7.8 Save you.

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Sometimes I wish I could save you and there's so many things that I want you to know.
I won't give up till it's over,
if it takes you forever
I want you to know...

( Save you - Simple Plan ) 🎶

C'era un caldo infernale e i finestrini abbassati non bastarono a Michael per non soffocare nell'afa di quel pomeriggio.
I pochi chilometri che intendeva Liz non erano poi così pochi. Dopo 40 minuti buoni dalla partenza, il ragazzo svoltò un'ultima curva con un cartello 'Saint Patrick Hospital'.
Michael sbuffò pesantemente. Si aspettava una clinica, ma addirittura un ospedale..
Il ragazzo dai capelli rosso fuoco sapeva bene che Luke non avrebbe amato quel posto.
Lo immaginava chiuso in camera sua rifiutando tutto ciò che gli chiedevano, o imponevano, di fare.
E poteva anche immaginare le terapie.
All'improvviso sentì una fitta al petto.
Luke era lì perché faceva del male a se stesso deturpando il suo corpo.
Cosa ormai molto frequente tra i giovani, ma che Michael non aveva mai preso in considerazione di poter fare verso se stesso.
Pensò a Luke in condizioni del genere e fermò all'istante la macchina frenando bruscamente.
Vedeva in lontananza una struttura interamente bianca dietro un enorme cancello nero,
Nero, come la tua anima.
Disse la vocina nella sua testa.
Si morse il labbro inferiore portando le mani sul volto.
Non voleva che Luke continuasse a farsi del male, ma non voleva nemmeno abbandonarlo li in quell'ospedale per pazzi.
Luke non era pazzo.
Cosa diavolo faccio.
Forse li avrebbero potuto aiutarlo.
No, sono l'unico che può farlo stare meglio.
Perché lo conosco, perché sono come lui.
Scosse la testa e rimise in moto.
Sarebbe andato fino in fondo.

« Luke, esci un po' in cortile prima della seduta di gruppo. Ti farà bene. » Disse l'infermiera vestita di bianco, per poi posare un vassoio verde con sopra una bustina di plastica sul tavolo.
« E mangia la tua merenda. » Ordinò con tono autoritario.
Luke avrebbe voluto strappargli quei capelli rossi.
Rossi.
Michael.
Da quando era in quell'ospedale tutto gli ricordava lui. C'era un bambino con uno strano problema di controllo della rabbia che ogni giorno si sedeva sul prato con una chitarra diversa e suonava.
Appena finiva si alzava e sbatteva violentemente lo strumento urlando come un forsennato.
Luke non toccava una chitarra da più di una settimana.
Il biondo sbuffò lasciando il cibo lì dov'era. Non mangiava mai, ma gli somministravano dei liquidi tramite delle flebo ogni notte per tenerlo in forze, dato che non ingurgitava niente.
Era più magro di quanto non fosse mai stato, le braccia ricoperte di tagli e poche cicatrici. Riconobbe la prima che si fece, ancora li al suo posto.
Sorrise ripensando a ciò che un tempo erano i suoi valori.
«Prometto di non farlo mai più, bla bla bla.» Disse al Luke che era una volta.
Era cambiato, ma lui non se ne era accorto.
Ripeteva ogni giorno che era colpa di Calum.
Tutti all'ospedale gli chiedevano chi fosse quel ragazzo misterioso, ma lui aveva deciso di tenere la bocca chiusa. Non voleva più parlarne. Più lo faceva più stava male.
Forse uscire gli avrebbe fatto bene, così mise le sue converse total black e attraversò la porta della sua camera, che lui chiamava cella.
Iniziò a vagare per i corridoi torturando l'anellino di metallo sul labbro coi denti. Quel posto a volte si isolava talmente tanto da sembrare un cimitero.
Attraversò l'entrata principale e scorse subito il bambino con la chitarra e svariate persone attorno ad esso.
Sembravano così felici che Luke quasi si dispiacque di non essere come loro.
Scosse subito la testa.
Quelle persone sono malate, non io.
Decise comunque di avvicinarsi a dare un'occhiata.
Quello che a lui era sembrato un bambino di 11 anni in realtà si rivelò essere un ragazzino di 15, che ne sapeva parecchio di musica.
Luke riconobbe subito le note di 21 guns dei green day e fu riconoscente al quindicenne. Non li ascoltava da parecchio.
Stese un po' in disparte fino a quando un ragazzo del gruppo non si avvicinò a lui e insistette per farlo avvicinare.
« No davvero, sto bene qui.. »
Alla fine dovette sedersi accanto a tutti gli altri.
« Sai suonare? » Gli chiese la ragazza vicino a lui.
Era piuttosto carina, con un paio di occhi verdi e capelli rossi.
Rossi.
Michael.
Una stretta al petto gli fece mancare l'aria per un secondo.
« Me la cavo. » Disse diretto.
« Vediamo che sai fare. » La ragazza dai capelli rossi si alzò a prendere la chitarra e gliela passò con disinvoltura.
Luke la afferrò senza problema ma il panico lo assalì.
Stai tranquillo, tra poco tempo non rivedrai più questa gente.
« Sono un po' arrugginito..ma farò del mio meglio. » sussurrò più a se stesso.
Iniziò a suonare gli accordi di una canzone che conosceva da una vita.
« My ship went down in a sea of sound, when I woke up alone I had everything. A hand full of moments, i wished I could change and a tounge like a nightmare that cut like a blade.
In a city of fools I was careful and cool but they tore me apart like a hurricane.
A hand full of moments, I wished I could change. But I was carried away...»
« Cavolo amico, un po' di vitalità? » Rise il ragazzino davanti a Luke.
Aveva i capelli ricci e gli occhi verdi.
Occhi verdi ovunque.
Luke continuò comunque.
« Give me therapy, I'm a walking travesty but I'm smiling at everything...Therapy, you were never a friend to me and you can keep all your misery. »
Andò avanti e quando finì la canzone le dita bruciavano troppo. Luke si maledisse di aver lasciato la chitarra di Michael nell'angolo della sua stanza per un'intera settimana.
Le lacrime iniziarono a sgorgare lentamente e invisibili dagli occhi del biondo mentre posava la chitarra davanti a se.
Qualcuno la prese e decise di movimentare un po' l'atmosfera.
Luke non ne era capace.
Arrogant boy, Im better off without you.
Le parole della canzone vagavano ancora nella sua testa.
Guardò un punto fisso lontano da tutti.
Si era alzato un po' di vento e Luke ne fu grato. Si concentrò sulle foglie di un albero a pochi metri da lui, quando vide un ragazzo sbirciare dietro il tronco.
Appena lo fissò, questo si ritirò immediatamente.
Luke aggrottò la fronte, ma d'altronde quel posto era pieno di persone strane.
La chitarra passò di nuovo al quindicenne che scoprì chiamarsi Harry e finì distrutta, andata.
Tutti si alzarono urlando e scapparono, tranne Luke.
A lui non importava. Poteva anche morire bastonato da una chitarra, per quanto gliene importasse.
Si, avrebbe voluto morire.

S/A

FELICITÀ !
Ce n'è molta in questo capitolo :)
Uhm penso sia uno dei più lunghi di close, non è così?
Beh, penso sia noioso ew ma chissene, anche per Luke quel posto è noioso 🙈
Scrivo alcuni capitoli in terza persone per farvi comprendere meglio le situazioni..non so, anche perché son più brava a scrivere in 3a persona e al passato. Close è stato un esperimento del tutto nuovo (spero riuscito)
Continuate a seguire la storia se volete vedere come va a finire! Io lo so già, ma tutto può cambiare da un momento all'altro, chi lo sa..
Buon sabato sera, io me ne starò a casa a guardare Harry Potter ❤️
- Chiara

PS: HO INIZIATO DA POCO UNA NUOVA FAN FICTION SU LUCAS, P A S S A T E!
Si chiama Show me what love's all about 👈🏼 e la trovate nella mia biblioteca ❤️

Close || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora