Sanem
La mia passione era sempre stata la scrittura, sin da bambina mi piaceva descrivere le mie giornate, le mie sensazioni, tutto ciò che accadeva intorno a me. Avevo sempre sognato di diventare una scrittrice da grande, ma non avevo mai scritto un romanzo. Avrei voluto raccontare una storia d'amore ma la delusione della mia prima ed unica storia mi aveva sempre fatta desistere. Ci avevo creduto con tutta me stessa, mi ero quasi annullata per lui, che credevo fosse il principe azzurro delle favole. All'inizio era stato così, tutto era stato a dir poco perfetto, lasciandomi credere che fosse l'uomo della mia vita, quello giusto. Ma poi da "rose e fiori" eravamo passati a "rose e spine", più spine che rose! E per quanto sognassi ancora di essere amata come meritavo, ero avvolta nel mio bozzolo e non riuscivo a lasciarmi andare, non mi fidavo di nessuno.
Dopo la rottura col mio ex, ero uscita qualche volta con uno dei colleghi di Osman, uno dei miei migliori amici, nonché fratello di Ayhan. Mi fidavo di lui come fosse un fratello e di conseguenza mi fidavo dei suoi amici. Ma quella "storia" finì ancor prima di cominciare. Lui voleva solamente "divertirsi" e per fortuna me ne accorsi in tempo. Osman si mortificò, essendo stato lui a presentarmelo. La mia ingenuità mi aveva portato a fidarmi di quel ragazzo semplicemente perché era amico di Osman.
Da quel momento, la fiducia nel genere maschile crollò. Non avrei permesso più a nessuno di prendersi gioco di me. Anche quando i ragazzi si voltavano a guardarmi, non li degnavo di alcuna attenzione, soprattutto se erano belli, possenti, muscolosi, pieni di sé. Non erano per niente i miei tipi.
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«Buongiorno!»
Una voce calda attirò la mia attenzione mentre ero intenta a sistemare alcuni filoni di pane.
«Buongiorno a lei!» risposi in automatico, sollevando gli occhi ed incrociando lo sguardo profondo del mio interlocutore.
Restammo pochi secondi a fissarci, sembravamo inebetiti. Masticavo un pezzetto di pane, il mio stomaco aveva iniziato a brontolare. Se non avessi fatto colazione immediatamente mi sarei sentita mancare.
«Come posso aiutarla?» chiesi allo sconosciuto. Era la prima volta che entrava nel panificio, ne ero sicura.
«Vorrei un filone di pane, per favore!» rispose garbatamente. Non che i clienti fossero scortesi ma le sue parole suonarono più cordiali di quanto mi aspettassi.
«Certo!» Non riuscii a dire altro. Mi sentii improvvisamente frastornata, ma non persi la lucidità.
Mi chinai dietro il bancone per prendere un pezzo di pane, mentre con lo sguardo cercai di sbirciare quel ragazzo attraverso la vetrina.
«Ecco a lei!» dissi porgendogli il sacchetto.
Senza proferire parola, posò delle monete nella mia mano. I suoi occhi scuri e profondi non smettevano di fissarmi. Mi ringraziò con un cenno del capo e un lieve sorriso, uscendo poi dal panificio voltandosi per un attimo prima di svoltare l'angolo.
Restai immobile a fissare un punto indefinito fuori dal negozio, finché la voce di Muzo mi riportò alla realtà.
«Sanem! Sanem? Saneeeem!» urlò al terzo tentativo.
«Cosa c'è da urlare così forte?»
«Ti sei bloccata o cosa? C'è qualcosa di bello da vedere lì fuori?» mi chiese sporgendosi oltre la porta.
Solo in quel momento mi resi conto di avere in mano delle monete.
«Oh, no! Dovevo dargli il resto» mi ammonii. «Che figura! Ora penserà che sono una ladra.»
«Chi? Chi penserà che sei una ladra, Sanem?» mi chiese Muzo incuriosito.
«Non lo so» risposi, sbuffando per la figuraccia che avevo fatto con quello sconosciuto.
«Amica mia, tu hai qualche problema.» E scoppiò nella sua sonora risata che lo contraddistingueva.
«Facciamo colazione» dissi, prendendo Muzo dal braccio e trascinandolo in laboratorio dove l'odore di simit appena sfornati mi invase le narici.
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«Sanem, si può sapere a cosa pensi? E' da un'ora che hai la testa fra le nuvole» esclamò Ayhan.
Era uno di quei pomeriggi in cui oziavamo nel suo giardino.
«Ah, non ci badare, è da stamattina che sembra rincitrullita» rispose Muzo.
Gli lanciai un'occhiataccia anche se aveva ragione. Non riuscivo a non pensare a quello sconosciuto, non per il resto che avrei dovuto dargli ma per qualcosa che non riuscivo a spiegarmi. Non era il tipo di ragazzo che piaceva a me, tutto muscoli, per quanto, dovevo ammettere, era bello. Ma ciò che aveva catturato la mia attenzione era stata l'espressione del suo viso, il suo sguardo intenso e dolce e il suo profumo. Non riuscivo a togliermelo dalla mente.
“Basta, Sanem, smettila di pensarci. Sarà sicuramente come tutti gli altri e poi non lo conosci” dissi a me stessa, ritornando con i piedi per terra e distendendomi al sole, sulla sdraio, insieme ai miei migliori amici.
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L'odore del pane
RomanceUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...