Capitolo 48

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«Sei una visione» commentò Cip estasiato, non appena mi vide uscire dalla cabina armadio della mia stanza

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«Sei una visione» commentò Cip estasiato, non appena mi vide uscire dalla cabina armadio della mia stanza.
Sia lui, che Tom erano seduti sul bordo del mio letto già preparati, mentre JC mi osservava tutta sorridente appoggiata allo stipite della porta nel suo abito a frange avorio.
Erano dieci anni che il mio compleanno aveva un'unica e sola rigida regola: che gli invitati avrebbero dovuto indossare delle maschere sul volto, ma quest'anno le cose sarebbero sate diverse.
Nessuna maschera.
Nessuna scusa per permettere al ragazzo sperduto di farsi vivo di nuovo senza che rivelasse la sua identità.
Lui era tornato, ed io non avrei più rovinato le cose tra di noi.
Sarebbe stata una serata perfetta, me lo sentivo.
«Posso riavere il mio cellulare?» chiesi allungando la mano verso Chris.
Lui mi guardò circospetto «Nah! A che ti serve?».
Incrociai le braccia al petto «Ho un fidanzato» gli ricordai «E vorrei sapere perché è in ritardo il giorno del mio compleanno».
Tutti si scambiarono degli sguardi che non riuscii ad interpretare.
Sembrava che fossero tutti sintonizzati sullo stesso canale, eccetto me, ovviamente.
Lasciai correre.












SEBASTIAN

Se qualcuno mi avesse visto da fuori, molto probabilmente avrebbe pensato che fossi completamente pazzo. Andato. Matto da legare.
Si, insomma, chi sano di mente decide di punto in bianco di sposare la donna che lo ha perseguitato per tutta la vita?
Perché Katherine era diventata non solo il mio tormento, lei era anche la mia ossessione.
Non c'era giorno in cui non pensassi a lei, non c'era giorno in cui non sentissi il bisogno di correre da lei e dirle quanto gli altri non fossero abbastanza per lei.
Avevo trascorso gli ultimi dieci anni della mia vita ad amarla, ad odiarla, a renderla l'unica donna capace di avere qualsiasi effetto su di me, quindi si, l'avrei sposata.
E non avevo preso questa decisione di petto, non riflettendoci.
Già dalla prima notte in cui entrambi avevamo deciso di abbassare le nostre difese e concederci l'uno all'altro, avevo capito che non ci sarebbe mai stata nessun'altra.
Le altre avrebbero potuto essere anche più belle, magre o intelligenti.
Ma nessuna sarebbe mai stata lei.
Mi ero innamorato di lei dieci anni fa, e lì era stato facile; non sapevo cosa avrebbe comportato, e mi ci ero buttato a capofitto.
Ma poi, a dieci anni di distanza, me ne sono innamorato una seconda volta; nonostante sapessi quanto mi avesse fatto male, quanto dolore avessi provato. Eppure, me ne ero innamorato ancora una volta, e forse era questo l'amore: quando nonostante sai cosa significa avere il cuore in frantumi, tenti, rischi ancora.
Sospirai, ed alzai lo sguardo verso il palazzo che avevo di fronte.
L'appartamento di Margarita non era molto distante dal The Rules, il locale in cui avrebbe festeggiato Katherine.
Ma prima della festa, avrei dovuto sistemare tutta quell'assurda situazione che si era creata quella mattina.
L'ascensore del palazzo si aprí direttamente nel grande salone del suo appartamento.
Molto probabilmente si era trasferita, poiché tutto il lusso presente in quell'appartamento non ricordava quello malconcio e sciatto di anni prima.
Le vetrate affacciavano verso una New York illuminata dalla luce del sole che filtrava attraverso il vetro, e rimbalzava sul marmo dell'atrio. Era mattina inoltrata, d'altronde.

•BAD KITTY - The Rules Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora