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Tornammo indietro di 5 o 6 stanze prima di raggiungere la nostra destinazione.

Il cuore mi batteva forte, fortissimo...

-Coraggio! Apri!-

Fece Nini sorridendo dolcemente.

Presi la maniglia e, con mano tremante, l’abbassai: subito m’investì un odore intenso di incenso, la stanza che mi si presentò era in stile puramente giapponese, il letto era leggermente rialzato da terra, con quei cuscini tondi che spesso avevo trovato nei vari disegni giapponesi e nelle fan art; alle pareti erano appesi due quadri nipponici e diverse pergamene con dei kanji sopra, che risaltavano tantissimo sulle pareti color sabbia pallido, la porta finestra scorrevole che dava direttamente sulla parte del giardino in cui c’erano tutte le fontane.

-Ciao Leo!-

Nini era andata vicino alla finestra, io non avevo proprio notato che lui era lì; seduto per terra, voltato verso la finestra.

La voce di Leo si riscosse come se si svegliasse da un sogno

-Oh, ciao Nini!-

Entrai, feci pochi passi e: “Ma il carrello?”

Mi girai e lo vidi ancora fuori...

Sospirai e andai a prenderlo, mentre Nini parlava con Leonardo e cominciava a dare un’occhiata alle varie ferite ed ematomi che aveva...

Rientrai e solo in quel momento Leo si accorse che c’ero anche io: da seria la sua espressione si tramutò in un raggiante sorriso

-Ciao Ania!-

Io arrossii

-Ciao Leo...-

Non sapevo dove appoggiare il vassoio con la cena, poi gli occhi mi andarono ad una scrivania di fronte al letto e chiesi:

-La cena te l’appoggio qui?-

-Sì, certo...-

Nini intanto gli stava sistemando le bende parlando amabilmente con lui...

Mi bruciava un po’, ma chi ero io per impedirgli di parlare con lei?

Mi abbassai aprii lo sportello dove c’erano i pasti da distribuire, mi girai e mi concentrai su ciò che vedevo sulla scrivania: c’era una foto con lui, il suo maestro e i suoi fratelli, tutti felici e vestiti a festa; in primo piano c’era Don con un foglio di carta in mano, molto probabilmente la sua laurea in medicina...

Poi c’era una piccola boccetta nera con accanto dei pennelli, puliti, ma alcuni avevano qualche residuo di nero molto sbiadito; e dei fogli bianchi, ancora immacolati...

La scrivania era di un noce chiaro, semplice, sotto una cassettiera, con tre cassetti e sopra una mensola con 5 o 6 libri;  “Forse sono quelli che gli piacciono di più...” 

-Ti piacerebbe leggerne uno?-

Mi voltai verso destra: c’era Leo in piedi accanto a me, petto nudo e un paio di pantaloni blu scuro, le mani dietro il guscio, e un sorriso appena accennato sulle labbra...

Il mio respiro accelerò sempre di più, e un po’ imbarazzata risposi:

-I- io veramente stavo solo guardando...-

Mi sentivo come una bambina sorpresa a rubare.

Non sapevo dove guardare, se guardavo verso di lui non riuscivo a respirare per l’emozione, perciò dovevo cambiare direzione, ma ogni volta lui mi seguiva...

Sembrava che un gattone stesse giocando con un topolino, prima di mangiarselo in un sol boccone...

-Ehm- ehm-

Nini era abbastanza seccata dal fatto che la stavamo ignorando e si percepiva dal suo tono di voce:

- Ania, dobbiamo finire il giro...-

Si mise le mani sui fianchi con il carrello già pronto per inforcare la porta

-Sì è vero, scusami...-

Ammisi con aria colpevole.

-Che peccato... Pensavo che fossi venuta a trovarmi...-

Disse lui con una strana punta di malizia nella voce:

-Ma se il dovere ti chiama...-

Guardai Nini con occhi supplici, non mi andava di andarmene e lasciarlo solo.

Infondo non eravamo in servizio, più o meno...

Nini alzò gli occhi al cielo e sospirò:

-E va bene, rimani pure... Finisco io, tanto mancano poche persone...-

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