KATHERINENew York, USA.
10 Settembre 2008 ore 20:30
Nel mondo dell'Upper East Side ci sono eventi che vengono ritenuti sacri ed improrogabili: il Natale, il Ringraziamento, Halloween, ma in particolare, la Settimana della moda.
In quest'ultima, la mia famiglia veniva sempre invitata ad eventi mondani, sfilate e post cena delle case di moda più in voga.
Ma da quel giorno in poi, la settima della moda avrebbe portato il nome dell'unica IT girl degna di nota.
Il mio.
E sugli inviti, non ci sarebbe stato più il nome di mia madre, bensì, quello di Katherine Walton.«Katherine!» mi richiamò mia madre dietro di me.
Io e JC eravamo sedute alla postazione trucco della sfilata della madre di Anne, in compagnia del ragazzo sperduto, che come d'obbligo, indossava l'immancabile maschera.
«Che ci fa, lui..» percepii il suo tono di disgusto «..qui?».
Presi un chicco d'uva e me lo portai in bocca «Ti disturba?» la provocai.
La postura rigida ed il respiro preso mi fecero capire che si stava trattenendo dal fare una scenata, poi la sua espressione mutò totalmente.
Si stampò un sorriso finto in faccia e parlò «Oh! Ma io non intendevo questo..» e si girò verso il ragazzo sperduto «..bensì..» voltò lo sguardo dietro il contenitore di uva e fragole poggiato davanti a me.
Sbiancai colta in flagrante.
Guardò schifata «questo».
Con uno scatto fulmineo, prese la carta di alluminio che pensavo avessi ben nascosto e se la portò in grembo «Quante volte ti ho detto che non puoi permetterti calorie di troppo!» poi voltò il suo disprezzo verso il ragazzo sperduto «Non mi importa cosa fai con mia figlia. Ma permettiti di rimpinzarla nuovamente con queste schifezze e giuro su Dio che non vedrai la luce del giorno» sputò come una furia.Mia madre era una iena a tutti gli effetti.
E da quando avevo compiuto otto anni, era riuscita a convincere tutti che dovessi rispettare un regime alimentare sano ed equilibrato: nel gergo della bastarda sociopatica qui presente significava solo una cosa, mi sarei dovuta nutrire di aria e disperazione.
No, okay, non era stata così drastica, ma il concetto importante rimaneva sempre quello: una bambina di otto anni che non aveva il permesso di bere bevande gassate, alimenti extraconditi, McDonald o perfino la pizza.
Aveva il terrore che avessi potuto prendere le sembianze della principessa Fiona in Shrek; perciò aveva deciso di tingermi il colore dei capelli, farmi indossare solo indumenti di due taglie più piccole rispetto alla mia, così da terrorizzarmi psicologicamente e farmi mettere a dieta.
In più, ogni settimana misurava i miei centimetri per assicurarsi che non accumulassi un lipide di troppo.
Inutile dire che se all'inizio ci provavo, adesso era diventato ancora di più un inferno. Non mi controllava più, ma la pulce nell'orecchio era rimasta lo stesso.
Perciò mangiavo ciò che dovevo, rimanendo a digiuno anche giorni interi per una minima cosa aggiunta. Ma quando arrivava lo scatto di fame, e mi rimpinzavo di tutti gli alimenti che avessi potuto trovare nella dispensa, lì ero consapevole di star toccando il fondo.
Ma era un circolo vizioso.
Non riuscivo a fermarlo.«Sai cosa, mamma?» con un balzo saltai giù dalla sedia ed andai verso il buffet allestito per le modelle.
Presi una fetta di torta e me la portai in bocca, masticandola e deglutendola il più in fretta possibile «Ciò che mangio non è affar tuo» continuai ad ingozzarmi di cibo, passando dalla torta, al gelato, alle arachidi ai brownie, a tutto ciò che mia madre avrebbe preferito ingerissi solo una volta morta.
Mi riempii come un bicchiere d'acqua, ma sapevo che di lì a poco, l'avrei vomitato tutto.
Mi guardò con disgusto, per poi fermarmi con uno strattone «Pensi davvero che qualcuno ti prenderà così?» passò lo sguardo sul mio corpo «Grassa e disperata?» fece una risata amara «Credi non sappia quanto sei caduta in basso? Nascondere il cibo come uno scoiattolo povero e affamato..» deglutii sentendo le lacrime salire sù, fino ai condotti lacrimali «Che tristezza» poi si avvicinò al ragazzo sperduto e mi mancò il fiato «E tu.. Quanto puoi essere ingenuo?» seguì una risata che mi fece gelare il sangue «Ti conviene divertirti finché puoi con lei» iniziai a sentire la familiare sensazione di nausea salire «Perché quando sarà il momento, distruggerà te e tutte le persone che avrà intorno» sentii la bile salire sù per la gola «Forse perché si sarà scocciata di te, o forse perché come fa con il cibo, prima ti mangerà e poi ti sputerà senza rimorsi».
Non ce la feci più.
Scappai verso i bagni dei camerini e mi ci fiondai dentro.
Non avrei dovuto piangere.
Io non piangevo.
Dovevo trattenere tutto e svuotarmi in un altro modo.
Camminai senza rendermi conto che in realtà stavo correndo.
Sbattei la porta del bagno, andai verso la toilette in fondo, alzai la tavoletta del water e rimisi tutto ciò che avevo mangiato nemmeno due minuti prima.
Non so cosa bruciasse di più: se la mia gola, il mio stomaco , o peggio, i miei occhi che rifiutavo categoricamente di far piangere.
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•BAD KITTY - The Rules Series
Fanfiction«Devi solo ammettere che il tuo corpo desidera essere toccato da un semplice ragazzo di Brooklyn che non può respirare la tua stessa aria perché il tanfo di povertà si sentirebbe a chilometri di distanza». ****...