Capitolo 14

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9 Maggio 2007 ore 02:45

Momokeb, 48 Street, New York.

SEBASTIAN

Come si fa a capire di essere innamorati?
In ventiquattro anni della mia vita non ero mai riuscito a trarre una risposta a questo interrogativo.
Ho sempre pensato fosse tutta una grandissima montatura, una di quelle cose che puoi vedere solo nei film, che speri accadano nella vita reale perché quando tutto va male, vuoi disperatamente cercare un appiglio a cui aggrapparti con tutte le forze.
E l'amore è la stronzata a cui tutti vogliono credere perché ormai "fa moda"
In realtà, le persone ci credono per ben due motivi:
a) è economico.
b) a quanto dicono, è anche meglio di un tiro di cocaina o di una pasticca di Ecstasy.
Ma era davvero così?
Fino a due mesi fa ne dubitavo fortemente, anzi, a chiunque mi avesse detto queste cazzate gli avrei sicuramente riso in faccia.
Mia madre me ne avrebbe dette quattro se solo avesse saputo cosa pensavo dell'amore.
Lei sarebbe stata un'eterna romantica, non a caso, durante la mia adolescenza mi aveva costretto a leggere una quantità industriale di romanzi della letteratura romantica inglese, che avevano fatto tutto fuorché darmi quel barlume di speranza di cui lei parlava.
Li trovavo irreali, futili.
E se dubitavo di questo stesso sentimento, ero ancora più scettico riguardo l'amore a prima vista.
Convivere da tutta la vita con il proprio io, ed impiegare anni nell'accettare i rispettivi difetti, non poteva essere smontato da qualcuno che avrebbe sconvolto il modo di percepire la realtà, né tantomeno avrebbe potuto far vedere il mondo da un'altra prospettiva.
Pensavo questo, e ci credevo davvero.
Ma poi, tutto era cambiato.
Emma era stato il mio colpo di fulmine, no anzi, era stato un vero e proprio tsunami.
Dal primo momento in cui l'avevo vista, ho pensato fosse la creatura più bella sulla faccia della terra.
Dubitavo perfino dei miei stessi occhi, perché una visione come lei, era paragonabile ad una divinità greca.

Ma allora quand'è possibile capire se si è innamorati?
Ci riflettei su, e poi mi fu tutto più chiaro:
L'amore è preferire una serata a mangiare kebab sulla quarantottesima, anziché una scopata assicurata per tutta la notte.

«Oh Mio Dio!» gemette Emma al mio fianco.
Aveva appena mangiato per la prima volta una piadina con il kebab ed a ogni morso sembrava piacerle sempre di più.
«Ti prego! Ancora!» mi supplicò stringendomi il braccio.

Cazzo!

Placati.

Le sorrisi «Ti sei calmata, Tigre?» chiesi sistemandole meglio il cerchietto sopra la testa.
In risposta simulò una faccia da finta innocente «Non so a che cosa ti stai riferendo».
Inarcai un sopracciglio scettico «Sul serio? Quindi non sei stata tu quella che mi ha deliberatamente sabotato una scopata?»
Addentò un altro morso della piadina «Non era quella adatta» borbottò in malo modo.
«Ah no? E perché?».
Mi linciò con lo sguardo «Avresti sfiorato il penale» e prese una patatina fritta, infilandosela in bocca per poi leccarsi via il sale dalle dita.

Merda!

Eppure con me non si stava facendo tanti problemi.

«Dubito tu sia più grande di lei» la incalzai.
«Beh, lo sono».
Inclinai il collo.
«Di un anno! Ma cos'è questa salsa?» esclamò sognante, cambiando totalmente argomento.
La rimproverai con lo sguardo, ma dubitavo che da sotto la maschera lo si potesse vedere «È salsa yogurt» la informai «Ma non cambiare argomento! Non sarai mica gelosa?».

Un'ora prima

Mantenere i ritmi della vita di questi smandrappati stava diventando esagerato perfino per me.
La mattina giravo per la serie televisiva, il pomeriggio cercavo di riposarmi, e la sera seguivo ogni loro movimento.
In realtà, seguivo solo un'unica persona, che mi stava decisamente facendo perdere la testa.
Odiavo quanto controllo avesse su di me, ed odiavo quanto facilmente riuscisse a farmi cambiare umore da un momento all'altro.
Lei era così; ti faceva venire le vertigini se solo ti avvicinavi troppo.
Ma a me andava bene così, la studiavo, e lei studiava me.
Forse mi sarei bruciato, o forse mi stavo immaginando tutto, ma avevamo trascorso tutte le notti di questi mesi insieme, e quasi ci speravo che lei provasse quello che provavo io.
Ma il problema di Emma, o meglio, K.C., era che non si fidava di nessuno. Ne degli altri, né di se stessa, né tantomeno di un sentimento come l'amore.
Le piaceva giocare, ed a me andava bene rimanere nell'ombra. O almeno, per ora.
Avevo scoperto chi fosse quasi subito dopo il nostro incontro, gli autori della serie volevano che studiassimo le loro vite dal più vicino possibile, e mentre già Blake e Leighton si erano fatte scoprire, io avevo l'esclusiva su tutto.
Ogni dettaglio della mente contorta di Katherine Walton, lo vivevo in prima persona.

•BAD KITTY - The Rules Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora