LA GELOSIA DI PAPA' CAN
Sanem
Questa mattina Can ci ha portato a visitare un piccolo borgo medievale in cima ad una collina dove c'erano una miriade di stand e finte casette di legno dove si vendeva ogni genere di articolo natalizio. Insieme ai miei figli mi sono persa ad ammirare quei mercatini incantandomi come una bambina e Can ha pazientemente finanziato i nostri capricci senza battere ciglio. Mi ha persino comprato degli orecchini d'ambra senza nemmeno che io me ne accorgessi; ero assorta con Ateş a guardare una di quelle giostrine che suonava e dove un intero villaggio innevato sembrava prendere vita. Mi sono improvvisamente ritrovata mio marito alle spalle e con la voce di Deniz che diceva: «Porta via di là le bambine, papà, prima che restino ipnotizzate.»
Ci siamo fermati a far colazione in un bar e fra un cappuccino e una brioche, Can mi ha dato quel piccolo regalo.
«Sono stupendi, amore mio!» l'ho ringraziato buttandogli istintivamente le braccia al collo.
«Va bene, mamma, basta così! Non andate oltre» è intervenuto Deniz mentre Ateş ha nascosto un sorriso sorseggiando il suo cappuccino.
Ovviamente mio marito ha sbuffato per poi ridere sommessamente coinvolgendo anche me.
Spero tanto che un giorno anche le nostre 3 ragioni di vita possano vivere un amore come il nostro!
Abbiamo poi proseguito la passeggiata fino a una terrazza dalla quale si vedevano montagne imbiancate in lontananza. Mentre io e Can abbiamo preferito goderci un po' di pace, Deniz e Ateş hanno voluto girare ancora per i mercatini per comprare un regalino a Yıldız.
Mi sono lasciata cullare dalle possenti braccia di mio marito e non ci siamo accorti del tempo che passava.
«Ma è mai possibile che dovete sempre dare spettacolo?» La voce di Deniz ci è arrivata quasi come un rimprovero.
Ci siamo staccati nonostante in quel momento eravamo soltanto con le nostre fronti poggiate l'una all'altra.
«Menomale non sono tornati prima!» ho sussurrato sorridendo.
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Can ci accompagna in anticipo a casa di Cassandra per poi uscire a comprare alcuni regali per i nostri figli e per la famiglia di sua cugina da scambiarci, come da tradizione, sotto l'albero. Sarei voluta andare con lui ma me lo ha categoricamente impedito.
Lascio che passino alcuni minuti e scendo anch'io a comprare un regalo per Can che avrà però domani. E' un qualcosa di tutto nostro che voglio lo veda per primo solo lui.
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«Dai, su, apriamo i regali, è quasi mezzanotte!» grida euforico Bernardo dopo cena.
Tutti ci avviciniamo al grande albero che troneggia al centro del salone. Deniz e Ateş sono elettrizzati per questa novità e tutti scartano il proprio pacco. Gli occhi della mia piccola Ateş s’illuminano quando Bernardo le porge un pacchetto. Li osservo con un sorriso, mentre lei apre la scatola estraendo un bellissimo foulard dalle tinte tenui del rosa.
«E’ stupendo, grazie!» dice Ateş dandogli un bacio sulla guancia.
Sono tutti presi a scartare i regali, che nessuno dei presenti si accorge di questa scena… o almeno credevo.
«Mi sono perso qualcosa?» mi sussurra Can, non smettendo di osservare nostra figlia con cipiglio.
«Di cosa parli?» chiedo, fingendo di non capire.
Indica con la testa in direzione dei due ragazzi.
«Ma dai, tesoro, sarai mica geloso? Sai bene quanto sono affezionati l’una all'altro.»
«Ateş mi sembra troppo presa. E’ piccola. Che bisogno c’era di farle quel regalo? Io non capis…»
«E dai, Can, finiscila, non è niente!» lo stoppo prima che la gelosia per la sua "bambina" se lo divori.
Lo vedo alzarsi di scatto per recuperare il pacchetto per lei da parte nostra. Glielo porge lanciando un’occhiata torva a Bernardo, per poi farlo spostare e prendere il suo posto vicino ad Ateş.
Mi viene da ridere osservando la scena e già immagino che avrà ancora da parlare una volta che saremo a letto, ma so già cosa fare per evitargli qualsiasi pensiero.
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E’ stata una serata particolare davvero, piacevole e divertente, e vedere i miei figli così eccitati mi ha rallegrato il cuore. Fortunatamente Vera e Bernardo parlano anche la nostra lingua, grazie a Cassandra che gliel’ha insegnata, facendoci così sentire ancora di più a nostro agio.
Entriamo in casa nostra e per prima cosa mi tolgo le scarpe.
«Mamma, domani potrò mettere il foulard che mi ha regalato Bernardo?» mi chiede Ateş rimirando il dono ricevuto.
«Certo, tesoro!» le rispondo, osservando la gioia sul suo viso.
«Domani farà molto freddo, ti ci vuole la sciarpa. Ti gelerai con quel coso, fidati!» interviene Can.
«Lo metterò da sotto la sciarpa, non preoccuparti, papà!» risponde nostra figlia ingenuamente.
«Bene, che ne dite di andare a letto? E’ molto tardi» dico prima che mio marito aggiunga altro. Do un bacio alla mia dolce Ateş e spingo Can verso la nostra camera.
«Ma l’hai vista? Ti sembra normale? E poi per quale motivo Bernardo doveva farle un regalo? Non bastava il nostro? Ma poi quel pezzo di stoffa è troppo da grandi, non può andare in giro con quel…»
«Can!» lo richiamo. «E’ solo un regalo. Smettila!»
«Ma…»
«Niente “ma”!» lo minaccio con un dito guardandolo seriamente.
Lo sento sbuffare mentre vado in bagno. Mi viene da ridere in realtà, la gelosia verso Ateş mi fa pensare a cosa succederà quando Yıldız ci presenterà un ragazzo. Per fortuna, al momento, la nostra primogenita è presa dallo studio e oggi, quando l’abbiamo chiamata, ci ha comunicato che Leyla le ha proposto di iniziare a darle una mano. Ovviamente, non avendo ancora alcuna esperienza, si limiterà solamente a trascrivere alcuni atti legali, giusto per cominciare ad avere un’idea di cosa l’aspetterà in futuro.
Torno a letto, Can è disteso con le mani incrociate dietro la testa e gli occhi sgranati. Immagino a cosa stia pensando. Mi metto accanto a lui, al caldo finalmente, e mi avvicino abbracciandolo dalla vita.
«Sanem?!»
«Mmm?»
«Quando è cresciuta Ateş?» mi chiede preoccupato.
«E’ ancora piccola per certe cose, puoi stare tranquillo!» rispondo, infilando una mano sotto la sua maglia.
«E se invece…»
«Sssh! “Invece” niente. Rilassati!» gli sussurro, lasciandogli vari baci qua e là sul collo e poi sul viso.
«Cosa fai?»
«Secondo te?»
«Non puoi interrompere così un discorso importante» mormora, mentre avverto sotto mano i suoi muscoli rilassarsi.
«Certo che posso!» gli dico guardandolo dritto negli occhi, quegli occhi che amo da impazzire e che mi guardano, in questo momento, colmi di desiderio.
Scioglie le sue braccia e porta una mano dietro la mia nuca, attirandomi verso le sue labbra, mentre mi porta letteralmente su di sé, scatenando in me quella voglia che il suo corpo non riesce a nascondere.
Ci addormentiamo subito dopo esserci amati silenziosamente, come ormai da anni siamo abituati.
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L'odore del pane
RomansaUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...