SEBASTIANBom-Bam-Bom.
Sentii la testa che sarebbe scoppiata da un momento all'altro.
Sembrava che un martello pneumatico avesse preso il posto di tutti i miei neuroni, e le orecchie non volevano sentire alcun rumore.
Purtroppo per me, un'intero stadio mi stava urlando intorno.
Aggrottai la fronte e cercai di mantenere gli occhi chiusi.
Dio, avevo bisogno di dormire!«Signore, siamo arrivati» una voce che doveva essere flebile, per le mie orecchie fu peggio di uno stridio.
Avevo perfino lo stomaco sottosopra, ma il dolore alla testa era incessante.
Bom-Bam-Bom!
«Signore?».
Ma che cazzo! Non si può riposare nemmeno in pace?
La mia imprecazione risuonò perfettamente.
Ma non appena sbarrai gli occhi, mi accorsi di non essere nel mio letto, di non avere nessuno intorno se non una hostess che mi guardava sconvolta.Una hostess?
Andai in panico.
Iniziai a toccare le tasche della mia giacca in cerca di qualche indizio.
Vidi le file di sediolini vuoti vicino a me, perciò ne dedussi avessi preso un volo privato, o no?
Che cazzo stava succedendo?
Dove mi trovavo?
Ma sopratutto.. PERCHÉ ERO SU UN CAZZO DI AEREO?«Dove siamo?» fu l'unica domanda che riuscii a porre alla signorina, ed anche a tratti vista la mia voce biascicante.
Lei in risposta mi guardò imbarazzata.
«Mi dispiace..» mi guardò piena di rammarico.Ma che cazzo?
«Ho provato a fermarla, ma non voleva più partire».
Cosa stava dicendo?
Non riuscivo a capire.«Non la seguo. Può spiegarmi?» mi stiracchiai il collo.
Sembrava avessi dormito in quella posizione per ore.La signorina aggrottò la fronte, tentennando se rispondere o meno «La sua futura moglie».
Se avessi avuto dell'acqua l'avrei sputata seduta stante «La mia che?» mi alzai di scatto, incredulo di quello che aveva appena detto.
Mi venne un giramento di testa.Ma che cazzo?
Avevo chiesto a Katherine di sposarla e non mi ricordavo un cazzo?
Cercai di racimolare il più informazioni possibili dai miei ricordi, ma come uno stupido scherzo del destino, tutto si fermava all'appartamento di Margarita.
No!
Un momento.
Ero andato lì con l'intenzione di smentire ogni accusa che c'era su di noi.
Avevo bevuto un paio di bicchieri al massimo, e poi vuoto.
Mi venne la nausea in bocca.
Sbattei più volte le palpebre perché volevo che tutto questo fosse uno stupido sogno.«Dove siamo?» chiesi di nuovo. Stavolta con tono che non transigeva repliche.
Lei alzò la testa dal suo cellulare, cambiando totalmente tono nei miei confronti, «Bucarest» la risposta secca mi lasciò senza fiato.Porca puttana, no!
Era il compleanno di Kitty ed io ero ad un miliardo di chilometri di distanza.
Dovevo chiamarla.
Dovevo rassicurarla.
Dovevo..
Tastai ogni tasca del mio costoso completo ormai maltrattato, ma non c'era un cazzo di segno del mio telefono.Merda!
Voltai lo sguardo sul sediolino al mio fianco e quasi mi venne un colpo al cuore: c'era una scatolina in velluto di colore blu poggiata sopra.
No. No. No.
Non appena aprii la scatolina, tirai un sospiro di sollievo nel constatare che l'anello era ancora lì, ma un velo di panico mi sfiorò le tempie quando realizzai in che guaio mi fossi cacciato.
Sentii il cuore pompare a mille, e l'evidente sudore che imperlava la mia pelle sembrava la prova che tutto quello che stava succedendo non era affatto un sogno.
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•BAD KITTY - The Rules Series
Fanfiction«Devi solo ammettere che il tuo corpo desidera essere toccato da un semplice ragazzo di Brooklyn che non può respirare la tua stessa aria perché il tanfo di povertà si sentirebbe a chilometri di distanza». ****...