2. Mano e asfalto

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Oggi è il grande giorno!

Non vedo l'ora di rivedere la mia classe e i miei amici, un po' meno di entusiasmo viene quando alla mente rinascono i ricordi dei miei adorati professori e adorate professoresse.

Mi sveglio alle 6:30 e con grande fatica mi dirigo verso il bagno per prepararmi.

Sono una di quelle ragazze che definirebbe la mattina come un vero trauma.

Metto un filo di mascara e mi vesto con una maglia bianca semplice, dei pantaloni neri larghi con tantissime tasche che si stringono verso il fondo grazie ad un elastico alle caviglie e infilo le mie vans nere e bianche.

Rimango un attimo a guardarmi allo specchio, in questo ultimo anno sono cambiata molto, tranne per quando si parla di altezza. Naturalmente...

Non sono una ragazza banale e perfetta come la maggior parte, non ho capelli lisci e biondi, ma dei capelli lunghissimi e riccissimi castani che riesco a gestire, o meglio dire domare bene fortunatamente da quando sono piccolissima, ho gli occhi verdi e una corporatura con le forme ai posti giusti.

Le mie amiche dicono che quello che mi manca è la mia vecchia e cara autostima che ho abbandonato evidentemente da qualche parte nel corso degli anni.

Prima di uscire di casa addento un croissant e do un bacio a mia mamma augurandole una buona giornata.

"Heyyyyy ti stai mica dimenticando di qualcosa?" sento quella vocina tanto carina ma anche fastidiosa di mia sorella dall'altra parte della casa.

"No stupida! Buona scuola rompi scatoleee ".

"Ecco così va meglio addio idiotaa".

"Beh tanto amore nell'aria vedo... Te muoviti che perdi il pullman". Risponde mia mamma con toni scherzosi.

"Ok mamma ti chiamo più tardi ciao... Ciao bambinaaa". Sento mia sorella cercare di ribattere ma scappo via chiudendo la porta di casa.

Stranamente sono abbastanza in anticipo, vedo la mia amica Anna in lontananza che mi aspetta alla fermata.

È una ragazza molto bella con un caschetto biondo cenere e gli occhi marroni sempre contornati da uno spesso eyeliner nero. Ci conosciamo dalle elementari ma non siamo mai state in classe insieme, ora lei è al liceo linguistico, che fortunatamente si trova nello stesso stabilimento della mia scuola.

"Oi margi...finalmente sei arrivata".

"Hey!" rispondo con il broncio.

"Sono anche in anticipo che succede?".

"Certo certo... il tuo anticipo è talmente esatto che è già passato il pullman, fortunatamente ne dovrebbe passare uno di nuovo ora, ma ci toccherà stare in piedi... È quello pieno zeppo di persone!".

Guardo l'orologio e mi accorgo che si sono fermate le lancette, neanche il tempo di scusarmi con Anna che arriva l'altro bus.

Entriamo e come aveva previsto la mia amica è pieno degli alunni più grandi...che disastro!

Finalmente, dopo venti minuti su quel coso, arriviamo e non so come,  per quale legge delle fisica io non sia caduta facendo una figura assurda con? per di più quelli di quarta e di quinta.

Sto per scendere l'ultimo gradino quando...

Ecco doveva succedere naturalmente ora eeeh che vergogna dovrò trasferirmi o del tutto scappare in Messico e darmi per morta...

Scivolo, ma i miei pensieri di fuggire vengono interrotti da una mano che mi afferra dallo zaino.

Io che pensavo che queste scene succedessero solo nei film o nei libri, ma... No aspetta era troppo bello per essere vero, cinque secondi dopo mi ritrovo a terra sul bellissimo e morbidissimo asfalto del parcheggio della mia scuola con il ragazzo che aveva cercato di salvarmi praticamente addosso che si regge solo con le braccia ai lati della mia faccia.

Beh, bene devo dire che questa giornata non poteva incominciare peggio.

Dopo secondi parsi ore interminabili, in cui tutta la scuola ci guarda, il ragazzo misterioso si alza e mi porge quella maledetta mano.

"Oi ti senti bene?".

"Beh sarei stata meglio se non fossi caduta, per di più con te addosso non credi?".

Come un DipintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora