CAPITOLO 8

1.5K 152 60
                                    

Can

Andai alla festa aziendale unicamente per vedere mio padre. Erano trascorsi sette mesi dall'ultima volta che ci eravamo incontrati, lui era sempre impegnato per affari ed io in giro col mio lavoro, per cui difficilmente riuscivamo a far coincidere la nostra breve permanenza ad Istanbul contemporaneamente. Colsi quindi l'occasione per riabbracciarlo, nonostante a quell'evento organizzato dall'agenzia di mio fratello ci andassi controvoglia.

Durante il tragitto non avevo fatto altro che pensare a ciò che era accaduto alla scogliera, il viso di quella ragazza era permeato nei miei occhi e la cosa più strana era avvertire ancora un'emozione alla quale non sapevo dare un nome. Era una sensazione dolce da farmi sorridere improvvisamente senza motivo, una sensazione che metteva in subbuglio qualcosa dentro di me, ma bella, viva. Eppure, avevo paura perché era qualcosa di estremamente nuovo per me e non riuscivo a controllarla.

La sala era gremita di gente, conoscevo a malapena qualche dipendente. Mentre parlavo con mio padre, che mi raccontava divertito alcuni aneddoti, distolsi da lui lo sguardo e mi voltai guardandomi intorno. Vidi molti occhi femminili puntati su di me, ero consapevole di essere un bel ragazzo e di attirare l'attenzione della maggior parte delle donne e questo, per quanto mi lusingasse, mi recava fastidio. Conoscevo benissimo i loro pensieri, avendo frequentato alcune di loro, sapevo quali erano le loro fantasie. Anni addietro la cosa non mi avrebbe turbato, al contrario ero aperto a qualsiasi tipo di conoscenza, purché non si attaccassero a me più di una notte. La mia unica storia era durata tre anni: con Polen era filato tutto liscio, era bella e intelligente, per niente arrogante e non amava pavoneggiarsi. Era diversa dalle altre e per questo ero riuscito ad avere una relazione con lei. Non le avevo mai proposto di convivere, nonostante più di una volta lei, velatamente, aveva cercato di toccare quel tasto. Amavo troppo la mia libertà per legarmi ancora di più, l'idea di condividere i miei spazi con un'altra persona la escludevo ogni volta che tornavamo da un viaggio, per quanto insieme a lei ci stessi bene non mi sentivo mai pronto ad andare oltre. Finché un giorno mi aveva chiesto di sposarla, aveva ricevuto un'importante proposta di lavoro a Londra ma per me avrebbe rifiutato. Ero sparito per due giorni senza dare mie notizie e al mio ritorno le avevo detto che non me la sentivo di fare quel passo così importante. Le sue valige erano già pronte, aveva capito che non avrei mai accettato la sua proposta.
La fine di quella relazione stranamente non mi pesò, al contrario mi sentii di nuovo libero, per quanto Polen non avesse mai ostacolato le mie decisioni e il mio lavoro. Mi resi conto di volerle un gran bene ma di non amarla.

I miei occhi incrociarono quelli di alcune ragazze che ammiccavano e sorridevano smaliziate, occhiate fugaci da parte mia. Non vedevo l'ora di andare via da quella festa.

E poi vidi lei, la ragazza del panificio, la ragazza della scogliera. I nostri sguardi si fusero, non riuscivo a smettere di guardarla e il mio cuore riprese quel battito irregolare che non riuscivo a tenere a freno. Cosa ci faceva lì? Probabilmente aveva accompagnato qualcuno. Forse il suo fidanzato? A quel pensiero mi sentii mancare l'aria ma fu un attimo. Perché m'importava?

«Can! Can!!» La voce di mio padre mi riscosse.

«Dimmi, papà.»

«Cosa ti prende, figliolo? Sembri imbambolato. Cos'hai visto?» mi chiese, voltandosi d'istinto anche lui.

«Nulla. Scusami, vado a prendere qualcosa da bere. Ci vediamo dopo» risposi dandogli una pacca affettuosa sulla spalla e allontanandomi.

Cosa mi stava succedendo?
Mi avvicinai al banco dove servivano i cocktail e chiesi qualcosa di forte. Mentre aspettavo, mi voltai alla ricerca di quegli occhi scuri dai quali, poco prima, mio padre mi aveva obbligato a distaccarmi, ma non riuscii a trovarli.

«Can, che piacere averti qui!» disse una voce femminile, impedendo la mia dolce ricerca.

«Aicha, come stai?» chiesi semplicemente con garbo.

«Molto bene! E tu, cosa mi racconti? Non sapevo che fossi qui ad Istanbul, è davvero una bella sorpresa» esclamò portando una mano all'altezza del mio petto.

«C'è gente!» le feci notare scostandole gentilmente la mano.

«Hai ragione, c'è troppa confusione qui» continuò, lanciandomi un'occhiata piena di malizia. «Magari potremmo vederci dopo, se ti va. Che ne pensi?»

«Non credo che mi tratterrò a lungo, odio questo genere di serate» dissi discostandomi di qualche centimetro da lei, che si era quasi incollata a me, e voltando nuovamente lo sguardo intorno.

«Anche io stasera non sono così in vena di divertirmi, cioè di stare in mezzo a tanta gente. Potremmo andare via insieme... anche subito!» mi propose, portando alle labbra con fare provocante la sua bevanda.

Non ebbi tempo di reclamare perché i miei occhi videro di nuovo quella ragazza che sembrava un raggio di luna nel suo vestitino argentato. Non era molto distante da me, era insieme ad un gruppo di impiegati che ridevano tra di loro. Lei invece sorrideva a malapena, probabilmente si sentiva fuori luogo. E poi la vidi voltarsi e i suoi occhi s'incastrarono di nuovo nei miei. Mi parve di scorgere un sorriso sulle sue labbra per poi vedere riflesso sul suo volto una sorta di delusione. Mi resi conto di avere la mano di Aicha poggiata al mio braccio.

«Ti va di ballare, Can?» mi propose.

Non feci in tempo a dileguarmi che mi sentii tirare. I miei occhi non smettevano di guardare quel "raggio di luna" e, senza rendermene conto, mi ritrovai fra le braccia di Aicha in mezzo ad altra gente che ballava. Quegli occhi scuri ma così profondi si voltarono in un'altra direzione e mi sembrò quasi come se una nuvola avesse oscurato quell'astro d'argento.

Aicha mi circondò il collo con le sue braccia mentre io evitavo che il suo corpo entrasse troppo a contatto con il mio. Non vedevo l'ora che quella musica finisse e l'unico pensiero che ebbi per tutto il tempo fu immaginare di ballare con la ragazza dalla pelle di luna.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora