Tengo a precisare che in questo capitolo il narratore è esterno, quindi sarà in terza persona e anche scritto al passato( bc mi va lol) e un po' più lungo rispetto ai precedenti. Buona lettura gnaw ❤️
Ps: ho appena scoperto come si usano questi " « » " e niente, li userò d'ora in poi rido.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Lo sguardo di Michael era fermo su quello di Luke, il quale era letteralmente scioccato.
I due si fissarono per un tempo indefinito.
Michael non si aspettava che luke sarebbe venuto. Non si aspettava tanto meno di vederlo già all'opera con Lucy. Non lo conosceva bene, ma non pensava fosse uno di quei ragazzi da 'botta e via'.
E invece eccolo li, quell'idiota.
Non sapeva da quanto stavano parlando, ma di certo sapeva che la bocca gli sarebbe servita a qualcos'altro da quel momento.
Si rese conto che aveva un'idea sbagliata su di lui.
« m-michael... » boccheggiò il ragazzo biondo appena lo vide.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare era voler tornare a casa e subito.
« Oh, scusate ho interrotto qualcosa? » biascicò Michael alzando un sopracciglio.
Luke si sentiva talmente ridicolo nei propri confronti.
Ma poi ci riflesse un attimo.
Chi era Michael per giudicare la sua vita? Chi era lui per metterlo così in imbarazzo davanti ad una bella ragazza come Lily?
« Si, io e Lily siamo impegnati. »
La ragazza dai capelli neri tirò uno sguardo accigliato a Luke. « Sono Lucy. »
Michael quasi non scoppiò a ridere mentre guardava la faccia di Luke diventare rossa come un pomodoro.
Lucy si alzò dandogli una sberla e uscì veloce dalla stanza, seguita subito dopo da Melissa.
Michael rimase li sulla soglia, appoggiato allo stipite della porta, divertito.
La guancia del biondo ancora rossa, sta volta non per l'imbarazzo ma per lo schiaffo appena ricevuto.
Luke si sentiva un cretino, ma anche ferito.
Michael invece...lui sentiva di aver sbagliato a provare pena per un ragazzo del genere.
Scosse la testa entrando nella stanza.
« Povero, povero Lukey. » Disse il ragazzo dai capelli blu avvicinandosi. « Che triste la tua sorte, eh? » Stava cercando di provocarlo, mentre si sedeva vicino a lui sul letto.
Luke non voleva guardarlo. Teneva lo sguardo fisso sulla porta, pensando a Lucy.
Stava facendo la cosa giusta? Se avesse ricordato il suo nome, sarebbero arrivati a fare di più..?
Non voleva andare a letto con una ragazza qualsiasi, semplicemente perché pensava che nessuno meritasse di essere considerata una ragazza qualsiasi.
Ma sembrava che a lei questo non importasse, tranne per la cosa del nome.
E Michael non aiutava di certo.
Ma che ne sapeva lui, di quello che frullava nella testa di Luke?
« Sta lontano da me. » Sputò quelle parole prima che Michael potesse dire altro.
« Ti credevo più umile, Hemmings. Un ragazzo tutto ossa. E invece non ti fai scrupoli a farti chiunque ti capita sotto il naso. »
Il biondo si alzò di scatto tirando un pugno sul viso di Michael.
La mano gli bruciò all'istante diventando rossa. Caspita, non aveva mai preso a pugni nessuno. E non avrebbe più voluto farlo.
Ma Michael aveva superato il limite. Lo odiava più di Calum per averlo lasciato, più di sua madre perché non lo capiva, più di Ashton che lo aveva abbandonato.
Eppure, Michael, gli aveva procurato meno dolore di tutte queste persone insieme.
E si chiedeva il perché di tanto odio, mentre il ragazzo dai capelli blu si portava una mano sull'occhio destro, proprio sotto il piercing.
Un'espressione di sorpresa rabbia non tardò a comparire sul suo volto.
Come aveva osato? Si chiese Michael furioso. Sentiva la rabbia crescere dentro di lui, avrebbe voluto fracassargli le ossa, spezzarle uno ad uno fino a farlo morire.
Si alzò dopo pochi secondi e si avvicinò tanto a Luke da farlo indietreggiare fino al muro.
La mano di Michael alzata, pronta a colpire, e il viso di Luke, pronto ad essere colpito.
Ma non successe niente.
Niente.
Michael non riusciva a spiegarselo, ma qualcosa lo fermò nel fare quel gesto.
Luke aveva chiuso gli occhi, ma li riaprì quando si accorse che non sarebbe successo niente. Che Michael si era fermato, che aveva deciso di non fargli del male dopo quel pugno.
« È per questo che devi starmi lontano. » Luke si decise a parlare.
Michael diede un pugno al muro, a pochi centimetri dalla faccia di Luke.
« Avanti, Clifford. » Ora era lui a provocarlo. « Colpiscimi. Colpiscimi, così come hanno fatto tutti. Colpiscimi come ha fatto Calum, e Ashton! Perché solo questo sapete fare voi! Colpirmi quando penso che tutto potrà andare meglio, ma non è mai così! » Luke sentì le lacrime bruciare negli occhi, e iniziarono a cadere lentamente sulle sue guance ancora intatte, perché Michael aveva deciso di non muovere un muscolo.
E ora si stavano finalmente guardando, ma il ragazzo dai capelli ancora blu non parlava.
« Non capisco perché cazzo fai così! Dio, sembra che io ti faccia pena ogni volta che ho bisogno di aiuto. Non ho bisogno della compassione delle persone. »Michael era troppo scosso per ribattere. Perché aveva ragione.
Luke gli faceva solo pena, ma quando lo aveva visto nella stanza quella poca che provava era come scomparsa nel nulla.
Ma questa era l'unica cosa che provava per lui. Pena.
E per se stesso?
Cosa provava Michael per se stesso?
Ovviamente non poteva dire il contrario di ciò che provava per Luke.
Perché proprio in quel momento lui provava pena anche verso se stesso. E questo lo spiazzò, facendolo bloccare.
« Non dovevi iscriverti al corso. Non avresti dovuto cantare quella maledetta canzone, Hemmings. »
Luke si domandò di cosa stava parlando. Poi il ricordo di quella sera tornò a galla nella sua mente."Leggo le parole della mia canzone nei suoi occhi. E questo mi spaventa."
Aveva completamente dimenticato cosa era successo quella sera, alla festa. Quando lui era sul palco e Michael, in fondo alla sala.
L'unico momento in cui forse non aveva provato odio verso di lui.
Quando si era risvegliato in ospedale, lui era li. Dormiva da un giorno, eppure lui era li. Solo lui.
Era questo che spaventava Luke.
A volte era come se volesse prendersi cura di lui. Come se gli leggesse nel pensiero, come se volesse aiutarlo in qualche modo.
Per il resto invece il suo atteggiamento nei suoi confronti tramutava, e Michael indossava una maschera che Luke aveva imparato a chiamare indifferenza.
E lo vedeva come vedeva tutti gli altri.
Un ragazzo con un cuore, ma con l'incapacità di saperlo usare.
Forse, si disse Luke, il suo cuore funziona davvero.
Luke però era certo solo di una cosa.
Il cuore di Michael, funzionante o meno, non si trovava più al suo posto.
E l'aveva capito, perché Michael si comportava esattamente come lui.
Un po' bastardo, ma incompreso.
E soprattutto, vuoto.
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