Capitolo 7

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"Buongiorno abitanti dell'Upper East Side!
L'estate è alle porte e sapete come si dice?
Non c'è niente di meglio di un'amore estivo che faccia da scandalo per l'inizio della stagione!
Siamo soliti prendere la superstrada di Long Island ed andare ad est, verso gli Hamptons, ma quest'anno ci sarà un cambio di rotta!
Carichiamo le valigie e gustiamoci un bicchiere di vino italiano nella prima classe!
Los Angeles è davvero calda quest'anno!
-Santa Trinità"

«Non è che se continui a fissare questo post, come per magia si eliminerà» mi rimbeccò Trevor da dietro il bancone del bar.
Sbuffai per l'ennesima volta, continuando a guardare quel tweet come se fosse la mia condanna a morte.
Andare via da New York voleva dire lasciarsi tutto il mio passato alle spalle, ma invece stava accadendo l'esatto contrario.
«Il problema non è il post Trevor» gli feci notare «Ma le foto che hanno pubblicato» e scrollai il profilo evidenziando diversi scatti che ritraevano me Tom e Lizzy «Loro non c'entrano nulla» affermai seria.
La maggior parte delle foto ritraevano me e Hiddleston.
Noi al parco, in un bar, perfino sotto casa di Trevor.
«Tesoro, c'è chi pagherebbe oro per essere postato sulla Santa Trinità» mi bacchettò Adam.
Roteai gli occhi.
Eravamo tutti e tre al The Rules, aspettando l'inizio della serata.
Trevor era vestito di tutto punto, come suo solito, con uno smoking nero, e la maschera del medesimo colore a coprirgli solo gli occhi.
Adam al mio fianco, aveva deciso di indossare solo dei pantaloni di pelle neri, con una maschera rossa, lasciando così scoperto il petto ben allenato.
Io invece avevo optato per un corsetto steccato in pizzo semitrasparente che copriva leggermente il sedere con un po' di tulle finale, una giarrettiera nera ed un paio di tacchi dello stesso colore.
Avevo già indossato anche il caschetto nero ed il collarino con soprascritto "Emma"
«K.C.» mi richiamò Trevor «Da quando ti importa di quello che pensa la gente? Sei tu quella che detta le regole, non ti nascondi dietro esse» il tono di voce serio e pacato mi fece riflettere.
Avevo passato anni a costruirmi una vita apparentemente perfetta, che ora quasi avevo il terrore di poter deludere qualcuno.
Ma a quale prezzo?
Non ero ancora pronta ad affrontare gli scotti delle mie bugie, ma di una cosa ero certa: avevo smesso di giocare in panchina, stavolta avrei giocato da titolare.
Dovevo prendere in mano le redini della mia vita, e cosa più importante, dovevo capire chi era davvero Katherine Walton.
Io non ero la ragazza della porta accanto, né tantomeno la perfetta figlia ereditiera senza peccati e paure.
Ma passare anni della propria vita a fingere di essere qualcuna che non sei, alla fine, ti auto-convince che la persona che sei diventata, è parte di te.
In realtà non è così, stai rimandando solo l'inevitabile, perché prima o poi tutto torna a galla.
E se non sei pronta, allora verrai inghiottita da un vortice di confusione ed impotenza.
Ero stanca di vivere secondo le regole di mia madre, ero stanca di essere chi non ero, volevo riprendere il controllo della mia vita, e non potevo più scappare da quello che desideravo.

«Dammi quelle lentine» ordinai al mio migliore amico tendendo la mano verso di lui.
Mi guardò stranito, quasi come se non credesse a quello che gli avevo appena detto.
Lo guardai spazientita «Fino a due minuti fa mi avevi pregato di prendere il posto di Tiffany, ed ora ti tiri indietro?».
«Stai dicendo che..».
Alzai un sopracciglio e lo guardai con un ghigno sulle labbra «Sto dicendo che Emma è tornata. E che la mia famiglia, la Santa Trinità e tutta l'Upper East Side possono andare a farsi fottere!».
Mi tese un paio di lentine color azzurro smeraldo e subito le presi.
Trevor mi guardò con aria preoccupata «Sei sicura?».
Sospirai.
Ero davvero sicura?
Da quella notte avevo deciso di chiudere definitivamente con Emma, eppure eccomi qui, al punto di partenza.
Mi ero ripromessa di non ricaderci, perché quella notte era stata la prova lampante che non potevo fidarmi di me stessa, o meglio, non potevo fidarmi di Emma.
Ma se da un lato mi incolpavo, dall'altro ero quasi grata del fatto che non ricordassi niente.
Ma il punto non era di come mi sentissi in quel momento, il vero problema si sarebbe creato dopo.
Ho sempre avuto paura di Emma, e non perché fosse sbagliato, ma perché indossando una maschera, riuscivo ad essere finalmente me stessa.
Senza freni, senza conseguenze, senza giudizi.
Il problema dell'essere ricchi era proprio questo: ci si annoiava subito.
Ed era facile pensare che il nostro mondo fosse esattamente come appariva dall'esterno: raffinato, elegante, lussuoso. Ma non era la superficie ciò che contava, bensì ciò che nascondeva.
Ed il lato selvaggio era sempre quello più interessante.

•BAD KITTY - The Rules Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora