CAPITOLO 69 - La magia del Natale

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REGALI INASPETTATI

Sanem

E' la mattina di Natale e fuori nevica. Credevo che succedesse solo nei film e invece, a quanto pare, vedo, attraverso le imposte leggermente schiuse, fiocchi bianchi scendere lievi. Mi stiracchio per poi accoccolarmi ancora un po' al caldo fra le braccia di mio marito che dorme. Inizio a solleticargli il naso e lui cerca di scacciare qualcosa d'invisibile che gli crea il prurito. Alla quarta, apre gli occhi mentre io gli sorrido.

«Buongiorno!»

«Lo sai vero che me la paghi?» dice con un filo di voce.

«Per il solletico?» domando, continuando a sorridere.

«Non solo...» I suoi occhi sono puntati nei miei, seri.

«Perché questa notte non ti ho permesso di parlare?» chiedo, già sapendo che la risposta è affermativa. Ma lui tace e continua a fissarmi.

«Non c'è nulla di cui preoccuparsi... papà geloso.»

«Lo vedremo!» risponde. «Intanto... me la paghi.»

E in un baleno mi ritrovo sommersa fra le lenzuola a combattere il solletico che proprio non sopporto. Le mie grida arrivano alle orecchie dei ragazzi perché sentiamo Deniz, dall'altra camera, dire a voce alta: «Papà, smettila di fare il solletico alla mamma!»

Dopo esserci calmati ed avermi tempestato di baci, Can prende dal cassetto del comodino un pacchetto e me lo porge. «Questo è per te!»

Prima di scartarlo, anch'io gli porgo il mio regalo. Vedo una strana luce nei suoi occhi.

«Dai, apri prima tu,» lo invito, «che stai morendo dalla curiosità.»

«Si vede così tanto?»

«Già... ma non aspettarti chissà cosa. Potrebbe essere qualcosa che hai già ricevuto.»

«Sarebbe belliss...» Si blocca, estraendo dalla scatola il bracciale con incisa una stella.

«So quanto ci sei rimasto male quando perdesti quello che ti regalai al nostro primo anniversario. E ieri, per caso, ne ho visto uno simile nella gioielleria sotto casa di Cassandra. Ti piace?»

«E' bellissimo. Grazie!»

«Non sembri contento.»

«No... cioè, sì, solo che...»

«Solo che...?»

Lo vedo sospirare per poi prendere le mie mani. «Quando sull'aereo non sei stata bene e qui sei sembrata spesso stanca... insomma, io ho pensato che tu...»

«...che fossi incinta? Per questo eri così preoccupato?»

Fa cenno di sì per poi sorridermi. «Credevo che in questo pacchetto ci fosse un ciuccio, come quando mi dicesti di aspettare Yıldız. Ma questo bracciale è comunque speciale perché tu sei e sarai sempre la mia "stella polare".»

Gli butto le braccia al collo. Avere un altro figlio sarebbe stato davvero un regalo stupendo, ma mi rendo conto che ciò che abbiamo è comunque qualcosa di immenso che ci completa.

«Avanti, ora apri il tuo!» mi suggerisce, lasciandomi una dolce carezza.

Sorrido quando vedo il suo regalo. Una collana con un ciondolo a forma di stella pende fra le mie dita. «Nemmeno l'avessimo fatto a posta!» dico.

«Ah, no. Io ce l'ho da giorni, l'ho fatto fare a posta per te. Guarda dietro!» mi indica.

Giro il ciondolo e leggo: Sarai per sempre la mia stella polare.

«E' bellissimo!» dico, abbracciando forte quest'uomo che davvero continua a farmi sentire il centro della sua esistenza.

«Spero che in tutti questi anni io sia stato per te quell'uomo che tanto desideravi, quell'amore immenso e unico che sognavi. Spero che il batticuore iniziale e le farfalle nello stomaco abbiano lasciato il posto a qualcosa che ti abbia fatto sentire sempre amata. Tu per me sei stata e sempre sarai la mia stella polare, il mio faro nella notte, quella ragazza dalla pelle di luna di cui sono ancora follemente innamorato.»

Ho le lacrime agli occhi per questa dichiarazione e non esito a rispondere: «Sei tutto ciò che ho sempre desiderato, non ne ho mai dubitato, con te ho vissuto e vivo ancora quella storia d'amore che sognavo. Sei il mio punto di riferimento e ringrazio Allah, o il destino che sia, ad averti messo sulla mia strada. E ti dirò di più...» Mi fermo per riprendere fiato. «Il mio cuore batte ancora forte quando mi stringi, e ogni tanto sento ancora qualche farfalla svolazzare dentro me.» Can sorride mentre accarezza il mio viso. «Ti amo da morire, amore mio!» sussurro guardando negli occhi la ragione della mia vita.

«E io amo te da impazzire!» sussurra lui sulle mie labbra, spingendosi su di me e facendomi scivolare sotto di lui.

La porta si spalanca improvvisamente facendoci sussultare.

«E quando mai! Appena avete finito di fare gli sdolcinati, in cucina è pronta la colazione» dice Deniz restando impassibile sulla porta e per nulla scandalizzato.

«Non si bussa più prima di entrare?» sbotta Can mentre io divento rossa per l'imbarazzo nonostante mi venga da ridere.

«L'ho fatto ma a quanto pare l'amore non rende solo ciechi ma anche sordi» risponde Deniz, prima di ricevere una cuscinata da parte di suo padre.

Vedo Ateş sbucare alle spalle del fratello e non resistiamo più. Iniziamo la guerra con i cuscini, lanciandoceli addosso e saltando sul letto senza tregua, finché sentiamo un telefono squillare. E' una videochiamata di Yıldız che resta sconvolta nel vedere, attraverso lo schermo, il disastro che abbiamo combinato e le nostre facce che sembrano essere uscite da un vortice impazzito.

«E così vi divertite senza di me!»

«Beh, la prossima volta vieni anche tu!» dico.

«D'accordo! Magari non verrò da sola...» esclama Yıldız.

«Cosa vuoi dire?» chiede immediatamente Can, con aria preoccupata.

«Potrei venire col mio ragazzo.»

«Quale ragazzo?» le chiede, balzando in piedi e strappando il telefono dalle mie mani. Comincio a ridere, seguita dai miei figli. «Yıldız, avanti, rispondi!»

«Dai, papà, stavo scherzando! Sarai mica geloso?» lo punzecchia nostra figlia.

«Quando torno faremo un bel discorsetto» reclama Can, mentre io non riesco a smettere di ridere. A quanto pare le sue adorate figlie stanno mettendo a dura prova la sua gelosia di padre.

«Puoi stare tranquillo, papà, non c'è ancora nessuno che m'importuna. Ora devo andare, la lezione sta per iniziare. Fammi salutare mamma!»

Dopo aver riagganciato, guardiamo tutti Can che sembra aver perso un incontro importante sul ring.

«Sei stato messo KO, papà?» lo prende in giro Deniz.

«Fila di là o peggio per te!» lo ammonisce suo padre.

Can si volta verso me e per trattenere altre risate serro le labbra per poi svignarmela velocemente insieme ai ragazzi in cucina.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora