Capitolo 70

2.2K 88 14
                                    

Paulo sta venendo qui e io non smetto di piangere.

Elèna mi passa una mano fra i capelli e poi sulla fronte appiccicosa per il sudore.
"Dio mio, hai la febbre alta. Vado in farmacia a prenderti qualcosa, okay?"

Sbatto le palpebre lentamente, mi tiro su a sedere e sento la testa scoppiare.
Chiudo gli occhi stringendo la base del naso con le dita.
"D'accordo, mi passeresti il termometro?"

"Si, certo".

Misuro la febbre asciugandomi le guance con i palmi delle mani. Elèna non ha ancora detto niente sulla questione Paulo  e la ringrazio per questo perché se il solo pensiero mi fa piangere come una disperata non oso immaginare cosa succederebbe se ne parlassi con lei.

"No, no... hai quasi 39, io adesso chiamo il tuo medico e ti prendo un appuntamento" si alza di scatto Elèna scuotendo la testa.
Recupera la borsa dalla mia scrivania e le chiavi della macchina.
"Ti lascio sola, chiamo il medico io per te va bene?"

Annuisco, non le ho detto che Paulo sta per venire qui perché darebbe di matto. Elèna è ipocondriaca e la cosa è abbastanza ironica per una ragazza che studia medicina. Mi direbbe che devo stare a riposo e non avere ulteriori motivi di stress.

Prendo la Tachipirina, mi passo una mano sulla testa ravviando i capelli dietro le orecchie, li lego con un elastico in una coda bassa e in quel momento lo schermo del mio telefono si illumina.

Da Paulo:
Posso salire?

A Paulo:
Certo che puoi.

Qualche tempo fa gli ho dato una copia delle mie chiavi di casa, mi viene da piangere se penso che me le dovrà restituire.

La porta della mia stanza si apre ed entra Paulo, indossa una felpa blu elettrico e dei jeans. Si toglie il berretto dalla testa, sposta i capelli all'indietro e mi guarda.

"Ehi, che succede?" si avvicina di scatto sedendosi accanto a me sul letto.

Mi passa una mano sulla guancia, chiudo gli occhi al contatto, mi sento così viva quando lui è qui con me.
Come farò ad abituarmi a non averlo più?

"Solo una brutta influenza. Elèna ha chiamato il medico e andrà a prendermi qualcosa in farmacia" gli spiego con un'alzata di spalle.

Paulo annuisce, "Hai un aspetto terribile" commenta visibilmente preoccupato, mentre delinea il contorno delle mie labbra con il polpastrello.

Sorrido, "In questi casi dovresti dirmi che sono bellissima anche così, sai?" gli faccio l'occhiolino.

Lui sorride chinandosi su di me, le sue labbra sfiorano le mie prima di lasciarmi un bacio.
"Ti ammalerai anche tu" sussurro con la voce rotta.

Paulo mi guarda negli occhi, mi stringe il viso tra le mani e inspira. "E allora?"

Deglutisco, "E allora non potrai giocare".
Al Real.

Paulo sospira, si passa una mano sulla fronte, sembra esausto. "Sai che stasera giochiamo" ma la sua non è una domanda ma un'affermazione.

Sbarro gli occhi, "Ma è mercoledì...".

Solo ora, come una stupida mi ricordo del turno infrasettimanale e mi sento davvero una scema, visto che la partita non è nientemeno che contro il Milan.

La parte migliore di me(Paulo Dybala)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora