16 Maggio 2009 ore 00:30
The Rules, East 37th Street, New York.
L'ora del giudizio
KATHERINE
Salimmo in fretta la rampa di scale che portava al tetto del palazzo vicino a quello del The Rules, così in fretta che quasi feci cadere tutto il contenuto del mio bicchiere.
Trevor non aveva dato altre istruzioni se non quelle necessarie: Damien ci aveva incastrati, e se non avessimo escogitato qualcosa, non ne saremmo mai usciti puliti.
«Che cos'ha tra le mani?» chiesi, tra uno scalino e l'altro, mentre sentivo l'affanno montare.
«Tutto!» sputò Trevor fuori di sé «Quel figlio di puttana ci rovinerà tutti».
Sudavo freddo.
Se Trevor stava andando in panico, significava che la situazione ci stava letteralmente sfuggendo dalle mani.
Quando raggiungemmo il tetto, e Ben spalancò la porta, trovammo Damien ad aspettarci.
Non era un ragazzo particolarmente robusto; era alto quasi un metro e settanta, mingherlino, indossava un abito da cameriere ed in mano aveva una macchina fotografica con delle fotografie vicino.
Ma ciò che mi spaventò di più, era il sorriso diabolico che aveva in volto «Ed eccoli!» esclamò maligno «I pupilli intoccabili dell'Upper East Side».
Serrai i pugni e strinsi gli occhi a due fessure.
«Stavolta ho fatto scacco matto».
«Cosa vuoi, Damien?» sputò rabbioso Trevor «Soldi? Popolarità?» si avvicinò a lui ancora di più.
Ma Damien in risposta scoppiò a ridere, come se quelle parole fossero state una barzelletta divertente.
«Ti prego, non privare loro di conoscere la verità».Di che diavolo stava parlando?
Lui sembrò cogliere il mio momento di confusione perché puntò il suo sguardo dritto su di me «Ma che senso ha non divertirsi un po'? Da chi vogliamo cominciare? Da Benjamin Dallas?» sfilò un paio di foto dalla sua mano, e le sventolò vittorioso.
Da quella distanza era impossibile capire cosa avesse scattato, ma scommettevo ce lo avrebbe detto fra qualche secondo, «Un vero e proprio scapolo d'oro..» ghignò divertito «Peccato che l'unica fica in cui ti sei mai trovato bene sia quella di tua sorella! Che - per inciso - non si trova a portata di mano a causa sua» ed indicò proprio me, per poi continuare «Uno scandalo che metterebbe a rischio la carriera politica di tuo padre..»
Dalla presa a dir poco ferrea che Ben aveva sul suo bicchiere di alcol, immaginai stesse fremendo dal prenderlo a pugni «Ma a quanto pare anche il futuro Senatore ha qualche scheletro nell'armadio.. Non è così..» si voltò verso JC «Jennifer?».
La vidi irrigidirsi, come se una secchiata d'acqua gelata le fosse caduta addosso, «Hai sedotto il candidato alle elezioni sotto le indicazioni del padre di Ben, facendoti fare delle foto come se la cosa non fosse consensuale».
Sgranai gli occhi per la notizia.
JC non si faceva ordinare mai niente da nessuno, a meno che non beneficiasse di qualcosa.
Quindi perché lo aveva fatto?
Perché aveva aiutato il padre di Ben?
«Oh! Sta' tranquillo Dallas, la piccola JC non è andata a letto con tuo padre, ma scommetto che lo vorrebbe, ed anche tanto».
Ed eccolo qui il motivo.
JC era perdutamente innamorata di Thomas Dallas, ed io non avevo mai pensato a questa assurda eventualità.
E la piccola ed innocente Walton..» stavolta si riferì a me, lanciando a terra ben tre foto, ai piedi di Trevor, ma ero troppo distante per poterle mettere a fuoco «O dovremmo chiamarti, Emma!».
Sgranai gli occhi, e sentii un tonfo al petto così forte da devastarmi.
Una delle foto molto probabilmente rivelava chi era davvero Emma: me.
E non sarebbe stato un problema solo per la mia immagine, lo sarebbe stato anche per la famiglia di Trevor ed i suoi locali.
«O vogliamo parlare di tuo padre? Madre e figlia? Colpo basso anche per lui!».
Mi venne un conato di vomito.
Se le mie teorie erano esatte, si stava riferendo alla madre di Anne, ed Anne stessa.
Mi portai una mano allo stomaco per trattenere le me emozioni.
