si sia messa a sfogliare un crisantemo. In macchina, per di più. Nel mio caso, nella berlina di Yuri Conciarini, che per questo pezzo di fine ingegneria automobilistica nutre una sorta di venerazione.

"Lascia, è solo un fiore", si sforza di sorridere Yuri. "Senti, Ros, sarò sincero - porta il viso nel cono di luce che si irradia dalla strada - Mi dispiace davvero per questa situazione".

"Il panino? Sarà per un'altra volta, credimi", strappo gli ultimi petali. "Sono molto stanca, ho proprio bisogno di un bagno caldo e di qualche ora di sonno".

Una mano tesa nell'aria, i ricci che vanno avanti e indietro: "Non è per questo, lo sai. Sto parlando della vicinanza di Aslan, che tu mal sopporti. Credo sia meglio per tutti che il finto fidanzamento finisca al più presto. Quell'uomo è in grado di capovolgere il tuo umore, ti spegne, e si vede".

"Oh, Aslan", mi zittisco.

"Se sei d'accordo, domani parlerò a Madame: il gioco è finito ancora prima di cominciare".

"Yuri, so cavarmela da sola", scuoto le ciocche indurite dalla lacca. "Non serve che tu intervenga, ho già chiuso con il signor Aslan, ed è stata una decisione condivisa".

Gli occhiali tartarugati disegnano una grossa o sul viso del mio collega: "Sul serio?", mi domanda, incredulo. "Be', allora dovresti ridere a crepapelle, Rossella mia! Te ne sei liberata!".
Mi scrollo la pena dalle spalle: "È così, tutto finito".

"Non fraintendermi", Yuri accoglie le mie mani tra le sue, e io vorrei riprendermele subito, ma non oso tanto. Immobile, lo ascolto. "Mi conosci, non voglio intromettermi nella tua vita professionale. Il fatto è che tu, Ros, sei speciale per me...".

Non farlo, Conciarini; ti stai mica dichiarando?

Nella mia testa si accumulano immagini, immagini di baci appassionati. C'è Ömer, là dentro. Non posso sfiorare altre labbra che non siano le sue, non ora per lo meno. Tra un secolo, forse.

"Non so se hai mai amato, se sei stata sposata o fidanzata, se hai tradito o sei stata tradita, se soffri ancora per una delusione...". Yuri, per carità. "Lo scoprirò, scoprirò tutto di te, c'è tempo. Quel che so per certo, però, è che io...".

Tic, tic, tic.

Lui lo scoprirà: suona come una minaccia, vi pare? Termina quel mozzicone di parole farfugliate, Conciarini: tu, cosa?

Tic, tic, tic. Ancora un'unghia su vetro.

Un momento, chi sta bussando al finestrino? Mi volto e quasi debbo trattenere un gridolino di sollievo. Aziono il comando di apertura, il vetro silenzioso scende e, piano piano, il volto scuro di Emma si fa nitido.

"Scusa, è mia sorella", mi giustifico con Yuri. Quindi, la testa fuori, sbatto e ribatto le ciglia: "Dico, Emma che ci fai sotto casa mia a quest'ora? Sei un ologramma o sei reale?".

"Rossella, quando smetterai di parlare a sproposito?", si solleva il bavero del cappotto lei, bavero già tirato al massimo. "La tua simpatica coinquilina non risponde al citofono, e io stavo letteralmente congelando. Possiamo salire? È importante".

Salire, cioè andarcene. Cioè scendere dalla berlina di Conciarini. E subito.
Emma, non pensavo sarebbe successo, ma per la prima volta nella nostra vita, fatta di attimi di convivenza forzata, sono felice di subire la vista del tuo perfettissimo caschetto biondo.

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora