IV

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Non era andato niente secondo i piani. Infondo aveva ragione Erza.
E così avevo ceduto, l'avevo spogliata, mi ero lasciato spogliare per non farla andare via del tutto, per non perderla definitivamente come avevo perso tante altre cose. Così però avevo mandato a puttane tutto quanto, la nostra sintonia e la complicità, non aveva più importanza quanto eravamo stati bene in quel poco tempo da quasi amici.
Mi sono lasciato andare, lei aveva bisogno di protezione e di ricoprire il suo ruolo...ma mi è convenuto? Se c'era anche solo una speranza per provare qualcosa di nuovo...io l'avevo persa.
Si sta meglio quando ci si lascia andare?
Forse questa cosa vale per gli altri.
Io non la cerco quasi neanche più, lo vedo quanto le pesa, odio quello sguardo spento, odio la realizzazione che mi assale ogni volta che la sdraio su questo letto...non ci sarebbe mai potuto essere di più. Lei non avrebbe mai colmato quel vuoto, per quanto dolce e carina potesse essere. Forse dovrei farla finita definitivamente.
È da qualche mese che va avanti questo nascondersi dietro il sesso, che siamo entrambi giù di morale, io perché mi sento di starla sfruttando e lei perché si sta convincendo di non poter avere di più. Come ci si tira su? Non ho neanche la forza.
Se mi guardasse dentro adesso sentirebbe freddo, sembra di stare in pieno inverno. Questa situazione ha spento anche l'ultima fiamma. È devastante fare consciamente del male ad una persona a cui tieni, in qualche strano modo.
Se però avesse saputo guardarmi dentro, i primi tempi, avrebbe visto la menzogna, avrebbe capito la mia voglia di innamorarmi e forse non sarei mai arrivato a pensare di non volerla più.
Lei è sempre così pacata e sottomessa, non c'è passione, grida, urla, litigi e il sesso per fare pace, è solo calma piatta, non fa male come un morso che però piace...
Siamo stati forti nelle nostre debolezze, ma non possiamo continuare a prenderci in giro. Io non mi perdo a guardarla credendo sia troppo bella.

Non è mai stata come la peggiore delle droghe, quando è troppo tardi e ormai ne sei dipendente.
Non era la tachicardia di notte che mi svegliava.
Questa notte sono sveglio e non penso ad altro se non a quanto io vorrei amarla...ma il problema è che io vorrei semplicemente poter amare, anche se non fosse lei.
Ma non deve più guardarmi con quegli occhi che ci muoio per quanto mi sento in colpa, anche se lo sa, già lo sa cos'è accaduto dentro di me e a noi.
Lo sa che ci ho provato, che se ho ceduto è stato per lei, lo sa che non sono riuscito a far germogliare quei sentimenti che credevo ormai fossero attecchiti dentro di me...
Mi sento una merda, anche se le ho salvato la vita, perché non sono riuscito ad amarla. Le chiedevo di stringermi sempre più forte per vedere se riuscivo a provare sempre qualcosa di più, le chiedevo di sussurrarmi che sarebbe andato tutto bene per cercare di affidarmi completamente a lei, ma poi ho capito che nonostante questo non c'era futuro per noi e non potevamo nemmeno costruircelo.
Questa è l'ennesima notte in cui io non l'ho voluta con me.
Domani, per non creare chiacchiere, la farò dormire qui, ma non credo la toccherò.
E pensare che la prima volta era stato tutto così eccitante, non vedevo l'ora di levargli ogni indumento per sentire la sua pelle sulla mia e scoprire se avremmo fatto scintille.
Siamo stati complici di una storia senza lieto fine già in partenza.
È strano, anche se dentro urlo lei non riesce a sentirmi...non cerco questo.
C'è sempre più distanza tra di noi, anche se condividiamo lo stesso letto.
Lo vedo che ci sta male, ma poi vedo anche che ride con gli altri, quindi è ok, forse questo allevia il mio senso di colpa...ma non mi fido di chi riesce a mascherare così bene i suoi stati d'animo. È triste o no? Lei di me si è mai fidata?
Una volta mi ha detto di tenerci a me, a noi, non mi era sembrata del tutto sincera e io non ero riuscito a dirle quanto avrei voluto provare qualcosa di diverso, la sensazione di poter mettere la mano sul fuoco perché ci si fida della persona che si ha accanto e si crede a ciò che dice di provare per noi.
