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LUKE

Dopo aver detto a Michael che non è necessaria la sua chitarra, sembra più simpatico con me.
Non voglio avere problemi con nessuno.
I problemi che ho con me stesso sono già troppi.
E pensando a questo penso a Calum.
Non lo vedo da due mesi.
Due. Mesi.
Il mio migliore amico è scomparso e io continuo la mia vita, mentre lui potrebbe essere già morto.
Non sento più il mio cuore da quando è scomparso. È come se fosse andato con lui.
Nessuno riesce a sentire il mio cuore.
La polizia ha detto che le ricerche non smetteranno mai, ma io so che prima o poi tutto finirà. E forse troveranno Calum con il mio cuore in mano.
Sarebbe l'ora che tornasse da me.
Sono solo.
Per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che ascoltare i sum 41 ad alto volume mentre studio matematica.
Decido di uscire un po', fuori è già sera, e mi incammino.
Non so dove, i miei piedi sembrano saperlo però, perché mi fermo davanti al bar in cui ho visto per l'ultima volta Calum.
Mi guardo intorno, sembra essere tutto normale, come lo è sempre stato.
Sento una fitta nello stomaco.
Le persone entrano, si siedono, parlano e mangiano, continuando le loro vite tranquille.
Quando di tranquillo io non vedo niente.
Non riesco nemmeno a sospirare.
A volte penso che Cal se ne sia andato di testa sua, lasciandomi qui.
Da solo. Lui era l'unico a starmi vicino, l'unico. E mi viene solo da piangere. E piango, piango facendo quelle stupide smorfie da rincoglioniti quando ci si dispera.
Vorrei urlare, strapparmi i capelli, buttarmi da un ponte.
Forse così potrei stare di nuovo con Calum.
Perché è palese.
È morto. E sono l'unico che ha il coraggio di vedere la realtà.
Calum è morto.
Chi mi aggiusterà adesso?
Chi mi salverà da me stesso?
Entro e mi siedo al nostro solito tavolo. Fingo che lui sia li davanti a me, e mi sento meglio, gli sorrido.
Poi qualcuno entra nel bar con una bella ragazza dai capelli neri.
Michael Gordon Clifford.

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