Can
Quella notte non riuscii a prender sonno, realizzai che quel bacio finalmente c’era stato e non era più solamente frutto di immagini sbiadite dei miei sogni. Lo avevo desiderato tanto, forse sin da quando per la prima volta alla scogliera presi Sanem fra le braccia per evitare che scivolasse in acqua. Le sue labbra morbide e rosee erano state, per settimane, una tentazione alla quale non riuscivo a capire come avevo fatto a resistere fino a quel pomeriggio.
Eppure, oltre a sentirmi felice come non mai, avvertivo dentro una sensazione di smarrimento, temevo che Sanem poteva essersi pentita di quanto accaduto o, peggio, che quel bacio potesse essere il preludio di qualcosa di meraviglioso che ci avrebbe potuto portare in due direzioni: andare avanti insieme o, a un certo punto, trovare un ostacolo che avrebbe messo fine a tutto. Ed io non volevo perderla perché questa volta ero certo di aver trovato la mia “stella polare”.La mattina a colazione i nostri sguardi si rincorsero furtivi, stando bene attenti che nessun’altro, oltre a noi due, se ne accorgesse.
«Più tardi io e Sanem semmai ti raggiungiamo» disse Melo. «Ho voglia di fare spese ed è un’ottima occasione per mostrarle il Bazar. Cosa ne pensi, cara?»
«E’ un’ottima idea» rispose Sanem contenta.
«Perfetto, allora vado a riassettare la cucina e poi a prepararmi» aggiunse Melo alzandosi da tavola.
«Ti aiuto!» esclamò Sanem scostando la sedia sulla quale era seduta.
«Io vi lascio, il lavoro mi chiama. Ci vediamo questa sera. Ah, Sanem, attenta a Melo, è capace di comprare l’intero Bazar!» disse Metin prima di scappare via.
«Cosa hai detto?» urlò sua moglie che aveva sentito tutto.
Scoppiammo a ridere prima di rimanere soli. Sanem cominciò a sparecchiare mentre io la osservavo, sembrava essere in imbarazzo.
«Anch’io vado… Ci vediamo più tardi?!» le dissi, non riuscendo però a muovermi. Aspettavo non so cosa.
«Ok!» rispose. Stavo per avviarmi quando mi bloccò. «Can…»
Mi voltai e vidi che mi osservava.
«Vieni un momento con me?» le chiesi tendendole la mano. L’afferrò e mi seguì quasi fino all’auto parcheggiata sotto ad un pergolato. Dolcemente la spinsi dietro al tronco di un albero, dove nessuno poteva vederci, e la fissai negli occhi.
«Perché arrossisci?» le chiesi sorridendo.
Si fece vento con le mani e sbuffò leggermente voltando la testa di lato.
«Sono io che ti faccio questo effetto?» chiesi quasi intimorito che davvero potesse essersi pentita di quel bacio.
Fece cenno di sì con la testa e poi tornò a puntare il suo sguardo nel mio. Non feci nulla, volevo capire. I miei occhi andavano dai suoi alle sue labbra e vidi lei fare lo stesso. Mi avvicinai lentamente mentre Sanem chiuse gli occhi e sollevò leggermente il viso dandomi conferma di volere ciò che anch’io desideravo. Accostai le mie labbra alle sue e, questa volta, senza tentennamenti, subito si lasciò andare. Ci baciammo dolcemente mentre con una mano le accarezzavo il viso.
«Quindi non te ne sei pentita?!» sussurrai quando ci staccammo.
«Assolutamente! Perché lo pensi?»
«Non lo so, forse per il tuo imbarazzo.»
«E’ tutto così… strano, nuovo.»
«Nuovo?» chiesi curioso.
«Non ho mai provato queste sensazioni» rispose, inserendo le dita della mano nella mia barba.
«Nemmeno io» ammisi chiudendo gli occhi e beandomi della sua carezza.
«Credo che ne dovremmo parlare.»
«Sono d’accordo!» confermai. «Stasera a cena?»
«A cena? C-con M-Melo e Metin?»
Sorrisi. «No, intendevo da soli. Ti porto a cena fuori» la tranquillizzai.
La vidi rilassarsi. «Va bene!»
«Oggi non so se riusciremo a stare un po’ insieme. Una volta terminato il servizio fotografico dovrò selezionare le foto migliori e mandarle ad Akif.»
«Posso aiutarti!»
«Sarebbe stupendo ma ti annoieresti. Nemmeno io riesco a far distinzione tra un tappeto e l’altro» dissi sbuffando, pensando a ciò che mi aspettava.
«Beh, un occhio femminile può essere un vantaggio.»
«Stai dicendo che da solo non so cavarmela?» dissi facendo un finto ringhio e mordendole dolcemente una guancia.
«Non stai facendo tardi?» chiese ridendo.
«Ho capito, non vuoi rispondere. Faccio finta di non averti chiesto niente» esclamai lasciandole alcuni baci a stampo sulle labbra.
Una volta in macchina non feci che ripensare a quei pochi istanti, col braccio poggiato alla portiera, nell’incavo lasciato dal finestrino abbassato, mi portai una mano tra i denti e mi ritrovai a sorridere. Era iniziato un nuovo capitolo della mia vita e sperai che niente e nessuno vi mettesse la parola fine.
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L'odore del pane
RomansaUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...