45. Limpida come le acque di un lago

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Cerco subito con lo sguardo quella ragazza che, in qualche modo inspiegabile, la mia anima non riesce a odiare anche se mi ha provocato un dolore immenso che non pensavo neanche potessi riprovare a distanza di un anno.

Sfortunatamente incrocio altri occhi, quegli occhi nei quali mi ero persa e nei quali sognavo di perdermi per sempre, ma non lo avrei permesso.

Solo io so che ferita mi hanno lasciato quegli occhi blu e azzurri...non posso lasciarmi distruggere così.

Non è solo per la situazione in se, ma anche perché quello che ha fatto mi ha ricordato e riaperto le ferite dell'anno scorso che avevo sigillato accuratamente con sforzi inimmaginabili.

Forse, perché l'ultimo pezzo che aveva sigillato quel puzzle, l'ultima pennellata su quella tela incompleta era stato proprio lui.

Mi rincorre sotto gli occhi di tutti scansando con forza la mia migliore amica che era già pronta all'assalto.

Mi trascina da un polso fino alla "nostra" camera e chiude la porta a chiave.

Ecco, sono in trappola...

Non doveva chiuderla...

Eccola quella sensazione orribile...

Mi sento in gabbia e lui inizia a dire qualcosa che alle mie orecchie arriva come parole sconnesse fra di loro.

Eccolo in carne ed ossa, il mostro contro cui avevo combattuto così tanto stava ribussando freneticamente nella mia vita.

"NON LASCIARLO ENTRARE". Riesco ad urlare, riacquistando un po' di fiato.

Mike si ferma all'istante e si avvicina, ma la situazione non fa altro che peggiorare.

Tremo...

Le mie mani, il mio petto TUTTO trema, ma a me sembra di essere paralizzata.

Riesco a vedere solo quei dannati occhi che mi guardano con terrore. 

Scatta ad aprire la porta e a chiamare gli altri e quando vedo tutti sul ciglio della porta guardarmi con occhi pieni di stupore e terrore penso, con il petto che si alza e si abbassa velocemente, che tutto quel lavoro fatto in un anno non è servito a niente. 

Ora agli occhi di tutti appaio così...con la mia più grande debolezza esposta...per loro ora sono e sarò sempre una pazza.

Poi succede tutto così in fretta, Zoey piange e mi tiene una mano dicendomi qualcosa che per l'ennesima volta non riesco neanche a sentire, Alexander mi smuove da quella che si era trasformata in una posizione accovacciata in un angolo della stanza e mi posa sul letto, Lewis e Jacob guardano la scena con occhi sbarrati, Anna mi mima di respirare lentamente, Mike cammina avanti e indietro con le mani tra i capelli urlando contro Zoey e questa volta riesco a capire.

"Che cos'ha?... Perché tutti sembrate sapere cos'ha?!"

"Non urlare, così peggiori la situazione! Ha uno dei suoi attacchi...Le venivano spesso prima di questa estate". Gli risponde la mia migliore amica mentre mi stringe la mano.

Jacob, capendo finalmente la situazione prende Mike con l'aiuto di Lewis e lo tira da parte.

"Così la fai stare ancora peggio devi calmarti".

Poi un boato, proprio lei che cercavo prima, si palesa sbattendo la porta di colpo.

"Fuori!... Tutti immediatamente fuori!" urla però, mantenendo, con mio stupore una calma assoluta.

Tutti si guardano e nessuno sembra disposto a muoversi, anzi, quasi nessuno, tranne uno... Jacob inspiegabilmente spinge tutti fuori convincendo anche Ale e Zoey ormai rassegnati.

Rimangono solo Jenny e Mike.

"Esci anche tu... in questo momento non le fai bene".

"Non è vero...è tutta colpa tua!"

"Lo so, ma ora te non sai cosa fare, invece e io si".

"IO NON LA LASCIO SOLA!"

"Se te ne vai dopo le racconto la verità".

In questo momento oltre al battito rumoroso del mio cuore che mi provoca un dolore lacerante al petto e al mio respiro affannato non si sente niente. 

Con quella frase Mike sembra essersi convinto.

Il problema è che ormai, anche con quel silenzio che mi fa immaginare che io sia rimasta sola con Jenny, non mi aiuta.

 Dopo poco, la sento avvicinarsi e sedersi sul letto dandomi le spalle.

Inizia a parlare di cose totalmente a caso con una calma e una lentezza così bella.

Ecco cosa mi serve...una persona che non mi guardi con quegli occhi pieni di paura e pena e che non mi urli contro di respirare profondamente solo dal naso.

Lei sembra sapere...

Ma perché lo sa?

"Sai ti voglio raccontare una storia, anche se mi odi e per questo non ti biasimo affatto... infondo anche io mi odierei.

Anzi io mi odio".

Sospira rumorosamente e si accomoda più comoda sul materasso, senza, però rivolgermi alcuno sguardo, rimanendo con la schiena rivolta verso di me.

"Mi vedi come sono? Bella, ma soprattutto magra. Almeno è quello che vedono tutti... Io mi odio.

Odio quando mi dicono che i vestiti attillati dopo la dieta mi stanno bene... e lo sai perché? Beh, perché mi spinge a non mangiare sempre di più.

Odio che tutti pensino che io sia così per cazzate come la genetica.

Perché quella che ho fatto io e che continuo a fare non è dieta, ma penso tu lo abbia capito questa mattina".

Di nuovo silenzio e mi accorgo di essermi finalmente calmata e di star piangendo, ma le lacrime che prima erano per il panico ora si stanno mischiando con quelle di comprensione.

"Io non so cos'è successo a te e neanche voglio saperlo, ma sono troppo rotta per vedere un'altra persona soffrire".

Istintivamente, non riuscendo a parlare, faccio l'unica cosa che spero le dia conforto.

La mia mano si sposta e si poggia sulla sua spalla facendola girare di scatto, ed è proprio in questo momento che sotto tutto quel trucco usato come una maschera riesco a leggere l'anima stampata nei suoi occhi, limpida come le acque di un lago dipinto a olio su una tela.

"Margot...non è colpa di Mike, lasciati spiegare tutto e se mi odierai lo accetterò, ma non sono una stupida bambina attaccata al suo giocattolo preferito come sembra.

Io sono rotta e lui è stato l'unico capace di ricucirmi, almeno per un periodo".


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