Capitolo 33

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SEBASTIAN

19 Dicembre 2008 ore 17:50

Clinica Cornell, 654 Madison Ave, New York.

«Allora Elliott!» presi posto sul letto, con lui vicino a me «Che tipi di film ti piacciono?» chiesi al bimbo accoccolato al mio fianco, mentre fissava il Mac poggiato sulle mie gambe.
La stanza di Elliott Walton sembrava il parco giochi che ogni bambino di almeno cinque anni potesse mai desiderare: era grande quanto il mio appartamento, dotato di un salottino per gli "ospiti", una camera padronale, una stanza dei giochi ed un bagno che nemmeno gli hotel di lusso avrebbero potuto permettersi (non che io ne avessi mai visto uno, ma basandomi sui film che mia madre si ostinava a guardare in tv, ne avevo una vaga idea)
Elliott, all'apparenza, sembrava un bambino a cui venivano riservate anche le più microscopiche attenzioni, aveva un Nintendo ed una PlayStation ultimo modello, una fila di DVD infinita, giocattoli da costruzione e chi ne ha più ne metta, dannazione! Ma la realtà era ben diversa da questa.
L'unica persona che lo andava a trovare almeno una volta a settimana era Katherine, il padre e la madre al massimo due volte al mese e gli facevano recapitare regali ogni giorno per "compensare" la loro assenza.
Non aveva compagnia al di fuori della sorella, o dei bambini della struttura, ma ora poteva contare anche su un'altra persona, il sottoscritto.

Si alzò dal letto e si incamminò verso quelli che erano una serie di DVD posti sotto la scrivania.
Ne prese uno, e nel girarsi notai che aveva gli occhi pieni di gioia e incontrollabile emozione.
Ridacchiai perché questo marmocchio stava correndo alla velocità della luce dritto verso di me, con quello che vidi essere il film dell'anno.
Sgranai gli occhi e rimasi a bocca aperta per quello che aveva in mano.

«Non è uscito nemmeno un anno fa!» esclamai sbigottito «Come fai ad avere il DVD?».
Lui mi lanciò un'occhiata scocciata per poi indicare se stesso come a dire "hai capito con chi stai parlando?"

Sbuffai divertito «Giusto! Voi ricchi e le vostre innumerevoli agevolazioni».

Fece qualche buffa smorfia prima di porgermi il dischetto ed aspettare che il film iniziasse.
«Quindi ti piacciono i super eroi, eh?» sembrava strano, ma parlare con Elliott era un qualcosa di terapeutico, più che far bene a lui, personalmente faceva bene a me «Anche a me, però non mi vedo come un vero e proprio eroe.. Si, insomma, guardami! Ho la faccia da bravo ragazzo?» mi presi in giro da solo, ma lui non mancò nel farmi capire che concordasse pienamente con me.
Elliott sapeva.
Dopo diverse visite in cui gli avevo rivelato diversi aspetti di me, come il fatto che fossi un attore e che ero molto più grande della sorella, mi aveva implicitamente chiesto di rivelare il mio vero volto ed ovviamente in cambio non avrebbe detto niente (e beh, su questo ero abbastanza sicuro).

«Un giorno sarò uno di loro» dissi convinto rivolto allo schermo «No, anzi. Sarò quello che farà il culo a tutti».

Elliott mi fece il segno del braccio di ferro ed io risi di gusto.
Non avevo fratelli, nemmeno sorelle, eppure lui in così poco tempo era riuscito a prendere uno spazio e nel mio cuore.
Non sapevo se fosse giusto o sbagliato.
Sapevo solo che gli volevo bene e che avrei voluto ricominciasse a parlare, il più in fretta possibile.















20 Agosto 2017 ore 11:05

«Sei una testa di cazzo, lo sai vero?».

Dio! Quel ragazzino lo preferivo quando non spiccicava mezza parola.

«È complicato, e lo sai» risposi sistemandomi il telefono all'orecchio.

Potei immaginare i suoi occhi celesti roteare all'indietro, ed i suoi capelli diventati ancora più chiari a causa del sole degli Hemptons.
Quel ragazzino a soli dodici anni aveva la capacità di interloquire e dibattere pari a quella di un mio coetaneo (e la differenza di età era abissale)

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