CAPITOLO 31

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Sanem

Mi ritrovai improvvisamente fra le braccia di Can, ansimante per aver volteggiato presa da un momento di euforia. Quel posto, soprattutto il lago, mi faceva sentire libera come non mi succedeva da un po’, sentivo che lì, lontana da ciò che mi opprimeva, potevo tornare a vivere. Era come se mi trovassi in un altro mondo e con Can al mio fianco mi sentivo al sicuro.

Poggiò la sua fronte sulla mia, facendo sfiorare i nostri nasi, mentre avvertivo il mio respiro cambiare e diventare ancora più intenso fondendosi col suo. Sentivo le mie gambe tremare e il mio cuore battere all’impazzata mentre stringevo sempre più forte i lembi della sua maglia, chiedendomi cosa sarebbe successo questa volta. E poi sentii le sue labbra posarsi lievi sulle mie, come una carezza. Una sensazione di torpore mi invase tutta, al punto che la testa sembrò girarmi. Bramavo quel momento da tanto… troppo tempo.
Senza esitare, feci pressione su quelle labbra che erano lì ad attendere un mio segno e poi fu tutto un susseguirsi di emozioni e sensazioni mai provate prima. Pian piano ci lasciammo andare ad un bacio che sapeva di lunga attesa, di serate alla scogliera trascorse a raccontarci di noi, di dolci colazioni e sguardi profondi come l’immensità del mare.
Perdemmo il conto dei minuti che passavano, non riuscivamo a staccarci, le mie mani premevano dietro la sua nuca per avvicinarlo ancor più di quanto già non lo fosse e allo stesso modo lui con una sola mano tra i miei capelli mi guidava verso lui, mentre con l’altra accarezzava con gentilezza la mia schiena.

Di quel bacio ricordo la dolce sensazione con la quale cominciò, la sensualità delle nostre labbra che si schiudevano sempre più, la passione delle nostre bocche che sembravano affamate l’una dell’altra.

Ci staccammo a fatica da quel bacio che ci aveva travolti come un’onda lasciandoci senza fiato. Ancora stretti l’uno all’altra ci sembrò di guardarci per la prima volta e nei suoi occhi vidi riflessi i miei, le mie stesse emozioni, le mie stesse speranze, le mie stesse paure. Non c’erano parole per definire quello che era appena accaduto e infatti nessuno dei due parlò. Ci limitammo a guardarci, a scambiarci qualche tenera carezza e a baciarci ancora come a voler riprendere ossigeno.

Rientrammo tenendoci per mano e per fortuna nei paraggi non c’erano né Melo, né Metin. Ancora non sarei stata pronta a dire cosa eravamo io e Can.

«Ti va di venire in un posto?» mi chiese lui.

Come potevo dirgli di no?!

«Vado a cambiarmi, aspetta!»

Arrivammo nei pressi di una struttura che sembrava un enorme giardino.

«Questo è il Konya Tropikal Kelebek Bahçesi.»

«La "casa delle farfalle"… è qui che si trova, allora! Can, non sai da quanto l’avrei voluta visitare. Non ci credo!» esclamai emozionata.

«Davvero?» mi chiese stupito.

«Sì, è da quando ero piccola che sognavo di venirci!»

«Oggi, allora, è la giornata dei desideri…»

«Che si avverano!» continuai prendendo la sua mano e avvicinandoci all’ingresso del Giardino.

Trascorremmo il resto del pomeriggio in quel luogo fantastico, ero entusiasta come una bambina e Can non smetteva di guardarmi facendomi arrossire di tanto in tanto.

«Sembri più interessato a qualcos’altro che alle farfalle» lo punzecchiai.

«Come l’hai capito?» rispose senza nascondere le sue intenzioni.

«Guardi continuamente me.»

«Forse perché sei più interessante di una farfalla?!»

Mi venne da sorridere e mi portò nelle sue braccia. Passeggiammo ancora così, proprio come due persone…

“... innamorate” esordì la mia Voce.

“E no, eh, anche qui, no. Vattene!” la minacciai in mente mia. “Innamor…” non riuscivo nemmeno a pensarla quella parola, mi faceva paura, eppure sapevo perfettamente quello che provavo per Can.

Rientrammo alla fattoria dove i nostri amici ci aspettavano per cena. Avremmo dovuto trascorrere quella giornata insieme ma, a quanto pare, qualcosa aveva stravolto i piani.

«Dove eravate finiti?» chiese Metin mentre posizionava delle fette di carne sulla brace in giardino.

«Ho portato Sanem a fare un giro in città.»

«Siete spariti da questo pomeriggio» continuò Metin alzando un sopracciglio.

«Volevo fare un giro e cammina cammina è passato il tempo» intervenni, prima che Metin arrivasse ad altre conclusioni.

«Mmm… d’accordo! Ora, aiutami, Can. Sanem, puoi dare una mano a Melo in cucina? L’ho sentita indispettirsi poco fa, credo stia litigando con le foglie di cavolo per i sarma

Trascorremmo una serata allegra e spensierata, ogni tanto io e Can ci lanciavamo qualche occhiata di nascosto, cercando di evitare qualsiasi contatto o ci avrebbero scoperti.

Quel giorno fu l'inizio della nostra favola.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora