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Take a breath, I pull myself together
Just another step till I reach the door.
You'll never know the way it tears me up inside to see you.
I wish that I could tell you something to take it all away.

( save you - simple plan )

MICHAEL

Sorpasso il cancello. La strada è circondata da un prato verde con svariati alberi dove le persone passeggiano tranquille.
Sembra una casa di riposo.
Fermo l'auto e scendo guardandomi intorno. Fa un caldo tremendo e sto sudando.
Finalmente entro dentro e anche qui sembra tutto tranquillo. Mi dirigo al banco informazioni ma prima che possa dire qualcosa un dottore mi precede.
« Maria, mi serve la cartella clinica del paziente Luke Robert Hemmings per favore. »
Mi fermo osservandolo a pochi centimetri da me e mi giro di spalle continuando ad ascoltarlo.
« Certo, te la prendo subito. Ha da fare dei controlli? »
« Qualcuno, ma non è questo il punto. Troviamo il suo cibo nella spazzatura della camera, segno che da quando è qui non mangia niente. Andrò a fargli una visita dopo la terapia di gruppo. »
« Ottimo. Ti serve la chiave della stanza 107? »
« No, ho la mia copia. » Conclude il dottore per poi salutare la donna.
Lo guardo di sottecchi allontanarsi e mi appresto a seguirlo senza destare alcun sospetto.
Passo in mezzo a svariate stanze con pazienti e familiari.
Lui si ferma a parlare con un altro dottore.
« Tieni d'occhio il paziente Hemmings e digli che dopo lo aspetto nella sua camera. » L'uomo annuisce e si allontana dalla parte opposta.
Devo seguirlo.
Mi appoggio al muro facendo finta di niente e appena svolta l'angolo lo seguo. Mi porterà dritto da Luke.

Lo seguo a distanza di metri fino a quando non bussa ad una porta ed entra.
Aspetto fuori nascosto dietro un angolo e appena lo vedo uscire e allontanarsi mi avvicino.
Un altro passo e raggiungo la porta, piego la maniglia sbirciando nella stanza.
La prima cosa che vedo è un gruppo di ragazzi seduti in cerchio.
Richiudo la porta alle mie spalle e mi nascondo dietro un pannello nero accanto alla porta.
Cerco di individuare Luke senza farmi vedere da altri, cosa quasi impossibile.
« Anche tu in terapia? »
Trattengo un urlo di spavento e mi volto di scatto.
« Tranquillo, anche io mi nascondo sempre. Odio le sedute di gruppo. » Biascica lo sconosciuto.
Non riesco a guardarlo bene in faccia per colpa della luce fioca, anzi è praticamente buio.
Guardo in fondo alla stanza e sento delle voci.
« Bene, chi vuole iniziare oggi... »
Due rifugiati possono andare d'accordo.
« Sei un paziente? » Mi domanda sconcertato. La sua voce è dolce ma graffiante al tempo stesso.
Scuoto la testa e parlo per la prima volta da quando sono in quel posto.
« Tu? »
Il ragazzo annuisce e si avvicina a me sbirciando dietro il pannello.
« Allora, chi stai spiando? »
« Non sto spiando nessuno. »
« Oh andiamo, se non sei un paziente ci possono essere solo due ragioni del perché sei qui. Uno: lo stai per diventare. Due: Vuoi far scappare qualcuno da questo postaccio. Io direi più la seconda. »
« Sei piuttosto intelligente per stare in un'ospedale psichiatrico. »
« Questo non è un ospedale psichiatrico, è una clinica di recupero. È diverso. » La sua voce ora è piatta e dritta.
Stiamo un po' in silenzio con le voci del gruppo in sottofondo.
« Da quanto tempo sei qui? »
« Umh, da quando sei entrato tu. » Risponde annoiato.
« Non intendo qui qui. Intendo qui in ospedale. »
Lui prende del tempo per rispondere.
« Circa un anno ormai. »
« Un anno? Cavolo, sono davvero indulgenti. »
« A volte. Soprattutto quando non fai ciò che ti dicono di fare. » Sbuffa. « Ma parliamo di te. Allora, chi è la donzella da salvare? »
Guardo tutti i presenti per bene, fin quando non scorgo dei capelli biondi e uno sguardo vuoto.
« È lui. » Lo indico. Sento un macigno cadermi addosso. Non vedo Luke da giorni ormai, mi ero scordato quanto fosse bello. Ma al contempo è così sciupato.
Vederlo così mi lacera dentro.
Vorrei riuscire a dirgli qualcosa per far passare tutto questo.
« È tuo fratello? Tuo cugino? Il tuo... »
« Migliore amico. Luke è il mio migliore amico. » Sussurro deglutendo.
Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. « Ti capisco. Farei la stessa cosa se rinchiudessero il mio migliore amico in un posto per pazzi. »
« Lui non è pazzo. » Scuoto la testa guardandolo e finalmente riuscendo a guardarlo bene in faccia.
Percepisco a malapena i suoi occhi sottili e i capelli ricci arruffati.
« Non ho detto che lo sia. » Il ragazzo fissa Luke con intensità.
« Hai detto che sei in terapia da un anno ormai. Conosci Luke? »
Lui sembra pensarci su guardando il biondo con attenzione.
Poi però scuote la testa. « L'ho visto in giro. »
« L'hai visto con qualcuno..? O sta sempre solo? »
Lui ride senza umorismo. « Non sono uno stalker amico, è già tanto se mi ricordo con chi sto io. »
Sospiro sconfortato e ritorno a guardare il mio migliore amico.
È strano appellargli un nome. Per me lui è semplicemente Luke.
Non riesco a osservare ogni dettaglio sul suo viso, ma riesco a percepire il disagio che prova a stare con tutte quelle persone.
Ho l'impulso di uscire allo scoperto e andare a salvarlo, ma non mi porterebbe a niente.
« Senti, se vuoi salvare il tuo amico posso aiutarti. »
Mi giro di scatto e lo fisso. « Davvero? E come? »
« Tranquillo, in due possiamo farcela. Bene, appena finisce la terapia di gruppo potrei attirare l'attenzione su di me e mentre tutti escono dalla sala tu acchiappi Luke e scappate. Scappate senza guardarvi indietro e non tornate mai più. » Spiega chiaramente fissandomi negli occhi.
È quasi ipnotizzante ma annuisco subito.
Il suo viso ha dei tratti particolari visti al buio, ma non ci faccio molto caso perché all'improvviso sento una voce familiare.
« ...e soffrivo di bulimia. » Afferma Luke.
La sua voce.
Chiudo gli occhi e cerco di perdermi in ogni sillaba, perché mi è mancata terribilmente. Ma è così diversa.
Il suono è asciutto e sembra consumato, come quando urli a squarciagola e non hai più fiato.
Il mio povero Luke.

S/A

Passate dalla mia nuova fan fiction su Luke!

Show me what love's all about || Luke Hemmings

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Buona domenica a tutti ❤️

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