È lui.
È sempre lui, chi altro poteva mai essere?
Rileggo il suo messaggio altre dieci volte, come minimo. L'obbiettivo è quello di fermare le martellate che il mio cuore sta compiendo, sembra voler uscire dalla cassa toracica.
Calmati.
E se gli fosse successo qualcosa? E se avesse bisogno di me, proprio in questo preciso istante?
Controllo che mia madre sia ancora in salotto e mi reco in bagno, voglio evitare di farle sentire la conversazione che sto per affrontare con lui.
Chiudo la porta a chiave e riaccendo il telefono, facendo illuminare nuovamente il display e mostrandomi le notifiche non ancora aperte, ricevute da lui.
La rabbia e la tristezza che provavo pochi minuti fa, dovute al nostro litigio e al suo comportamento, vengono spazzate via nell'esatto momento in cui mi rendo conto di essere sull'orlo di un pianto isterico. Il tutto perché il pensiero che lui possa stare male mi tormenta.
Senza rimuginare troppo, digito il suo numero in fretta sul tastierino e aspetto di sentire la sua voce dall'altro capo.
Uno squillo, due, tre, quattro...Sto per perdere le speranze, con le mani che tremano a dismisura, quando finalmente risponde.
Solo alcuni sospiri pesanti vengono uditi, sia da parte mia che da parte sua.
<<Ciao>> si decide a parlare.
Non mi sono nemmeno accorta del respiro che stavo trattenendo, butto fuori l'aria ricca di tensione.
<<Vinnie>> faccio un respiro profondo. <<Stai bene? Perché mi hai chiamata? Dove sei? Stai bene?>> una raffica di domande fiorisce dalle mie labbra involontariamente.
<<Mi hai chiesto se sto bene, due volte>> mi fa notare, e non posso far a meno di sorridere come una stupida.
Sono solo preoccupata, penso fra me e me.
<<Rispondi alle domande>>
<<Sono in camera, ti ho scritto di raggiungermi qui perché non ne posso più di starti lontano, del nostro continuo battibeccare. Quindi no, non sto bene, voglio solo averti qui con me>> ribatte. <<Mi dispiace da morire, ti chiedo scusa, sono stato uno stronzo, ma ti amo. Non voglio che nessun altro uomo ti tocchi al di fuori di me, e quando mi hai detto cosa ti ha fatto Troy, sono letteralmente andato fuori di testa. Non ho pensato minimamente a te, a come sei stata, mi dispiace>> conclude e lo sento respirare affannosamente, come se le parole appena pronunciate fossero state dettate da uno sforzo ben più grande di lui, come se si fosse appena liberato di un peso che gli sovraccaricava il petto.
<<Mi hai spaventata a morte, credevo ti fosse successo qualcosa>> per poco non scoppio in lacrime.
<<Stai piangendo?>> domanda con un filo di preoccupazione nella voce.
<<Sono stata male Vinnie, sono stata di merda. Sono tornata a casa, da mia madre>> spiego. <<Non riuscivo a far altro che pensare a te, a Troy, alle parole che ti ho rivolto ieri>> gli riferisco sfogandomi.
<<Celeste>> sospira. <<Mi dispiace tanto, sarei dovuto essere lì per te, sarei dovuto restarti accanto, ma non l'ho fatto>> ammette più a se stesso, forse. <<Posso venire lì? O puoi tornare tu? Ho bisogno di vederti>> domanda.
Mi si scalda il cuore a causa dell'ultima frase. Non riusciremmo a stare lontani nemmeno se lo volessimo. E noi proprio non lo vogliamo.
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little dark age//vinnie hacker
Fanfictionceleste è una normale diciottenne, con una vita ordinaria e a tratti noiosa, cosa mai potrà succederle, tanto da sconvolgere la sua intera esistenza, una volta arrivata al college?