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Andavamo in giro mano nella mano; in silenzio...

Ci lanciavamo solo delle occhiate furtive, ma subito tornavamo a guardare da un’altra parte...

Passammo vicino alla Stanza Centrale e proseguimmo dritti, la palestra era vicina.

-Eccoci...-

Eravamo davanti a due enormi porte scorrevoli, bianche con sotto una fascia di legno chiaro che mi arrivava fino a metà coscia

-Ma ne sei sicuro?-

-Certo perché?-

-Perché queste porte non me le ricordo, la prima volta che sono venuta qui...-

Mi sorrise e cominciò ad aprire le porte: -Ci credo... Quando ci alleniamo le teniamo aperte... Sai in caso di emergenza...-

-Ooh... Ecco perché...-

Leo andò avanti, si girò verso di me porgendomi la mano:

-Attenta al gradino!-

Sorrisi imbarazzata a quel gesto...

“Questo ragazzo è proprio fuori dal comune!”

Mi misi seduta su quel gradino, dato che li non c’erano sedie, lui intanto era affaccendato ad aerare un po’ la palestra, e a sistemare un po’ di cose rimaste lì, sparse...

Finito di sistemare andò verso la metà della palestra, e aprì un armadietto in legno di noce, che era appeso fra un paio di pergamene.

Presa dalla curiosità mi alzai e andai da lui, mentre mi avvicinavo lo osservavo con attenzione:

aveva preso un bastoncino, probabilmente d’incenso, e un accendino...

Accese il bastoncino lo posò in un vasetto dorato, giunse le mani e rimase così per qualche minuto...

Il vasetto dorato era di fronte a una statuetta di un guerriero, anch’esso dorato, era una tartaruga con un abbigliamento molto simile a quello dei samurai; il braccio destro era alzato sopra la testa, e impugnava un lunga spada leggermente ricurva, la sua espressione era arcigna, quasi furiosa...

Sul petto e sul ventre si trovavano cinque kanji diversi, uniti a formare un pentagono; l’altro braccio era leggermente scostato dal corpo, era piegato in avanti e reggeva in mano una pietra bianca, quasi trasparente, contornata da dei bagliori, in oro, che la collegavano alla statua.

Aveva l’aria terribilmente spaventosa, e sembrava assolutamente invincibile; chiusi gli occhi: inspirai profondamente, riaprì gli occhi e la prima cosa che vidi furono quei cinque kanji...

Li esaminai uno per uno, avevo l’impressione di averli già visti da qualche parte...

-Ti piace?-

Sobbalzai a quella domanda, che mi aveva distratto dai miei pensieri:

-Sì... E’ un po’ inquietante... ma è fatta benissimo!-

Lo guardai negli occhi scuri, sembrava contento di quell’apprezzamento.

-Ho l’impressione di averla già vista da qualche parte...-

-Non credo...- disse guardando in modo pensoso la statuetta d’oro

-... Questa è originaria del mio pianeta, l’abbiamo comprata dopo aver fatto una missione di salvataggio qualche anno fa...-

-Mmh...-

-Forse ti è familiare, perché somiglia alle statue dei samurai terrestri; non credo che tu sia mai uscita dalla tua dimensione...!-

-In effetti... NO!- ridacchiai allegramente,

Leo mi raccontò che quella statua rappresentava il dio della guerra; quei simboli che aveva sul petto e sul ventre rappresentavano i cinque elementi da cui i guerrieri dovevano trarre esempio per il comportamento: fieri come il fuoco, rapidi come il vento, silenziosi come l’acqua, inamovibili come la montagna e inattesi come il tuono. Mi disse anche che la gemma che portava sulla mano sinistra era la gemma della vita, la quale doveva ricordare ai guerrieri di non sfruttare il loro potere e di proteggere i deboli e gli innocenti.

Ci eravamo guardati per un lungo istante, ci stavamo avvicinando per baciarci quando dal corridoio arrivò un rumore di passi; ci scansammo e:

-Forse è meglio che vada prima che qualcuno ci veda e... Bè insomma...-

Camminai all’indietro leggermente imbarazzata

-D’accordo- disse lui ugualmente imbarazzato

-Ci vediamo più tardi allora...-

-Sì, certo!-

Mi voltai ed uscii; non inciampando sul gradino della palestra per puro miracolo

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