Capitolo 23

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SEBASTIAN

28 febbraio 2008 ore 04:00

Casa Walton, New York.

«È stata opera tua, non è vero?» guardai il mio diavoletto personale da sotto la maschera del peccato, e mai come in quel momento mi sentii più eccitato.
Eravamo a pochi centimetri di distanza, io sopra di lei, e lei distesa sul suo letto king size.
Fece finta di nulla, non capendo a cosa mi stessi riferendo «Di cosa parli?», il volto di un angelo e l'anima del diavolo.
Le morsi il labbro sorridendo «Hai cacciato via Jocelyn dalla città?».
Stavolta prese lei possesso del mio labbro, stringendolo così forte da farmi sentire il sapore metallico del sangue «Ha qualche importanza?».

Mio Dio.
Era sexy perfino quando faceva la sadica stronza!

«Sei crudele» ma non lo pensavo affatto.
Lei in risposta mi soffiò sulle labbra «Forse.. ma sono ricca e carina perciò il resto non ha importanza».

Porca puttana!

«Cosa devo fare con te?» le sorrisi aggiustandole i capelli.
«Oh! Lo sai..» fece un'alzata di spalle «Adorarmi, idolatrarmi, scoparmi» un sorriso malizioso spuntò sulle sue labbra.
In un nano secondo mi trovai attaccato alla sua bocca.
Mi sentii inebriato dal suo profumo, e non solo perché eravamo nella sua stanza, ma perché io ormai ero dipendente da lei.
Lei era diventata la mia dolce e catastrofica ossessione.
Passò la lingua sulle mie labbra e trattenni un gemito «Kat..».
Mugolò in risposta, facendo incastrare ancora di più i nostri corpi «Ridillo».
«Kat» ansimai sulle sue labbra.
Premette il petto contro il mio, facendo scontrare i nostri bacini «Ancora..» inclinò la testa, ed io ne approfittai per raggiungere la sua gola e riempirla di baci «Kat, Kat, Kat..».
Il suo corpo iniziò a muoversi, strusciandosi sulla già evidente erezione che mi aveva procurato «Questo nome, detto da te, è dannatamente sexy».
Ma la verità era che lei era tremendamente sexy.
«Non possiamo» le ricordai.
Piagnucolò continuando a strusciare il pizzo delle sue mutandine contro la protuberanza dei miei jeans «Non ci sentiranno» assicurò lei.
Se mi avessero scoperto, sarebbe stata la mia fine.
Avevo venticinque anni e lei era troppo piccola.
Ma la sua bocca, la sua pelle, il suo corpo, il suoi gemiti, erano puro istinto primordiale per me.
Come un canto delle sirene da cui non puoi non essere attratto.
La volevo, e lei voleva me.
«Mi farai andare nei guai» la ammonii.
Lei mi guardò con sguardo furbo «Dammi di più».
Ghignai sulle sue labbra al ricordo di qualche ora prima, mentre il mio diavoletto personale ballava sul palco del The Rules, Gimme More, di Brittney Spears, e mentre muoveva il suo adorabile culo, non aveva occhi se non per me.
Scossi la testa e le morsi il labbro inferiore «Sei proprio cattiva, Kat».









KATHERINE

4 agosto 2017, ore 01:45

The Rules, 8888 Sunset Blvd, Hollywood.

«Sei proprio un'idiota!».
In un certo senso la situazione era questa: io che stavo per salire sul palco, e Chris e Tom che stavano litigando su chi dei due potesse essere la mia "vittima sacrificale" in scena.
«Ragazzi..» li richiamai, ma erano troppo impegnati ad alzare la voce.

«Non hai il fisico adatto per poter essere ricoperto di sangue finto!» Cip continuava a sostenere di voler salire anche lui sul palco, ed essere parte della scena.
Tom si portò le mani in fronte.
In risposta, Chris si strappò la camicia facendo saltare tutti i bottoni «Questo!» e si indicò gli addominali perfettamente scolpiti su cui stavo iniziando a sbavare «È il corpo perfetto per un'esibizione da frustìni erotici».

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