CAPITOLO 63

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Dieci anni dopo...

Sanem

«Avanti, bambini, a lavare i denti e poi tutti a letto! Yıldız, controlla che tuo fratello se li lavi, io vi raggiungo subito» dissi, iniziando a sparecchiare la tavola.

«Sì, mamma!»

«Ma io voglio lavarmeli con papà» protestò Deniz.

«Tuo padre sta finendo un lavoro importante. Su, fila!»

«Uffa, ma io voglio...»

«Deniiiiiz!» urlò Can dallo studio.

«Papà, io voglio te!» disse il piccolo a voce alta.

«Ascolta la mamma!»

«Uffa, non posso fare mai come voglio io» esclamò imbronciato.

«Ti sento!» disse Can.

«Ma come fa a sentirci fino a qui?» sbuffò. «Ha le antenne così?» fece il gesto con le manine sulla testa.

«Guarda che ti sento ancora!»

Deniz roteò gli occhi al soffitto e raggiunse le sorelline.

Io finii di sparecchiare e andai da mio marito.

«Ne hai ancora per molto, amore?» gli chiesi massaggiandogli le spalle.

«Ho quasi finito, tesoro mio!»

«Vado a mettere a letto i bambini.» Gli posai un bacio sulla guancia. Lui si voltò e ci guardammo negli occhi per un istante prima di scambiarci un dolce piccolo bacio sulle labbra. Quelle labbra che ancora mi facevano morire.

«Mamma, Deniz ha allagato il bagno.» La voce della piccola Ateş ci raggiunse facendoci voltare di scatto.

«Ora mi sente!» disse Can poggiando il portatile sul tavolino.

«Vado io. Tu finisci qua e raggiungimi» esclamai, prendendo poi per la manina Ateş e andando di sopra.

Constatai che Deniz aveva lavato i denti ma creando anche una sorta di inondazione. Mi bastò fissarlo come faceva con me mia madre quando ero piccola e filò a testa basta nella loro cameretta chiedendomi scusa.

«Mamma, ci racconti la storia della principessa dal profumo del pane?» mi chiese Yıldız saltando come al solito sul letto.

«Uffa, sempre la stessa storia!» si lamentò Deniz.

«D’accordo, ma ora smettila di saltare e vieni qui» rimproverai Yıldız mentre la piccola Ateş si era già accoccolata sulle mie gambe.

«Ci metti anche il drago cattivo? Altrimenti mi annoio» protestò ancora il maschietto.

Pochi secondi dopo, mi ritrovai sommersa dai miei tre bambini.

«C’era una volta una fanciulla sempre allegra che vendeva il pane. Trascorreva le sue giornate insieme ai suoi amici e le piaceva tanto passeggiare sulla scogliera per sentire l’odore del mare.
Un giorno, nel panificio dove lavorava entrò un ragazzo molto bello, alto, con due occhi meravigliosi, ma…»

«…non era il suo tipo» intervenne Yıldız facendo ridere la sorella più piccola ed anche me.

«Quella stessa sera, i due s’incontrarono alla scogliera dove entrambi erano soliti recarsi, ma fu un incontro un po’ burrascoso perché lei stava per scivolare in acqua ma lui prontamente l’afferrò.»

«Che peccato! Sarebbe stato divertente se lei fosse caduta» disse Deniz sbuffando. A lui piacevano le storie d’azione con draghi e mostri.

«Ma lui è il principe, la deve salvare» s’intromise Ateş.

«Più tardi, quella stessa sera, i due ragazzi s’incontrarono ad una festa dove lui la invitò a ballare guardandola sempre negli occhi.»

«Bleah!» fece Deniz.

«Zitto, stupido!» lo redarguì Yıldız di due anni più grande.

«Perché il principe la chiamava “ragazza dalla pelle di luna?”» chiese Ateş, curiosa, per la prima volta.

«Perché il suo vestito era argentato» la voce di Can sopraggiunse improvvisamente dalla porta, «e la sua pelle brillava proprio come un raggio di luna» disse guardandomi con quegli occhi così profondi da farmi ancora perdere la testa.

Si avvicinò a noi e si sedette a terra. Ateş corse subito da lui e si appoggiò comodamente con la schiena al petto di suo padre.

«Dai, continua!» mi esortò Yıldız estasiata.

«Dopo il ballo, lui la riaccompagnò a casa» sintetizzai, «e non si videro per diversi giorni perché lei andò a trovare sua nonna che viveva molto lontano.»

«Ma quando la ragazza dalla pelle di luna tornò, quel ragazzo fece di tutto per poterla rivedere ogni giorno» continuò Can. «Ogni mattina facevano colazione insieme nella piccola panetteria, mentre la sera s’incontravano alla scogliera dove parlavano di loro, delle loro giornate e dei loro sogni.»

«Perché lui non la baciava mai?» chiese improvvisamente Yıldız facendo ridere suo padre.

«Perché aveva paura di rovinare quella dolce amicizia, non immaginava che anche lei fosse innamorata di lui» rispose Can non smettendo di guardarmi.

«Ma quando arriva il drago cattivo?» domandò ancora una volta Deniz.

«Adesso viene, uffa! Sei scocciante» rispose Ateş. Ormai conoscevano quella storia a memoria ma ogni volta era come se l’ascoltassero per la prima volta.

«Beh, ecco che un giorno il “drago cattivo” si presentò a casa della famiglia della ragazza dicendo di volerla sposare. Lei, però, non lo voleva perché…»

«... perché voleva quello che non era il suo tipo» m’interruppe Ateş.

«Come, come? E chi era?» chiese curioso Can. Non gli avevo mai accennato al fatto che inizialmente non lo reputassi il mio tipo.

«Il principe» confessò Ateş.

«Ah, era così!» asserì Can lanciandomi un’occhiataccia interrogativa.

«Ma perché il drago non l’ha rapita? Sarebbe stato fortissimo!» fu il pensiero di Deniz.

Can lo guardò accigliato.

«Non la rapì il drago ma il suo principe e insieme si nascosero in una fattoria lontano da tutti» continuai. «E fu lì…»

«…che si baciarono» terminò Yıldız riportandomi con la mente su quel molo e di nuovo negli occhi di mio marito.

«I giorni passavano e loro erano sempre più innamorati. Ma quando tornarono a casa, dovettero scappare di nuovo perché anche i genitori della ragazza erano contro di lei. Così, lui la portò ancora più lontano regalandole, però, la felicità.» Il ricordo della nostra prima volta mi fece arrossire e vidi negli occhi di Can lo stesso imbarazzo.

«Quando tornarono di nuovo, il drago sembrò essere scomparso ma, di nascosto, cercava di distruggere la famiglia della ragazza» continuai. «Finché un giorno, trovò i due innamorati e…» Il ricordo dello sparo mi paralizzò, ogni volta che arrivavo a quella parte della storia non era mai facile andare avanti, nonostante ormai fosse un lontano ricordo.

«…il drago gli sputò il suo fuoco addosso e la principessa cadde a terra» continuò Deniz gasandosi. Era la sua parte preferita, era pur sempre un maschio e le favole d'amore non gli piacevano.

«Sì, però, poi il drago è stato sconfitto e la principessa ha riaperto gli occhi» finì Yıldız.

«Sì, per fortuna la principessa riaprì gli occhi o il suo principe sarebbe morto di dolore» disse Can accarezzando la piccola Ateş e perdendosi ancora una volta nel mio sguardo.

«Poi il principe e la principessa si sposarono e vissero felici e contenti» concluse Yıldız trasognata.

«Mamma,» chiese ancora Ateş, «eri tu la principessa?»

Le sorrisi.

«La mamma è la principessa più bella che io abbia mai conosciuto» rispose Can. «E sapeste quanto era bella il giorno in cui ci sposammo…»

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora