CAPITOLO 18

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Sanem

«Cosa ci fai tu qui?» chiesi con tale freddezza che vidi scomparire il sorriso dal volto dei miei genitori.

«Sono venuto a chiederti scusa, Sanem, per tutti gli errori commessi, per quanto ti ho fatto soffrire. Mi dispiace tanto e… io ci tengo ancora a te… a noi...»

Guardai Yiğit, sembrava davvero dispiaciuto. Mentre il suo viso appariva davvero affranto, sul mio c’era chiara ed evidente tutta l’indifferenza che ormai provavo nei suoi confronti. Anche la rabbia dei primi tempi dopo la nostra separazione era svanita e col tempo, oltre a quel sentimento che avevo creduto essere vero amore, erano spariti anche il dolore, l’indignazione e ogni sentimento che avevo provato per lui. Ormai faceva parte del mio passato, avevamo vissuto momenti felici, non potevo negarlo, ma solo quando ormai ero riuscita a togliermelo dal cuore avevo capito che non era lui quello giusto. Non mi ero mai pentita della nostra relazione, ci avevo creduto in quel momento e comunque indietro non si tornava. Ma grazie a quella storia, avevo capito cosa desideravo veramente. E lui non poteva darmelo.

«Yiğit, non capisco perché ritorni dopo tutto questo tempo. Quello che c’è stato tra di noi mi ha segnata profondamente, ti ho amato, ma non sei riuscito a darmi ciò che volevo. Posso perdonarti per quello che mi hai fatto perché non m’importa più niente e soprattutto perché ho potuto aprire gli occhi e capire che non eri tu la persona giusta per me.»

Cercai di trovare parole che non fossero offensive e parlai anche con una certa calma, seppure con freddezza, per evitare che reagisse in preda alla rabbia. Perché lui era così, se gli andavo contro, se non ero d’accordo col suo pensiero, si innervosiva e chi si ritrovava dalla parte del torto ero io. Per fortuna non aveva mai alzato un dito su di me, ma il suo egoismo, la sua presunzione diventavano le sue armi al punto che molte volte ero io a chiedergli scusa pur di riappacificarci.

«Cosa ti ho fatto, Sanem? Sei ancora convinta della storia del tradimento? Te lo giurerò fino allo sfinimento che non ti ho mai tradita. Credimi, Sanem!» disse con le lacrime agli occhi.

«Ok, ti credo ma comunque tra me e te non potrà esserci più nulla. Io non ti amo più e da molto tempo!» risposi secca.

Stava iniziando a darmi sui nervi, ero stanca, avevo voglia di una doccia rilassante e di buttarmi sul letto e distendermi.

Vidi che i miei genitori non erano più con noi, probabilmente mia madre era in cucina a preparare la cena e mio padre accanto a lei a leggere il giornale.

Yiğit non sapeva più cosa dire. Lo vidi tentennare come se volesse ancora aggiungere qualcosa.

«Ti prego, ora vai via, sono molto stanca.»

«Sposami, Sanem!»

Mi bloccai come una statua al centro del soggiorno mentre mi accingevo a raggiungere la mia camera. Avevo sentito bene? Mi voltai lentamente verso lui e lo guardai piena di rabbia. Forse non ero stata abbastanza chiara. Presi un respiro e lo invitai nuovamente ad andare via.

«Anche i tuoi genitori sono d’accordo, mi sono scusato anche con loro e spiegato quanto io sia stato immaturo con i miei comportamenti. Hanno capito che io tengo davvero a te e che non voglio perderti.»

In realtà non avevo mai raccontato ai miei genitori la storia del tradimento, di cui non avevo comunque nessuna prova, né tanti particolari che ci avevano spinto a lasciarci. Avevo detto semplicemente che era finita e loro ci erano rimasti male avendo accolto Yiğit come un figlio e non avendo mai avuto modo di conoscere quel lato caratteriale che solo con me veniva fuori.

«Parlerò io con mia madre e mio padre, ma la mia risposta è NO» marcai quella parola di sole due lettere sperando che capisse.

«Io non mi arrendo, piccola, non ti lascerò scappare» continuò ancora più convinto.

I nostri sguardi sembrarono sfidarsi. "Non mi avrai mai” pensai ancora più convinta di lui.

«Allora? Ti è piaciuta la sorpresa?» chiese mia madre, comparendo improvvisamente alle mie spalle seguita da mio padre. Mi voltai e notai di nuovo il sorriso stampato sui loro volti.

«Ma come avete potuto acconsentire?» urlai. Ero infuriata più con loro che con il mio ex. «Tra me e lui è finita e non ci sarà nessun futuro. Le decisioni per la mia vita le prendo io.»

«Calmati, Sanem, ragiona!» intervenne mio padre.

«Su cosa dovrei ragionare? Perché dovrei sposare qualcuno che non amo?»

«Sono sicura che ciò che hai provato per Yiğit è solamente sopito da qualche parte nel tuo cuore. Tornerete ad essere felici insieme» aggiunse mia madre.

«IO – NON – LO – AMO» scandii bene queste parole senza gridare ma decisa.

«E invece tu farai quello che decidiamo noi. E ora tutti a cena» impose mia madre.

La guardai scioccata. I miei occhi che stavano per riempirsi di lacrime osservarono mio padre che non disse una parola, ma vidi chiaramente un velo di tristezza nei suoi occhi. Poi, senza nemmeno voltarmi verso Yiğit, me ne andai sbattendo dietro di me la porta di casa mentre la voce grossa di mia madre rimbombava tra le pareti.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora