CAPITOLO 35

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Sanem

I giorni seguenti li trascorremmo in giro per Konya e facendo qualche gita nei dintorni, mentre la sera cenavamo alla fattoria in compagnia di Melo e Metin.

Can mi portò a vedere il Kyoto Japon Parki, un parco immenso al cui interno vi era un lago con al centro una pagoda, il tutto circondato da innumerevoli alberi di ciliegio che conferivano al Giardino un’aura rosa e che davano l’impressione di trovarsi davvero in un altro mondo. Pranzammo al ristorante che affacciava sul lago, nel quale galleggiavano oche e cigni, e per la prima volta assaggiai la cucina giapponese tra mille perplessità e buffe espressioni che provocarono l’ilarità di Can.

Passeggiammo in altri parchi della città e trascorremmo un pomeriggio anche al luna park. Fu come ritornare un po’ bambini, con l’unica differenza di tenerci abbracciati su ogni attrazione.

Erano passati cinque giorni dal nostro arrivo e quella sera ricevemmo una chiamata da Mihriban che ci mise in allerta.

«Tutto bene, Sanem? Sei sbiancata» si preoccupò Can.

«Yi-Yigit è a Komurluk» riuscii a dire appena, con gli occhi che fissavano il vuoto.

«Com’è possibile?» intervenne Melo. Avevamo raccontato loro tutto.

Non riuscivo a parlare, mi sentivo sprofondare.

«Cosa faccio adesso?» la mia domanda era rivolta perlopiù a me stessa.

«Ora calmati!» disse Can accarezzandomi un braccio. «Troveremo una soluzione. Cosa ti ha detto Mihriban?»

«Per il momento ha lasciato intendere a Yiğit che ero molto stanca e quindi ero già a casa.»

«Perfetto!»

«Ma domani cosa accadrà?» chiesi con gli occhi colmi di lacrime. «Quale scusa potrà inventarsi Mihriban?»

Restammo per qualche istante tutti in silenzio.

«Ascolta! E se… tu andassi a trovare tua nonna?» propose Can.

Lo guardai perplessa. «Così all’improvviso?»

«Non credo che Yiğit le abbia chiesto altro e domani potrebbe semplicemente dire che sei partita molto presto.»

«E se lui andasse a Bursa?» La mia agitazione aumentava.

«Ti troverà lì.»

«Come...»

«Partiremo ora.»

«Can, ci vogliono molte ore e poi di notte…»

«Credi che mi spaventi viaggiare di notte? Solo una cosa mi spaventa…» disse prendendomi il viso tra le mani, «perdere te!»

«E se una volta lì Yiğit vuole riportarmi ad Istanbul?»

«Gli dirai che tua nonna ha bisogno di te. Non può reagire.»

«E tu cosa farai?» Al solo pensiero di dovermi separare da Can mi sentivo persa.

«Non ci pensiamo adesso. Ora prepariamoci e poi avviseremo tua nonna e Mihriban. D’accordo?»

Annuii. Per quanto Can avesse cercato di tranquillizzarmi non c’ero riuscita. Avevo paura. Quei giorni a Konya erano stati un sogno, un sogno dal quale ora dovevo svegliarmi per affrontare di nuovo l’incubo.

Anche Melo, che mi aiutò a sistemare le mie cose nel trolley, tentò di rassicurarmi.

Partimmo in tarda serata e nonostante sapessi che mia nonna a quell’ora probabilmente già dormiva dovetti obbligatoriamente chiamarla.

«Nonna, sono Sanem! Tranquilla, sto bene» mi precipitai a dire non appena rispose.

«Bambina mia, cosa succede? Perché chiami a quest’ora?» Potevo sentire il tono allarmato nella sua voce.

«Nonna, tra qualche ora sarò da te. Ti spiegherò tutto quando arrivo.»

Ci furono pochi attimi di silenzio.

«E’ successo davvero, allora? Stai scappando, Sanem? Lo sentivo che prima o poi sarebbe accaduto.»

«Cosa… Nonna, tu sapevi tutto?» chiesi sbalordita.

«Parleremo quando sarai qui. Sappi solo che sono dalla tua parte.»

Quelle parole mi risollevarono. Per un attimo avevo quasi temuto che anche lei fosse d’accordo con la mia famiglia.

«Un’altra cosa, nonna… Non verrò da sola…»

«Oh!» la sentii esclamare.

«Ecco, con me c’è…» Mi voltai a guardare Can che guidava, non sapevo come dire a mia nonna che…

«Lui?» chiese sorpresa. «Colui che ti fa brillare gli occhi?»

«Sì, nonna!»

«Bene! Vi aspetto, bambina mia, e siate prudenti! Ora sono più tranquilla sapendo che non sei più sola.»

«Ci vediamo in mattinata. Ti voglio bene!» dissi prima di riattaccare.

Avvisai anche Mihriban, sperando di non metterla in difficoltà e mi disse di aver fatto la cosa giusta.

All’alba arrivammo a Bursa.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora