8. Dovrà vedersela con me

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La berlina fiammante procede a passo d'uomo. La sento sferragliare, dritta lungo la linea tracciata dal marciapiede. Ci stiamo lentamente avvicinando all'Incrocio della Borsa, tra poco dovremo prendere direzioni opposte, ma la sua andatura resta costante e, così, più di un automobilista in coda, tra lo spazientito e il risentito, prende a lanciarsi in sorpassi e brusche accelerate. Ostacolare il traffico nel cuore del Quartiere degli Affari è da incoscienti. È da Yuri Conciarini.

Il finestrino automatico si abbassa e il viso roseo del mio collega fa capolino nel mezzo. Un occhio a me che vorrei camminare un po', meglio se da sola, e un occhio alla strada, Yuri sorride dallo specchietto retrovisore e incoraggia chi gli sta dietro a superarlo. Non sembra proprio voler demordere: deve darmi un passaggio, che io lo voglia o no.

"Pedinare una ragazza in questo modo, giuro che non mi è mai successo!", prova ad attirare la mia attenzione. Lo guardo appena. "Ascolta, Ros, potremmo chiarirci. Da quando sei rientrata nell'ufficio di Le Fèvre, non hai detto una parola. Sul serio, ho fatto qualcosa di sbagliato?".

"Hai fatto il tuo lavoro, Yuri", lo tranquillizzo, lo sguardo perso nell'ingorgo che ci attende.

"Forse, ho esagerato", rallenta ancora. "Credevo che la tua collezione fosse ultimata, almeno questi erano gli accordi con Madame. Non dovevo insistere per mostrarla a tutti, sono stato indelicato e ti ho offesa".

Sospiro: "Un po', indelicato intendo".

"Ti chiedo scusa", alza la voce per sovrastare un colpo di clacson. "Puoi perdonarmi?".

"Ci penserò su", gli rispondo, trattenendo a stento una risata. Il fatto è che Yuri mi ha davvero trascinata in una situazione imbarazzante: obbligarmi a consegnare i bozzetti a Jacques ha fatto sì che Aslan vedesse i gioielli e, soprattutto, il tema che mi ha ispirata. Non ti ho ancora dimenticato, Ömer, sarò per sempre tua: questo sembravano esprimere i "Cuori in volo". Che, poi, è la sacrosanta verità e lui presto l'avrebbe saputo, ma - caspita! - avrei scelto io dove, quando, e il modo.

Sapete, non sono arrabbiata con Yuri; in fondo, non immagina chi sia Alessandro Aslan, cosa rappresenti per me. Sto solo incoraggiando i suoi timori, fingendomi risentita, per non dover giustificare il cambio repentino di umore che non sono riuscita a controllare. Sì, se c'è una persona che vorrei prendere a pugni in questo momento, questa è decisamente più supponente, scaltra, insensibile di Yuri. E carismatica, e seducente. 

"Ömer Aslan, cos'ho fatto di male per incontrarti di nuovo!", sbatto i piedi.

"Che hai detto?", inchioda Yuri.

Ahi, taci, Rossella. "Nulla di importante", mi correggo. "Ti assicuro che è tutto a posto, Yuri. Abbi pazienza, preferisco fare una passeggiata".

"Con questo freddo?". Alla domanda segue, improvviso, il tintinnio del campanello di un tram in arrivo.

"Ros, ti supplico, monta su". La mossa Conciarini interviene per darmi avvisaglia di ciò che potrebbe consumarsi su questa lingua di asfalto tra pochi secondi, se non salgo sulla berlina del mio collega. Un tamponamento a catena, feriti a bordo, Yuri aggredito da una folla inferocita. "E va bene", mi convinco. "Sappi che lo faccio soltanto per salvarti la pelle", tiro la maniglia e mi abbandono sul sedile. "Forza, vai vai!".

Le ruote dai cerchioni cromati slittano a contatto con il metallo delle rotaie del tram, un inserimento ardito nella corsia di emergenza ed eccoci nel mezzo dell'ingorgo, un'automobile tra le tante impegnate a trovare la scorciatoia migliore per lasciare il Quartiere degli Affari.

Nell'abitacolo si diffonde una soave chanson francese, che mi rasserena. Yuri nota le mie dita scorrere nell'aria come sul foglio di uno spartito e mi lascia alla libera interpretazione di Charles Aznavour.

Crisantemi fritti tutto l'annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora