Capitolo 73

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Perdonatemi per il ritardo nell'aggiornamento ma per chi non lo sapesse frequento l'ultimo anno di università ed è iniziato il periodo esami, perciò ho poco tempo per scrivere e faccio il possibile.
Buona lettura!

Capitolo 73

"Signorina, è ancora in linea?"

Mi porto una mano al petto, il cuore mi batte così velocemente che temo possa esplodere.
"Si, scusi è solo che..."

"Non sapeva di essere incinta".

"No, infatti" rispondo con un filo di voce.

La donna all'altro capo del telefono sembra sorridere contro la cornetta. "Lo avevo intuito. Beh, può prendersi tutto il tempo che desidera per comunicarlo al futuro papà. Nel frattempo mando in laboratorio le sue analisi. Con livelli così alti nel sangue è probabile ci sia un'infezione. Le prescrivo anche qualcosa per le nausee, d'accordo?"

"Scusi, ha detto un'infezione?" chiedo con un filo di panico nella voce.

"È probabile, ma non deve preoccuparsi. Non è niente che possa dare problemi al feto".

La saluto poco dopo, quando la chiamata termina mi appoggio con le mani sulle ginocchia.
Non posso credere di essere incinta.
Non adesso, non di lui.

Mi domando cosa dovrei fare e soprattutto come? Come posso portare avanti una gravidanza con un uomo in un altro stato? Per di più, con un uomo che fa il calciatore a migliaia di km da me e che conosco solo da pochi mesi.

Arrivo a casa il più in fretta possibile e chiamo Elena, le chiedo di raggiungermi.
Forse avverte il terrore nella mia voce, perché dopo nemmeno mezz'ora è nel mio salotto.
Mi abbraccia, "Ehi cos'è questa faccia? Mio Dio, sembri un fantasma. Hai mangiato?"

La stringo forte, sorridendole. "Non ho fame adesso. Mi ha chiamato la dottoressa, potrei avere un'infezione, ma niente di preoccupante".

"Menomale" sospira sedendosi sul divano. "Allora perché sembra che tu abbia appena visto un fantasma? Hai sentito Paulo?"

Abbasso lo sguardo al pavimento, mi siedo sul divano iniziando a giocare nervosamente con le dita.
Perché mi fa così male sentire il suo nome?
Ah già, perché è il padre del bimbo che porto in grembo e probabilmente non lo vedrà mai.

"Sono incinta, Elena".
Mentre la aspettavo, mi sono chiesta come glielo avrei detto. Poi ho capito che non ci sarebbero state frasi o discorsi giusti.

Lei sgrana gli occhi e per la prima volta da quando la conosco sembra davvero ammutolita. Si sposta un ciocca di capelli dietro l'orecchio, il maglione le cala lentamente scoprendo una scapola.
"Oh mio dio" sussurra senza fiato. "Tu sei..".

"Già, proprio quello" confermo. "Bel tempismo, non trovi?"

Elena scatta in avanti prendendomi la mano. "Ehi, qualsiasi cosa tu sceglierai di fare io sono qui con te. Hai capito? Questo non devi mai dimenticarlo".

"Lo so" rispondo abbracciandola. "Non so cosa dovrei fare. Paulo è sparito, ha già un piede e mezzo su un aereo".

Elena mi guarda scuotendo la testa, "Non penserai di non dirglielo, vero?"

Socchiudo le labbra, mi sento totalmente spaesata e confusa. Sono spaventata a morte.
"Cosa dovrei fare? Paulo partirà, io dovrò lasciare i miei studi, almeno per ora... a cosa servirebbe che glielo dicessi? Gli sconvolgerei solo la vita".

Elena scatta in piedi, "Tu devi dirglielo. È suo figlio, non puoi decidere tu per entrambi. Ha il diritto di saperlo".

Resto zitta e mi sento tremendamente in colpa. Mi sento una vigliacca, davvero pensavo di poter tenere nascosto a Paulo suo figlio? E a mio figlio suo padre?
Mio Dio, sto completamente impazzendo.

***
Vorrei che fosse tutto più semplice.
Fisso gli alberi di questo parco, mi stringo nella giacca. Le foglie rotolano lungo la strada mosse dal vento, guardo l'orologio e prendo fiato.
Paulo sarà qui a momenti.

Ieri sera, dopo aver parlato con Elena gli ho scritto. Il suo aereo è stasera, gli ho scritto che dovevo vederlo prima che partisse.
Io non posso lasciare Torino e lui non può sottrarsi da un contratto, ma deve sapere che farò nascere suo figlio. Con o senza di lui.

"Lara".

Alzi la testa di scatto. Paulo è di fronte a me, si stringe in un cappotto pesante. Ha i capelli scompigliati che gli cadono sulla fronte e davanti agli occhi.
Li sposta con una mano, svelando i suoi occhi chiari.

Chissà se avrà i suoi occhi.

Deglutisco, "Ehi".

Si siede accanto a me, "Non dovresti prendere freddo. Possiamo andare da me, ci sono ancora i mobili infondo" dice con un piccolo accenno di sorriso.

So che sta provando a farmi ridere, ma non può nemmeno immaginare cosa sto provando ora.
Gli sto dicendo addio dopo appena 24 ore dalla scoperta di aspettare suo figlio.
Sono terrorizzata all'idea di sconvolgerlo, ma non potrei mai vivere in questo silenzio, in questa bugia.

"Penso che qui vada più che bene. Tra quanto hai il volo?"

"Alle otto" risponde senza giri di parole.

Mi mordo il labbro.
Tra quattro ore ci separeranno solo mille quattrocento chilometri.

Paulo si avvicina, mi passa una mano sulla spalla. "Stai tremando".

"Non è per il freddo" mi affretto a rispondere.

I suoi occhi sono confusi, mi guarda in cerca di spiegazioni.
"Que pasa? Hai uno sguardo, díos" si passa una mano sulla fronte. "Non è facile nemmeno per me lasciarti qui. Lo sai che ti amo, lo sai che non me ne sarei mai voluto andare".

Sento gli occhi pizzicare. Mio dio, non volevo piangere. Non ora.

"Lo so. So che non dipende da te" rispondo. "Ma nemmeno quello che sto per dirti dipende da me. Dipende dal destino, dal tempismo che non è mai stato il nostro forte credo".

Paulo mi guarda in silenzio, gli occhi vigili, spaventati.
"Che c'è?" sussurra senza quasi più fiato.

Lo guardo negli occhi, chiedendomi ancora una volta perché il destino debba essere stato così crudele con noi.
"In questo momento ti guardo" dico allungando una mano.

Gli sfioro il viso, la pelle è fredda, l'accenno di peluria che ha sul viso mi fa capire che non si rade da un po'.
Chiude gli occhi per un secondo al contatto.

"Ti guardo e mi chiedo di che colore saranno i suoi occhi, mi chiedo se avrà le tue labbra. Mi chiedo se sarà generoso come te, oppure testardo come me. Mi chiedo se giocherà anche lui a pallone, oppure se vorrà essere una donna in carriera come me. Mi chiedo quale sarà la sua prima parola. Mi chiedo quando mi dimanderà di te".

I suoi occhi si riempiono di lacrime, mi afferra la mano che ancora tenevo appoggiata al suo viso, la stringe forte.
"Tu.."

"Sono incinta, Paulo".

La parte migliore di me(Paulo Dybala)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora