Sanem
Mi voltai di scatto, la voce di Yiğit mi fece tremare nel silenzio del primo mattino, interrotto solo dal cinguettio degli uccellini, ma non mi spaventò. Ormai avevo deciso di affrontare quella situazione, se volevo salvarmi era l’unica soluzione.
«Cosa ci fai qui?» chiesi, cercando di rimanere quanto più calma possibile, seppure la rabbia bruciava dentro di me come lava incandescente.
«Dentro faceva troppo caldo, non riuscivo a dormire» rispose con un sorriso da farmi rabbrividire.
«Intendo cosa ci fai a casa mia...»
«Tua madre e tuo padre hanno voluto che io mi fermassi a dormire qui da voi. Ci sono molte cose da fare per organizzare il matrimonio» disse nella tranquillità più assoluta.
«Forse ieri non sono stata abbastanza chiara» esclamai, puntando di proposito i miei occhi nei suoi, vitrei e glaciali come non li avevo mai visti, «IO – NON – TI – VOGLIO – SPOSARE» scandii bene e forte queste parole, che però non parvero fargli effetto.
Restò a guardarmi impassibile, con le mani nelle tasche e l’aria di chi sa il fatto suo, sicuro di non perdere quella partita. Non disse nulla, né io avevo altro da aggiungere, non sarebbe servito a niente.
Rientrai in casa e su per le scale incrociai mio padre. Mi guardò quasi dispiaciuto.
«Papà,» pronunciai, cercando almeno in lui un alleato, anche se ancora non capivo da che parte protendesse, «non dici niente?»
«Mi dispiace, figlia!» furono le sue uniche parole, mentre nei suoi occhi leggevo tanta tristezza.
Mi ero illusa che potesse aiutarmi, lo guardai con amarezza e corsi in camera mia. Era diventato l’unico posto della casa dove potevo “respirare”. Accesi il telefono e trovai diversi messaggi di Can che mi chiedeva come stessi, cosa fosse successo e perché non gli rispondevo. Non potevo azzardarmi a chiamarlo, qualcuno poteva origliare dietro la porta. Così gli inviai un messaggio: “Devo scappare di casa ma non so come fare. Sono sorvegliata giorno e notte”
Era già sveglio perché mi rispose dopo pochi minuti: “Cosa è successo?”
“Yiğit ha anticipato la data del matrimonio… fra due settimane… e i miei sono d’accordo. Forse scappare farà capire loro che non sono disposta ad assecondarli”
“Parlerò con Ayhan e troveremo il modo di farti uscire”
Durante la mattinata scesi in cucina per prendere qualcosa da mangiare. Non avevo fatto colazione per non incontrare di nuovo Yiğit. Trovai mia madre a tagliare le verdure e ci scambiammo uno sguardo pieno di rabbia e disappunto.
«E’ inutile che tenti di scappare, tutte le porte sono chiuse a chiave e le chiavi le ho io» disse lei continuando a sminuzzare della menta.
«A quanto pare ora fa pure la spia!» esclamai.
«Se stai parlando di Yiğit, sì, mi ha detto che stanotte stavi tentando di fuggire dal giardino.»
«Si può sapere perché gli avete permesso di restare in casa?» dissi alzando il tono di voce.
«E’ stato meglio così, a quanto pare!» rispose alquanto tranquilla.
Cercai di non risponderle, provai a calmarmi tirando un profondo respiro. Poi, mi sedetti di fronte a lei e provai ancora una volta a parlarle, ma con calma.
«Perché, mamma? Perché volete costringermi ad una vita infelice, senza amore, con un uomo che è solamente ossessionato da me? E’ questa la vita che volete per me?» Avevo gli occhi lucidi, sperai che questo potesse farle effetto.
Si fermò, posando il coltello e poggiando le mani sul tavolo.
«E tu perché l’hai fatto, Sanem? Perché ci hai coperti di vergogna? E’ questo quello che ti abbiamo insegnato? Ci hai delusi. Ora pagane le conseguenze» disse calma ma seria.
«Ho sbagliato ma non vi ho ricoperti di vergogna. Mi pento di quello che è successo ma non è la fine del mondo.»
«Tu credi che la gente continuerà a rispettarci? Ci guarderà con vergogna e questo non posso sopportarlo.»
«Ti importa più di quello che pensa la gente che di me? Di tua figlia? Preferisci davvero vedermi infelice pur di non sentirvi giudicati? Nessuno saprà mai quello che è successo, nessuno spiattellerà la verità e voi potrete continuare a vivere senza vergogna. Perché gli altri dovrebbero saperlo? Ti prego, mamma, rifletti, se non parlate nessuno saprà mai niente.»
«Ormai è troppo tardi, tutto il quartiere sa che presto ti sposerai.»
«Non è troppo tardi, diremo che questa storia non era destinata a durare e che ci siamo sbagliati. Ma, ti prego, non farmi questo!» dissi con le lacrime che mi rigavano le guance.
Mia madre non disse più una parola e riprese a tagliare le verdure.
A pranzo decisi di sedermi a tavola con loro, ovviamente fu presente anche Yiğit. Volevo studiare le reazioni dei miei genitori e soprattutto di mia madre, dopo l’incontro di quella mattina. Sperai di averla convinta.
«Ho comunicato all’ufficio di Stato civile la data del matrimonio, ci sposeremo esattamente fra nove giorni» disse improvvisamente Yiğit provocandomi un colpo di tosse che mi fece quasi strozzare.
Lo guardai furiosa.
«Domani andremo a scegliere l’abito da sposa.» Le parole di mia madre mi gelarono. Volsi uno sguardo freddo anche a lei. Non era cambiato nulla.
Gettai le posate nel piatto e mi alzai da tavola. Nessuno fiatò. Andai in camera mia e mi chiusi dentro a chiave. Presi il telefono dal cassetto e inviai un messaggio sia a Can che ad Ayhan: “Trovate il modo di farmi scappare… questa notte”
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L'odore del pane
RomanceUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...