Capitolo 25

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KATHERINE

22 aprile 2008 ore 06:40

The pond, Central Park, Upper East Side, New York.

«Perché siamo qui?» mi chiese il ragazzo sperduto, sedendosi al mio fianco, sull'erba verde del prato.
Ammirai il panorama davanti a me, e gli intimai di fare lo stesso.
Quel lago era il mio punto fermo, un angolo di quiete in mezzo al frastuono della mia vita.
Un rifugio che non poteva far altro che farmi stare bene

«A volte vengo qui per pensare» sussurrai, guardando l'acqua della piccola cascata scendere dalle rocce ed arrivare nel lago «O semplicemente per dimenticare quanto incasinata sia la mia vita» ammisi tenendo sempre lo sguardo puntato davanti a me, ma stavolta, mi soffermai sul piccolo ponte che divideva una sponda ed un'altra del lago.
Sapevo che il ragazzo sperduto mi stesse ascoltando, e per la prima volta nella mia vita, mi stavo davvero aprendo con qualcuno «A volte immagino di costruire un posto del genere quando ne avrò l'opportunità. Un piccolo angolo di paradiso in mezzo al casino della città. Immagino di distendermi su un prato verde e sentire il rumore dell'acqua scorrere fino allo stagno. E fissare la goccia che giunge nella pozza come se fosse uno spettacolo di fuochi d'artificio, perché in realtà lo è; la goccia d'acqua che forma cerchi perfetti che si allargano pian piano crea una pace interiore che mai avrei pensato di provare» sentii il suo sguardo su di me, ma continuai «Odio la pioggia, ma qui tutto diventa più bello. Una volta mio padre mi disse che il mio nome significa purezza, sincerità » mi venne da ridere «Io sono tutto fuorché pura.. Ma in qualche modo, questo posto mi fa sentire così. Pura. Incontaminata. Vera».
«Kat..» mi prese la mano, e la strinse attorno alla sua.
«Ti spezzerò il cuore» lo avvertii.
Sapevo sarebbe successo, prima o poi avrei rovinato tutto.
Le cose belle non durano a lungo, e sopratutto nell'Upper East Side, se non si ferisce, si viene feriti, e per quanto potessi proteggerlo dagli altri, non avrei mai potuto proteggerlo da me stessa.
«Perché dici questo?» mi strinse ancora di più.
Il mio sguardo era puntato sempre verso il lago «Perché io distruggo ogni cosa bella che mi capita tra le mani, e succederà anche a te se non ti allontanerai in tempo».
«Non credi nell'amore?» mi chiese sorpreso, no, forse ferito.
«Non lo so. Non ho mai detto quelle tre parole a nessuno» confessai «Ho sempre pensato che l'amore fosse una stronzata, una di quelle puttanate che illudono la gente povera di essere felice».
«Sei ingiusta».
«Sono reale» ribattei.
«Io credo in noi».
Sospirai «Un'altra lezione da dover imparare ragazzo sperduto: non fidarti di nessuno. Se vuoi avere successo nella vita devi contare solo su te stesso».
«Kat io non voglio avere successo, io voglio te!» la sua voce fu forte e decisa.
Gli strinsi ancora di più la mano, ed appoggiai la testa sulla sua spalla «Non farlo» lo supplicai.
«Potrei spezzarti il cuore anch'io» ipotizzò.
Mi alzai dalla sua spalla e lo guardai negli occhi, potei notare una luce azzurra nelle sue pozze nere. Era bellissima.
Gli presi le guance e lo baciai.
In modo lento, dolce, delicato.
Quando ci staccammo lui fece scontrare i suoi occhi nei miei, e poi parlai «Nessuno può spezzarmi il cuore».





7 agosto ore 23:30

«Stai dicendo che Emma sei sempre stata tu?» Holland sembrava al limite di una crisi isterica.

La maggior parte del tragitto da Los Angeles ad Atlanta, lo avevamo passato sul jet privato dei Marvel Studios, a discutere della situazione "Emma"; in realtà, tutto il cast, compresi i registi erano a conoscenza della vita scandalosa delle élite di Manhattan, compresa la mia, visto che era stata spiattellata su un social network, ma nessuno di loro si sarebbe mai immaginato che la noia della ricchezza potesse portare ad atti di così estrema ribellione.

«Per l'ennesima volta, sì ragazzino!» lo rimbeccò RDJ.

«Ed io che avevo fatto portare anche delle rose nel tuo camerino..».

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