Capitolo 39

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Il punto di rottura.

16 Maggio 2009 ore 01:15

The Rules, East 37th Street, New York.

SEBASTIAN

Sbattei le palpebre incredulo di quello che i miei occhi stavano vedendo.
Emma, era appena uscita da una stanza del The Rules, in compagnia di Benjamin Dallas.
E se mentre lui era uscito con la schiena dritta e la mascella serrata, lei era palesemente scossa.
I capelli in disordine, gli occhi in tralice, il respiro affannato.
Strinsi i pugni e serrai la mascella quanto bastava per non mandare la mia copertura a fanculo e prendere a pugni quel pezzo di merda.

«Goditi fin che puoi le migliori scopate della tua vita. Ma ricorda, sei solo di passaggio»

«Anche se te la scopi, non significa che puoi averla».

Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!

Ci era riuscito.
Avevo sprecato due anni vicino a Katherine stronza Walton, pensando di poterla cambiare, sperando che potesse davvero provare qualcosa di autentico ed alla fine? Alla fine mi aveva tagliato maledettamente fuori.
E davanti ai miei occhi.
Avrei voluto prendere e spaccare tutto.
Nella mia mente già immaginavo di lanciare al muro tutte quelle bottiglie del cazzo.
Quanti fottuti anni aveva?!
Sedici, ecco qual era il problema.
Una cazzo di bambina mi ero preso, ed eccone il risultato.
Avevo ventisei anni, porca puttana!
E di certo non mi sarei messo a fare la patetica scenata da ragazzino geloso solo perché la stronza egocentrica in questione si era scopata un altro, e di certo non le sarei corso dietro come un coglione qualunque e.. Vaffanculo io invece l'avrei fatto, eccome!
Camminai a passo deciso verso di lei, dove un'inspiegabile ira di gelosia mi attanagliò le viscere.

Mi ama, non importa se non l'ha mai detto, sono sicuro che mi ama.

Sentivo la rabbia montare sempre di più, ero così furioso da non vedere nemmeno più le pareti attorno a me.
Io avevo in mente solo lei.
Avrei dovuto fare dietrofront e tornare alla mia vecchia vita fatta di ragazzine scontate e noiose abitudini quotidiane, invece di correre dietro ad una ragazzina egocentrica, viziata e maledettamente deviata, che mi faceva impazzire solo a guardarla, vaffanculo!
Eppure, ero arrivato proprio difronte a lei, l'avevo presa per un gomito e sbattuta nuovamente dentro la cazzo di stanza incriminante.
Mi sentivo stravolto da tutte queste emozioni che stavano accecando la mia lucidità mentale.
Quando mai ero stato così ossessionatamente possessivo nei confronti di una donna? Eppure per lei, la gelosia mi stava prendendo fin dentro le viscere.
Il suo viso era coperto dalla maschera, ma nei i suoi occhi lèggevo fin troppe verità scomode: senso di colpa, impotenza, paura, pentimento.
La guardai così male che la vidi abbassare lo sguardo, e deglutire neanche fosse sotto minaccia di morte.
La lasciai andare ed intanto scrutai tutto ciò che mi circondava.
Le pareti porpora, il parquet scuro, i divani in pelle lucida erano immacolati.

Fa che non sia successo, fa che non sia successo.

Il letto sembrava pulito, ma ciò non significava che prima non fosse successo qualcosa.
Erano stati via, forse ore? Non avrei saputo dirlo.
Poi notai una bottiglia di liquore da duemila dollari, aperta, sul bancone degli alcolici della stanza, e vicino due bicchieri.
Uno aveva l'inconfondibile macchia di rossetto color cipria di Emma, l'altro senza.
Avanzai, sotto lo sguardo di Emma che gridava in silenzio.
Un dettaglio mi calzò all'occhio e deglutii pesantemente.
Una cravatta era poggiata sul pavimento, ai piedi dell'armadio.
Emma notò cosa stessi guardando, e prima di farla avanzare di un minuscolo passo, con un riflesso incondizionato camminai come una furia verso l'oggetto incriminato.
Quando lo aprii, la prova inconfutabile di ciò che era appena successo mi fece bloccare il respiro per secondi interminabili.
Vestiti.
C'erano vestiti gettati ovunque.
Giacca, camicia, pantaloni, un corsetto.. Un momento..
Quello era il suo corsetto Gucci preferito.
Mi girai di scatto verso di lei, ed i suoi occhi spiegavano molto più di quanto potessero fare mille parole.
Aveva paura, era terrorizzata, spaventata, ma senza emettere alcun suono.
Agguantai la bottiglia di liquore sul bancone del piano, e la scaraventai al muro opposto, proprio dietro di lei.
Sobbalzò non appena la bottiglia si ruppe in mille pezzi.
Ero furioso.

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