Appartenere

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<< Devi dargli un nome.>>
Sì volta velocemente verso di me.
I suoi grandi occhi marroni mi sembrano ancora più grandi.
<< Dici...dici davvero?>>
Annuisco e mi tiro indietro, facendomi ancora più da parte.
Torna a guardare l'animale, inizia ad accarezzargli il manto liscio e uniforme del collo, sembra persa davvero nella ricerca di quel nome, come se fosse la decisione da cui dipendesse la vita del cavallo.
È solo un nome, dannazione.
Ma attendo.
Se per lei è così importante scegliere quello giusto chi sono io per mettermi in mezzo?
Spero solo che poi non sia un nome banale o ridicolo.
<< Līberiseo.>> Sussurra, senza distogliere gli occhi da quelli del destriero.
Che strano nome...
Ma da dove l'ha tirato fuori?
<< Līberiseo? >>
Si gira di nuovo verso di me, sta volta riesce anche a sorridermi.
<< Sì, ho messo insieme due parole della mia lingua. Ti piace?>>
Sta chiedendo la mia opinione? Sul serio?
Devo proprio averla fatta contenta con questa cosa.
<< Che parole?>>
Perché non riesco a ricambiare il sorriso?
<< Grigio e...libero.>> torna con la testa dritta, ma solo per chinarla e guardarsi le scarpe.
Libero...
Vuole essere libera?
Certo che lo vuole.
Ma sarebbe troppo pericoloso per lei.
<< Mi piace.>>
<< Banale...non trovi?>>
Lo abbiamo detto contemporaneamente e contemporaneamente sorridiamo.
<< Non è banale, è un bel nome. Ho fatto bene a lasciarti la scelta.>>
Smetto di guardarla e mi avvicino anche io a Līberiseo, lo accarezzo sulla groppa lasciata scoperta.
<< Tu non sapevi come chiamarlo?>>
<< Io non sapevo neanche fosse giusto dargli un nome.>>
Ma che sto dicendo? Niente pesantezza oggi.
Sì, me lo ripeto da tre giorni, ma qui sembra che il pessimismo abbia messo il nido nel mio cuore.
<< E perché?>>
Che dovrei dirle? Di lasciar perdere? Che non ha importanza?
<< Perché è come... è come...>>
Sono un'idiota.
È così difficile parlare con lei eppure sento che non c'è cosa che vorrei fare di più al mondo, in questo momento.
I suoi occhi brillano di curiosità, il suo volto è finalmente rilassato per via della piacevole situazione.
Le piacciono le sorprese?
Beh è stupido chiederselo adesso.
Sta aspettando ancora una risposta, tra l'altro.
<< È come...insomma è come renderlo proprio.>>
Alza un sopracciglio.
<< Ma è tuo comunque, con o senza nome lui ti appartiene.>>
Già...mi appartiene nonostante io non voglia nemmeno dargli un nome, come il mio sentimento, ora che la guardo da qui, ora che a dividerci c'è solo questo cavallo.
<< Anzi, credo che sia più intimo e famigliare dare un nome, infondo è come un "benvenuto". Anche i nostri genitori ci hanno dato dei nomi.>>
Non ci avevo pensato.
Maledizione credo abbia ragione.
<< È tuo. >>
Non distolgo lo sguardo dal suo mentre trattengo il respiro.
<< Cosa? >> Agrotta la fronte.
<< Il ca...Līberiseo. È tuo, se lo vuoi, ma non è la sola cosa che devo mostrarti oggi.>>
I suoi occhi si allargano, iniziano a brillare di una luce più forte, le sue labbra si allargano in un sorriso che non trattiene lo sgomento e la gratitudine.
È bello vederla così. Vorrei fosse così felice sempre.
Posso farla felice così ogni giorno?
Sento il cuore che piano mi si riempie solo grazie alla vista di lei in questo momento. Era da tanto che non lo sentivo così... maledizione.
Insieme a lui si risveglia anche la fiamma, ma forse in realtà è un bene, dopo la notte passata ad implorare il suo calore.
Mentre il fuoco aumenta, la luce nei suoi occhi si spegne, come se l'avesse percepito e si sia ricordata di chi sono.
La sua espressione si fa di nuovo severa.
Si starà concentrando sulla seconda parte della frase? Su ciò che deve ancora vedere?
<< Non voglio essere...comprata.>>
Come? Quest'affermazione da dove le è uscita? È assurda.
Che senso ha dirla adesso poi?
Non ci voglio credere.
Il cuore rallenta la sua corsa, la fiamma no.
<< Non...non lo sto facendo per comprare...cosa poi? Te?>> Incrocio le braccia al petto. << Ti ricordo che sei già mia.>>
<< Ah eccolo il drago.>> Si allontana dal cavallo, facendo un passo indietro e aprendo scenicamente le braccia.
<< Sapevo che era lì da qualche parte.>> Si volta dando le spalle ad entrambi e si dirige verso l'uscita.
La rincorro cercando di superarla.