«Ma tu avrai dovuto pur prendere da qualcuno, per andare a letto con un uomo di dieci anni più grande di te, non è così?!».
E lì il mio cuore si bloccò.
Il ragazzo sperduto.
E Damien aveva in pugno anche lui, «Bravo ragazzo, voti eccellenti, diplomato in tempo ed anche in un'accademia a Londra! Un vero peccato poterlo mandare in prigione per una misera foto!».
Ed era quella la prova della mia sconfitta.
Lui aveva in pugno non solo me, ma anche il ragazzo sperduto, e per quanto volessi negare a me stessa ciò che provavo, non potevo più farlo.
Avrei messo al primo posto il ragazzo sperduto, sempre.
Qualsiasi cosa fosse accaduta.
Alzai lo sguardo verso di lui, con il terrore negli occhi.
Per la prima volta mi stavo mostrando debole.
«È amore quello che vedo?» cantilenò ironico, come se il solo pensiero di me innamorata potesse essere un qualcosa da escludere.
«Quanto..» sibilai tremante, e non seppi se per la rabbia o per dolore.
Lui inarcò un sopracciglio non capendo.
«Quanto vuoi per il tuo silenzio» ribadii, stavolta con voce ferma.
Damien non era uno sciocco.
Sapeva quanto potere avessimo, e sopratutto quanti soldi avessimo.
Era stato capace di raccogliere tutte quelle informazioni per spiattellarcele contro, ma tutti, avevano un prezzo. Bisognava capire solo quanto valeva il suo.
Scosse la testa, mantenendo sempre il ghigno vittorioso sulle labbra «Dei vostri soldi, non me ne faccio nulla».
«Allora cosa vuoi?» sbottò JC in panico.
Passò qualche minuto di silenzio, proprio a delineare il fatto che avesse lui il potere su quella situazione «Voglio vedere la vostra dinastia crollare, ma prima..» si girò verso Trevor «Voglio far vedere lor-» ma non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa che quest'ultimo con uno scatto d'ira lo colpì dritto in faccia.
«Trevor!» urlai, portandomi le mani vicino alle labbra.
Ma i pugni non cessarono.
Prima uno, poi un altro, non avevo mai visto Trevor in quelle condizioni.
JC si era freddata.
Ed io non riuscivo nemmeno più a gridare.
Trevor prese Damien per il collo, e lo alzò in alto facendogli mancare il respiro.
«Trev, adesso basta» lo intimò Ben, ma lui strinse ancora di più la presa.
«Trevor!» gridò JC, ma lui non vacillò nemmeno per un secondo.
Aveva gli occhi iniettati di sangue.
«I giochi di potere non funzionano con noi piccolo bastardo..» sibilò tagliente, mentre lo scaraventò per terra.
Facendogli battere la testa.
Si sentì un tonfo sordo che ci fece mozzare il respiro.
Trevor a sangue freddo prese la macchina fotografica che aveva al collo, e se la rigirò tra le mani.
A me sembrava di vedere la scena come in trance.
«KC?» qualcuno mi chiamò ma io non riuscivo a distinguere la voce.
Vedevo il corpo di Damien a terra, la faccia rigata di sangue, e le nocche di Trevor che grondavano rosso.
In quel momento non seppi di chi dei due fosse il liquido.
«KC!».
Che cosa avremmo fatto d'ora in poi?
Come avremmo insabbiato tutte queste verità?
Ma sopratutto, avevamo davvero superato il limite?
Trevor intanto si avvicinò al parapetto, facendo sporgere la macchina fotografica verso il nulla.
Fu questione di attimi.
E la fotocamera venne buttata giù, da un palazzo alto ben cinquanta metri, sfracellandosi al suolo in mille pezzi.
Ma c'erano ancora quelle foto, quelle ai nostri piedi, e chi poteva assicurarci che erano le uniche copie presenti?
«KC! KC!» urlò Ben, scuotendomi le spalle.
La sua voce seppur ferma nascondeva un velo di panico.
Io intanto stavo cercando di riprendermi dallo stato di shock in cui mi trovavo.
Mi tremavano le mani, avevo la bocca semiaperta ed il terrore negli occhi.
«Dobbiamo andare via di qui!» esclamò JC con voce tremante.
L'aria gelata dell'inverno mi stava entrando fin dentro le ossa.
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•BAD KITTY - The Rules Series
Fanfiction«Devi solo ammettere che il tuo corpo desidera essere toccato da un semplice ragazzo di Brooklyn che non può respirare la tua stessa aria perché il tanfo di povertà si sentirebbe a chilometri di distanza». ****...