MICHAEL
Sono passati cinque giorni da quando Luke é tornato a casa.
Mi ha raccontato di Calum per tutta la sera, in ospedale. La mattina dopo era già a scuola.
I dottori avevano detto che volevano parlare con lui in privato di una questione importante, quindi io me ne ero andato.
Non ho chiesto a Luke di cosa si trattasse, non mi riguardava.
Ma mi aveva raccontato di Calum.
E della canzone.
E io gli avevo raccontato di mia sorella.
Dal giorno del suo funerale ero cambiato.
Guardavo tutti come fossero i colpevoli della sua morte.
Avevo iniziato a tingere i capelli perché a lei piacevano molto i colori, e diceva che se avesse potuto, si sarebbe colorata i capelli delle sfumature dell'arcobaleno.
E io un giorno lo farò, per lei.
Luke non vede Calum da 3 mesi, io Kat non la vedo da un anno.
Era una bambina di sei anni, lei.
Una piccola creatura che non meritava di morire.
Per niente.
Era stata strappata al mondo con la fragilità di un fiore strappato dal vento.
E i sentimenti di luke sono gli unici che più si avvicinano ai miei.
Anche se lui una speranza di rivederlo ce l'ha ancora, ma non se ne rende conto.
Mi ha detto che va dallo psicologo.
Io mi sento più forte di lui.
Mi ha chiesto come faccio a mantenere il controllo della mia vita.
La verità? Non ci riesco.
Penso sempre a lei.
Ai suoi piccoli occhi verdi, come i miei.
Alla sua boccuccia che si apriva la maggior parte delle volte solo per urlare il mio nome, che non era 'Michael' ma 'acol'.
C'era stato un periodo in cui ero caduto davvero in basso.
I primi mesi. Ero sempre a casa o fuori a sbronzarmi.
Ero tentato dal drogarmi.
Credevo che tutto potesse passare.
Ma non sarebbe mai passato.
Non sarebbe passata la sensazione di vuoto che provavo quando tornavo a casa e lei non c'era li ad accogliermi con i suoi abbracci.
Luke non è un depresso cronico.
È solamente...solo.
Come me.
Ma io ho Melissa.