Capitolo 41

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KATHERINE

Per la milionesima volta in quella giornata, lo stomaco mi brontolò così forte da poterlo sentire anche in Papuasia.

«Diamine, Kit-Kat! Dovresti mangiare qualcosa..» Tom mi ammonì con lo sguardo, e si allungò verso la mini dispensa del camerino alla ricerca di qualcosa di commestibile.
Sia lui che Chris erano seriamente preoccupati per la mia salute sia fisica che mentale.
Ho sempre pensato che il cibo fosse una valvola di sfogo perfetta.
E che, nessuna delusione amorosa avrebbe potuto chiudermi lo stomaco non facendomi mangiare.
Si, insomma.. Com'è che si dice?
Un brindisi a chi mi ama e due a chi mi odia!
Ma ovviamente le cose cambiano.
Non era che mi rifiutassi di mangiare per partito preso. Io non ci riuscivo affatto.
Convivevo con la perenne sensazione di nausea che mi attanagliava lo stomaco, e l'acidità della bile risalirmi fin sopra la gola.
«Sai di cosa ho fame?» dissi retorica, girando il tea bollente con un cucchiaino. 
Tom aveva questa strana mania di bere tea anche quando fuori facevano quaranta gradi.
Diceva che, l'unico rimedio per un cuore spezzato, era il tea inglese puro.
O era il rimedio per il mal di gola.
Vabbè, faceva lo stesso.

«Di vendetta» dissi infine, guardando negli occhi sia lui, che Chris.
Entrambi mi guardarono deglutendo pesantemente.
Fino ad un mese fa, pensavo che nessuno sarebbe stato in grado di spezzarmi il cuore, si insomma, come si fa a rompere qualcosa che è rimasto congelato otto anni fa?
Semplice, il passato viene nuovamente a prenderti. E quando lo fa, lo fa proprio in grande stile.
Inutile dire che per quanto vendetta, avrei voluto farla pagare amaramente a Sebastian, ma il mio povero cuoricino supplicava di lasciarlo in pace.
Dio, che strazio.

«Potresti vendicarti usandomi come tuo schiavo sessuale» propose Chris serio.

«Perché non mi stupisce questa proposta?» scosse la testa Tom.

«Riflettici» Cip si alzò dalla sedia e mi si posizionò difronte «Tu sei sexy, io sono sexy. Potremmo funzionare».

«Questa non è una vendetta, lo sai?» lo bacchettò l'inglesino

«Ah, no?».

«A chi giova, a lei o a te?».

Ci rifletté sopra «Lei, ovvio. Scopa con il sottoscritto, fa prendere un infarto all'ex, e scopa con il sottoscritto».
Mi portai le mani in faccia al limite «Io non mi aspettavo un pozzo di scienza..» dissi guardando il biondo «Ma manco un rincoglionito di serie A».

«Dovrei offendermi?» chiese lui stralunato.

Tom scosse la testa ormai esasperato «Come stai, Kit-Kat?».

Come stavo?
Considerando che avevo appena rischiato una crisi di pianto, seguita da un attacco di vomito, tecnicamente stavo uno schifo.
Ma non valeva la pena darlo a vedere.
Solo che, Tom rispose prima che potessi negare lo stato d'animo in cui fossi «Comportarti come se non ti importasse non vuol dire averla superata».
Deglutii presa in contropiede da quell'affermazione così vera.
Poi, raddrizzai le spalle e la mia espressione si fece più dura.
«Devo cambiarmi» dissi infine, mascherando ogni fragilità che i miei occhi ed il mio corpo stavano esternando.
Entrambi mi guardarono sconsolati, consapevoli che avessi nuovamente anteposto gli insegnamenti del decalogo Walton, a ciò che realmente sentivo.
Ma era un meccanismo di difesa.
Se non lo affronti, e lo ignori, il problema andrà via da solo.

«Ci vediamo fuori Kit-Kat» ed in quel momento uscirono dal camerino.


SEBASTIAN

Due ore.
Stavo aspettando fuori il camerino di Katherine come un maledetto idiota solo per poterle parlare, da due ore.
Stavo lì, con il braccio a mezz'aria, facendo avanti ed indietro nella speranza che la porta si aprisse da sola.

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