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Sembrava passata un'eternità prima che toccassi terra...

Il suolo era duro e freddo; non sò quanto tempo ero stata sospesa nel vuoto di quell'abisso.

Le voci che sentivo quando ero lassù mi arrivavano triplicate, ero ancora semincosciente, stordita dal colpo al terreno...

Mi sentivo stanca, vuota e senza forze...

Tentai più volte di mettermi in ginocchio, ma anche tentare faceva malissimo.

Con uno sforzo sovraumano, riuscii a raccogliere quel tanto di forze che mi bastavano per tirami su...

D'un tratto ai lati di quel luogo buio e spettrale si accesero delle fiaccole; che illuminarono debolmente ciò che mi circondava...

C'era gente; gente in perda alla disperazione più totale...

Persone che piangevano, uomini e donne condannati alle più indicibili torture...

E a sorvegliare il tutto esseri d'una mostruosità inaudita...

In quella specie d'orgia di crudeltà ridevano e sogghignavano, deridevano e umiliavano i dannati... Godevano in quel macabro spettacolo di dolore, di cui loro stessi erano i carnefici...

Ero inorridita e pietrificata…

Guardandomi intorno mi rendevo conto che ovunque fossi capitata, era meglio che scappassi di lì il più infretta possibile.

Uno di loro si girò verso di me; una chimera con zanne appuntite che gli spuntavano dalla bocca. Grosse zampe da leone sorreggevano un busto umano, un collo taurino e una testa di facocero; con gli occhi rossi e vogliosi di carne...

Sentii un brivido di paura intensa lungo la schiena, tentai di scappare ma lui mi afferrò per un polso e mi annusò sollevandomi da terra.

Il suo nauseante fiato sapeva di morte...

Dopo avermi esaminato per bene disse ai suoi amici:

-Ragazzi, abbiamo una vergine fresca fresca... Il capo gli ha già tolto il cuore... Quindi possiamo anche procedere...!- concluse con un grugnito.

Ero talmente atterrita che le forze mi erano tornate tutte insieme; mi divincolavo come un pesce che tenta di liberarsi dall’amo.

Quell'essere mi aveva afferrato entrambi i polsi, mi guardava con aria famelica di chi ha un piatto prelibato davanti sé e sa che quel piatto è il suo...

 -…Peccato che il capo abbia l'abitudine di prendere il cuore delle vergini e non ricucire il buco...- mi passò un dito intorno allo squarcio nel quale prima c'era il mio cuore

 -…Ma pazienza è così rara una vergine di questi tempi!-

sogghignava mentre parlava, e la paura di ciò che stava per accadere cresceva in me ogni istante che passava...       

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