Can
«Sei pronta per la sorpresa?»
«Sììì, non vedo l'ora!» rispose Sanem euforica come una bambina.
«Sicura che non sei stanca?» le chiesi mentre ero attento ad osservare la strada davanti a noi.
«Can, è la quinta volta che me lo chiedi. Sto bene, non ho dolori e non sono stanca e se me lo richiedi un’altra volta mi arrabbio.»
«Va bene, va bene, però se dovessi…»
«Can!» mi richiamò con tono fermo.
«Ok!»
Il tragitto in macchina non fu lungo, il luogo che dovevamo raggiungere non distava più di 10 km da casa di Sanem. Scesi dall’auto e poi aiutai lei. Il piccolo sentiero che percorremmo era ghiaioso, sapevo che avrebbe potuto benissimo camminare da sola ma in qualche modo la preoccupazione che potesse inciampare prevalse e le presi la mano. Per fortuna l’afferrò senza dire niente, sembrando un semplice gesto tra innamorati.
«Amore, ferma! Aspetta. Ti va di chiudere gli occhi?» le proposi.
«Perché li devo chiudere?»
«Per la sorpresa. Manca davvero poco, praticamente è dietro quegli alberi» le dissi indicandole gli oleandri a pochi metri da noi.
«Va bene, li chiudo, ma tu non lasciarmi.»
«Non ti lascio, fidati di me!» la rassicurai cingendole poi la vita con un braccio e accompagnandola passo dopo passo. «Non sbirciare.»
«Non sto sbirciando» mi riprese. «Che profumo, Can, questi fiori hanno un odore meraviglioso!»
«Sì ma… non è inebriante come il tuo» le sussurrai avvicinandomi all’orecchio.
Pochi passi ancora e le dissi che poteva aprire gli occhi.
«E questa cos’è?» chiese meravigliata.
«Questa… è la nostra casa» risposi col cuore che accelerò i battiti per l’impazienza di conoscere il responso di Sanem.
«La nostra casa? Ma è un rudere» esclamò ancora più stupita.
«Sì, lo so, c’è da lavorarci un bel po’ ma… se lo vuoi, qui faremo ricostruire una casa per noi. Queste vecchie mura appartenevano ai genitori di mio padre prima che morissero e lui la ereditò ma senza mai venirci ad abitare. Ecco perché è in uno stato rudimentale» spiegai.
«Can, io… sono senza parole!»
«Vieni! Ti mostro un’altra cosa» le dissi, prendendole di nuovo la mano e conducendola alle spalle di quelle rovine.
Davanti ai nostri occhi, da una piccola terrazza, ricoperta ormai da arbusti di ogni genere, apparve la vista mozzafiato del Bosforo circondato, in lontananza, dalla nostra Istanbul.
«E’ spettacolare, Can!» esclamò Sanem, stavolta davvero strabiliata.
L’abbracciai da dietro incastrando il mio viso nell’incavo del suo collo.
«Se lo vorrai, tutto questo sarà nostro» sussurrai col cuore che non sapeva se accelerare o fermare i battiti. Temevo di aver corso un po’ troppo, nonostante le avessi già detto di volerla sposare e nonostante anche lei mi avesse detto di volerlo, avevo paura che per lei fosse troppo presto. «Non devi rispondermi subito, ma sappi che è con te che voglio passare il resto della mia vita» mi affrettai a dire.
Sanem si voltò verso me. I suoi occhi scuri erano intensi e profondi come mai li avevo visti, mi fissavano da togliermi il fiato non solo per la loro bellezza ma soprattutto per quello che non riuscivo a leggervi dentro. Poi, un lieve luccichio li rischiarò e un dolce sorriso le illuminò il viso.
«Lo voglio. Voglio che questa diventi casa nostra» esclamò emozionata.
Il mio cuore riprese a battere. «So benissimo che ci conosciamo da pochi mesi e tantissimi altri ne passeranno conoscendoci ancora più a fondo. Forse il mio è un azzardo, ma per la prima volta sono convinto di voler condividere la mia vita con qualcuno e quel qualcuno sei tu. Tu sei la mia “stella polare”, sei il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarmi e, credimi, non mi è mai successo, tu mi fai battere il cuore e mi fai provare emozioni che non credevo potessi mai provare. Sei la luce dei miei occhi, Sanem!»
E poi, senza attendere ancora…
✨
Sanem
… s’inginocchiò, estraendo dalla tasca qualcosa.
Il mio cuore batteva fortissimo per le parole che mi aveva appena detto, per quella sorpresa davvero inaspettata, per la consapevolezza di trovarmi ad un bivio che mi spaventava ma di cui conoscevo già quale direzione prendere.
«Mi vuoi sposare?» mi chiese guardandomi rapito e con un sorriso dal quale traspariva l’ansia per la mia risposta.
Mi presi qualche istante prima di rispondere, ero talmente emozionata che le parole mi si smorzavano in gola.
«Oggi, domani, fra una settimana, fra un mese, fra un anno… quando vuoi… io ti aspetterò per tutta la vita!» aggiunse.
«Sì, lo voglio!» risposi senza esitare ancora e regalandogli il più bello dei miei sorrisi.
M’infilò un anello con una piccola pietra, sapeva che non amavo lo sfarzo e quell’anello era perfetto. Si alzò per poi abbracciarmi e baciarmi.
«Andiamo a festeggiare?» gli sussurrai sulle labbra e alzando di poco lo sguardo nel suo facendogli intuire le mie intenzioni.
«Non ti arrendi proprio, eh?» mormorò mordendomi il labbro inferiore.
Feci cenno di no scuotendo la testa. «Allora, andiamo?»
STAI LEGGENDO
L'odore del pane
RomanceUna storia dolce, semplice, dalle sfumature romantiche. Una serie di incontri casuali che fanno pensare sia opera del destino ma che regaleranno a Can e Sanem emozioni mai provate prima. S'innamoreranno al primo sguardo? Chissà...