CAPITOLO 64

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Can

La mia mente tornò indietro nel tempo mentre Sanem raccontava ai nostri figli del matrimonio del principe e della principessa dall’odore del pane…

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Decidemmo di sposarci poco prima dell’estate successiva. La casa dei miei nonni, che mio padre mi aveva regalato, sarebbe stata pronta per accogliere la mia splendida sposa, avremmo avuto tutto il tempo necessario per organizzare le nozze e quel lungo viaggio che avevo intenzione di regalare alla mia Sanem.

Il matrimonio fu celebrato alla fattoria di Melo e Metin, lì dove era iniziata la nostra storia. Organizzare la trasferta di tutti gli invitati fu più semplice del previsto, nonostante i signori Aydin fossero inizialmente contrari. Konya, effettivamente, era lontana e per ovviare a tante ore di viaggio prenotai un aereo privato unicamente per gli invitati.

Alla fattoria, i nostri amici avevano realizzato anche un B&b e quello ci concesse un’ulteriore possibilità di celebrare lì le nozze.

Davanti alla calma del lago che fece da sfondo, il giardino che circondava il piccolo molo fu allestito per la cerimonia. Fiori bianchi ornavano sedie e decorazioni varie, tra le quali era disteso un lungo tappeto rosa antico che arrivava ad un enorme arco floreale che troneggiava davanti a tutto per accogliere gli sposi. Appesi agli alberi, veli di tulle e acchiappasogni sventolavano leggeri, mentre poco distante, in un giardino un po’ più ampio, furono messi i tavoli per il buffet e fu ricreata l’atmosfera giusta per festeggiare, con un gruppo di musicisti per allietare la cerimonia.

La sera prima del matrimonio, Melo condusse tutte le donne presenti in un locale di Konya, affittato solo per loro, dove si svolse la notte dell’henné. Solo verso fine serata, le raggiungemmo anche noi uomini. Vedere Sanem con un vestito rosso, decorato con pizzi e merletti, mi tolse il fiato. I capelli tirati su le scoprivano il viso emozionato ed io non potei che avvicinarmi e stringerla a me.

«Sei stupenda, amore mio, e domani lo sarai ancora di più!» le sussurrai, mentre il suo profumo mi avvolgeva.

Il mattino dopo, Melo, la signora Mevkibe, Ayhan, Leyla e nonna Ateş m’invitarono a raggiungere il B&b dopo essermi preparato, dovevo lasciare quella casa per far preparare anche Sanem ed io non l’avrei dovuta vedere prima della cerimonia. Entrambi avevamo dormito a casa dei nostri amici ma, come la volta scorsa, ognuno nella sua camera. Raggiunsi mio padre, Emre e gli altri invitati prima di recarci al molo.

Mentre aspettavo l’arrivo della mia Sanem, osservai i volti raggianti dei presenti. Accanto a me c’erano i miei migliori amici, Metin e Akif, che si prendevano gioco di me ma che avevo scelto come miei testimoni, insieme a Melo ed Ayhan per Sanem. Vidi poi il dolce sorriso di Mihriban che stava conversando piacevolmente con mio padre; avevo saputo che lei era vedova mentre ormai mio padre era separato da anni con mia madre che non mi degnai nemmeno di invitare. Denise, Guliz e CeyCey, che ormai faceva coppia con Ayhan, ridevano probabilmente per qualche battuta di Muzo, mentre Leyla ed Emre si scambiavano dolci sguardi di nascosto dalla signora Mevkibe. Nonna Ateş, invece, venne ad abbracciarmi nel momento in cui, da lontano, vidi comparire la mia ragazza dalla pelle di luna accompagnata da suo padre.

Tutti presero posto mentre io attesi impaziente l’arrivo della mia Sanem. Le note di un violino l’accompagnarono fino a me muovendosi con grazia in quel vestito bianco che la rendeva luminosa come un raggio di luna.

La presi per mano e l’attirai a me, avrei voluto stringerla ma mi limitai, per il momento, a guardarla. I nostri sorrisi e i nostri sguardi non smettevano di cercarsi, con le voci emozionate ci scambiammo quelle promesse che ci avrebbero uniti per sempre.

Solo quando fummo dichiarati marito e moglie, la portai tra le mie braccia e finalmente la baciai.

Ballammo più di una volta stretti l’uno all’altra durante il ricevimento. Ancora non riuscivo a credere che davvero eravamo sposati.

Quella sera, tornammo ad Istanbul solo noi, con un volo privato. Decidemmo di trascorrere la nostra prima notte di nozze nella nostra casa, per poi partire l’indomani per la luna di miele. Saremmo stati via qualche mese; Sanem avrebbe finalmente realizzato il suo sogno.

«Te l’ho già detto che sei stupenda?» le sussurrai all’orecchio mentre i nostri corpi si muovevano al suono di una musica dolce che echeggiava nella nostra camera.

«Almeno duecento volte» sorrise. «E che io sono felice come non lo sono mai stata?»

«Ho perso il conto ma… non importa perché voglio che tu lo sia sempre» risposi perdendomi nei suoi occhi.

«Ti amo, Can… ora e per sempre!»

«Ed io amo te, Sanem… ora e per sempre!»

Quella notte ebbi la sensazione di sfiorare la sua pelle per la prima volta, di sentirla fremere come non mai, di sentire il battito del mio cuore accelerare ad ogni sua carezza. Facemmo l’amore riscoprendoci sempre più innamorati e con la voglia pazza di essere l’uno dell’altra. Quella notte ci sentimmo finalmente completi.

Il nostro viaggio ci portò in ogni angolo del mondo che Sanem aveva da sempre sognato di visitare, il suo entusiasmo fu contagioso e la felicità che sprizzava dai suoi occhi era tutto ciò che potessi desiderare. Non c’erano più confini per lei: volammo dall’Oriente alle porte del Mediterraneo, dalle isole a picco sul mare alle città d’arte, dalle spiagge tropicali alle Galapagos, il suo sogno più grande.

E quando tornammo ad Istanbul, non ci saremmo mai aspettati la sorpresa che ricevemmo poco dopo: io e Sanem aspettavamo il nostro primo bambino. Eravamo la coppia più felice del mondo.

L'odore del paneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora