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Un dolore simile alla fitta di prima si fece sentire mentre avvicinavo il mio cuore al petto e pronunciavo la formula, sentivo che rientrava dentro e che riprendeva il posto che gli spettava:

-LEOOO!-

Con le lacrime agli occhi dal dolore, vidi il mio corpo dissolversi nel nulla e le luci della battaglia spegnersi lasciando il posto al nero delle mie palpebre calate.

Ora sentivo il cuore nel petto che mi batteva, i muscoli formicolanti e intorpiditi dal troppo star fermi. Un bip calmo e regolare scandiva i battiti del mio cuore. Provai a muovere la mano: c’era qualcosa sopra; con il pollice accarezzai quella che aveva tutta l’aria di essere una mano, piano piano tentai di aprire gli occhi: la luce calda e placida del mezzo giorno, mi fece vedere una stanza d’ospedale color panna. Abbassai gli occhi e vidi la maschera di un respiratore, vagando ancora un po’ scorsi mia sorella Mariah che dormiva con la testa sul letto, si stava svegliando, mentre mormorava il mio nome:

-Ania?-

Era confusa, forse non si era neanche accorta che avevo mosso la mano, riaccarezzai la mano di mia sorella, lei sbarrò gli occhi e mi guardò

-Marì...-

Sussurrai debolmente mentre lei realizzava ciò che stava accadendo:

-ODDIO,ODDIO! NON CI POSSO CREDE! SORELLINA!-

Si buttò su di me abbracciandomi fino quasi a soffocarmi, piangendo e urlando a tutto spiano che ero sveglia. A quel frastuono giunsero di corsa mamma, papà e il Dottor Swanson incredulo per il frastuono che stava facendo mia sorella:

-Mariah per carità smettila di fare chiasso!-

Al richiamo della madre mia sorella si era staccata da me e li aveva raggiunti a metà stanza

-Ma mamma Ania si è svegliata, Ania si è svegliata!-

Mia madre incredula alle parole della figlia la scansò e mi guardò, io gli sorrisi e sussurrai più forte che potei: -Ciao mamma.-

Con un urlo di gioia mamma mi si avvicinò, e cominciò a baciarmi quel poco di guance libere che avevo

-Bambina mia!-

Anche papà si era aggiunto alla festa. Erano tutti contenti ed increduli; ma il più incredulo di tutti era il signor Swanson che non sapeva se guardare me o la cartella clinica

-Ma... Ma, c- come è possibile?!? L’elettroencefalogramma era piatto fino a tre minuti fa! Come...?-

Hai miei non importava un granché... Fosse stata scienza o fede non lo sapevano dire, ma spesso in seguito mi dissero che quella volta fui miracolata.

Rimasi ancora qualche giorno in ospedale, per sicurezza e proprio l’ultimo giorno mia sorella mi disse che avevano trovato un tizio che aveva tutti i dvd della nostra serie preferita:

- Marì ma scherzi?-

-Assolutamente no! Sono serissima e guarda ne ho uno proprio qui!-

Mi consegnò un cofanetto con lo sfondo giallo e quattro tartarughe verdi in posizione da combattimento. Mentre mia sorella mia raccontava come qualche giorno fa avevano incontrato, ad un mercatino delle pulci, il tale che vendeva l’intera serie, io esaminavo la figura in primo piano: era Leonardo delle tartarughe ninja con la katana nella destra, gamba destra in avanti e il braccio sinistro anche, leggermente piegato in avanti, gli si vedeva un po’ di guscio e il fodero delle katane; la bandana blu che svolazzava al vento e un espressione determinata sul volto.

“Leo...”

Seguii i tratti della testa come se lo accarezzassi...

Mi sorpresi ad accarezzarlo con una certa malinconia nel cuore… Deglutii

-Ania perché piangi?-

Mi scossi dai miei pensieri

-Io?-

Mi asciugai le lacrime

-Non so... Sento un gran vuoto nel cuore, una grande tristezza, come se mi mancasse qualcosa...-

“O meglio qualcuno...”

Quel pensiero si affacciò prepotente alla mia mente, e mentre Mariah tentava di capire cosa avessi e soprattutto di consolarmi un po’, guardai fuori dalla finestra: sentivo che avevo perso qualcuno...

Ma che avevo guadagnato un angelo.

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