<< Ma andiamo...Lucy!>> Mi fermo, non ha senso rincorrerla, farei solo peggio. << Lo sai che non volevo...non era quello che...>>
<< Cosa? Non era quello che, cosa? >> Si volta, veloce e apparentemente molto arrabbiata, verso di me. << Tu volevi esattamente intendere ciò che hai detto e cioè che tu mi hai già comprata.>> Mi grida contro.
<< Non era quello il mio intento io...volevo solo dire che non aveva senso la tua accusa perché, insomma, maledizione, perché dovrei comprarti? >>
<< Perché sei un drago, Natsu! >>
Questa per lei è la risposta a tutto?
È una cazzata bella e buona.
Forse capisce dalla mia espressione che fatico a capire il suo punto di vista.
<< Perché voi fate questo. Vendete e comprate persone rendendole schiave, vi proclamate padroni di vite e tu, drago, non sapendo fare altro, cerchi di farlo anche con i miei sentimenti, non solo con il mio corpo.>>
Io non...
No.
Io volevo solo essere generoso, farla sentire a casa, renderla felice.
Non volevo comprare la sua amicizia come ho comprato lei.
<< Ti ho presa in casa per salvarti la vita.>> Abbasso la testa e stringo i pugni, come mio solito, mentre cerco di placare il fuoco, ma il risentimento per le sue parole non si calma.
È incredibile come sia sempre più difficile tenerlo a bada. Più lo soffoco e più la sua caparbietà in queste situazioni aumenta.
<< Ti avrebbero uccisa, avrebbero spento quell'ardore...quella luce...>>
<< Potevo cavarmela da sola.>> mi interrompe.
<< Non è vero. Senza le tue chiavi non ci saresti riuscita. Guarda con Irene.>>
Credo di averla colpita nell'orgoglio.
<< Non ho mai fatto nulla per avere in cambio la tua approvazione, o forse sì, ma perché io...dannazione non so perché ma tengo alla tua stramaledetta opinione! È solo per questo...>> Mi passo una mano tra i capelli prima di fermarla sulla nuca.
<< È solo per questo. Io sono così, Lucy.>> Allargo le braccia per mostrarmi, ridicolo come al solito.
<< Tutto quello che sto facendo e che farò per te voglio farlo, a prescindere da quello che poi tu potresti pensare di me, non nego che tengo alla tua opinione, che vorrei tu non mi vedessi come tutti gli altri draghi, ma lo sai meglio di me, tu mi hai capito subito...sai perché ti ho scelta quel giorno e ora questo mio voler essere diverso ai tuoi occhi mi sta mandando letteralmente fuori di testa, non ci capisco più niente.>>
Percepisco il suo stato d'animo tornare poco per volta più quieto.
Sono riuscito a calmarla? Forse dovrei solo continuare a parlarle con chiarezza e onestà.
<< Sono passati pochi giorni dal tuo arrivo qui, quattro o cinque da quella sera sull'albero...da quando mi hai aperto gli occhi su ciò che mi aspettavo da te e c'ho pensato tanto a quelle parole e ho capito che non potevo farti questo, ma sono scombussolato dalla velocità con la quale i miei pensieri e desideri abbiano cambiato rotta...riesci a capirmi?>>
Le sembrerò un'idiota di prima categoria, uno che non sa capire ciò che vuole.
<< Tu...>> Chiude gli occhi e lascia andare il fiato trattenuto. << Tu sei sempre stato gentile con me, beh, in realtà lo sei con tutti.>> Dice, decisamente più calma.
<< Ammetto che il darti il mio letto e il volerti con me anche durante gli allenamenti era per...per non farti stare troppo con gli altri, per egoismo, ma da quella notte dove ti ho versato addosso il vino qualcosa è cambiato. Mi sono dovuto allontanare per tutta la giornata per rendermene conto.>> Faccio un passo verso di lei. << Poi mi sono ritrovato a rifiutare Irene e poi tu hai detto quelle cose e ho capito che non voglio più essere odiato da te.>> Allungo il braccio e con i polpastrelli le sfioro le dita.
Si farà prendere la mano?
<< Anche per me le cose sono cambiate repentinamente...>> Mi guarda, poi fissa la mia mano che cerca il consenso di afferrare la sua. << Forse troppo.>> Si ritira, neanche si  fosse scottata solo toccandomi.
Che le prende ora?
Forse troppo?
<< Cosa...?>> La guardo spaesato dal suo nuovo cambiamento.
Mi passa affianco, torna vicino al cavallo e ci sale in groppa con eleganza e capacità. Sembra lo abbia sempre fatto.
Beh, ovviamente.
<< Cos'altro devi mostrarmi?>>
Sospiro.
Siamo forse tornati al punto di partenza?
Mi sta concedendo il beneficio del dubbio?
Avrà capito quello che ho cercato di dirle?
Non posso fare altro che avvicinarmi anche io all'animale sellato.
<< Ma cosa fai?>>
<< Andiamo solo con lui.>>
Dall'espressione che fa sembra molto contrariata.
Nascondo la risata per non irritarla di più mentre prendo posto dietro di lei.

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