LUKE
- Devi smetterla di prendermi per il culo, Clifford.
Una schiera di ragazze dai capelli rosa barbie ci passa in mezzo mentre cerco di sgridare Michael.
- Nessuno ti prende per il culo, Hemmings.
- Tu si. Prima mi dai dello sfigato e poi mi assisti in ospedale. Mi chiami depresso e mi fai regali.
Michael guarda la sua scatoletta di corde nelle mie mani.
- Quello non è un regalo, ti ho detto che me lo devi. Ma se vuoi posso riprenderlo anche adesso.
Mi giro ed esco dall'aula a passo svelto con i nervi a mille.
Non l'ho nemmeno ringraziato ma non mi importa, so che lo fa solo per farmi incazzare e ci è riuscito.
Mi ero ripromesso di non dargliela vinta, quindi cerco di mantenere la calma.
Prendo le pillole che Mister D. mi ha fatto prescrivere dal dottore.
Dovrei mangiare quindi mi dirigo in mensa con il proposito di farlo.
Ma appena arrivo al bancone mi ritiro subito. Il cibo è il mio ultimo pensiero.
Mi siedo in un tavolo da solo e mi prendo la testa tra le mani.
Voglio sparire.
È una situazione assurda, voglio tornare indietro con una di quelle macchine del tempo.
Cosa farebbe Calum se fosse qui adesso? Sono quasi sicuro che andrebbe a scaricare la tensione calciando qualche pallone.
Decido che non è una cattiva idea, mi strofino gli occhi e...
- Vai da qualche parte?
Una voce che avrei riconosciuto tra miliardi mi fa fermare.
Non voglio girarmi, non voglio guardarlo, non voglio parlargli.
- Si, fuori. - Dico ancora senza girarmi.
Lui si siede davanti a me e sorride, mostrando quelle due fossette del cazzo. - Perché fuori?
- Per allontanarmi dalle persone come te, Ashton.