Non so cosa darei per poterla stringere, non per abitudine, ma per un affetto vero e profondo, per un bisogno essenziale di averla addosso.
Per cercare di aiutarla mi sono solo fatto più male e adesso devo riuscire a ritirarmi su senza bisogno di alcun appoggio. Infondo fingere di stare bene ormai è parte di me.
Fingo anche di non accorgermi della sua esitazione e della sua mancanza di quei momenti insieme. Ma è ovvio, credo, che le manchi un po', solo che non mi chiede neanche com'è che sto.
Se pensa a noi...a cosa pensa? Cosa le manca davvero? Crede che i primi tempi siano stati belli tanto da volerli fare tornare o solo una perdita di tempo?
Nah, non posso pensarla così. Questo sarebbe dovuto comunque accadere, anche se avrei voluto fosse diverso.
Perché quando la penso non mi batte forte il cuore? Vorrei dirgliele queste cose, ma ho paura di farle ancora più male.
Perché non riesco mai ad essere completamente felice e soddisfatto? Perché dentro la mia felicità c'è sempre del dolore?
Dovrebbe andarmi bene restare così? Continuare ad andarci a letto per salvare le apparenze e non farla risultare più come una figura inutile all'interno della casa, va bene solo per non far intromettere mio padre. Ma a lei va bene? Beh...deve per forza andargli bene.
Vorrei che lei mi amasse davvero e che io ne diventassi magicamente in grado, che potessi anche solo darle ciò che vuole, ma sono fatto così, sogno ad occhi aperti un amore unico che poi allontano per qualsiasi scusa o motivo. Di lei spero solo che almeno non voglia perdermi.
Quasi quasi preferivo andare in guerra. Tutto questo dilemma non ci sarebbe stato lontano da qui.
Mi fisso il braccio dove ho stampata l'ultima cicatrice. Incredibile come i segni sulla pelle mi riportino a quei giorni, come se potessero confondermi il presente con i ricordi.
Dio quanto mi piace crogiolarmi nei miei drammi.
Sono servite settimane prima che riuscissi a prendere sonno senza avere l'ansia del giorno dopo e di quante morti avrebbe portato.
Vorrei avere la forza dei sentimenti per aspettarla anche al freddo di dicembre, vorrei pensare che non mi serve niente se c'è lei.
Ma non sarà mai così.
Rimarrò sempre quello che guarda il mondo come se fosse dall'altra parte della strada, quello che odia ciò che è diventata la sua vita, quello che ha imparato a tenersi sempre le cose per se, che non emette più alcun suono nel mondo perché non dice più ciò che vorrebbe dire...forse, ha ragione Erza, per paura di far sapere realmente chi sono.
C'è solo odio, solo lacrime e dolore.
Niente amore, non c'è più amore qui.
Quindi cosa potrei fare?
Vedo solo bugie intorno a me. La gente non fa altro che fingere di essere ciò che non è, di fare qualcosa solo perche vuole farla. Ma non è mai così. E cazzo credo loro lo sappiano...ma non importa a nessuno.
Vedo la paura negli occhi di chi l'ha vissuta, ormai la riconosco come se fosse la mia stessa. Io ho ancora paura di scoprire cos'altro può fare, dove può ancora arrivare la nostra razza e la sua sete di potere.
Provocherà solo altro dolore, ai suoi stessi figli, ai maghi che si susseguiranno per generazioni. Lascerà vuoti incolmabili nella vita di tutti.
Non ci sarà più amore nemmeno in me.
Mi sento distrutto, come uno specchio fatto a pezzi, uno sciocco che ha imparato quant'è difficile chiudere la bocca e sorridere ma che si ostina a farlo comunque e se io riuscissi a parlarne con qualcuno di questo malessere che provo, se potessi parlare...avrei così tanto da dire. Come il suolo delle città attaccate, su cui ormai non cresce più un filo d'erba per quanto reso arido dal nostro fuoco. Se potesse parlare, quel terreno, che direbbe?
Che tutte le cicatrici che porto addosso con tale vergogna me le merito tutte, e va anche bene che guariscano, ma non andranno mai via del tutto e mi marchieranno la pelle come fuoco, per ricordarmi dell'odio che ho provato e fatto provare, lacrime che ho fatto versare mentre le versavo io stesso, il dolore che vedevo nei volti di chi mi guardava e percepiva un dolore nato dalla stessa matrice, cicatrici che mi ricordano l'assenza di amore e del mio non sentirmi degno per quel sentimento. Posso mentire a tutti, ma non alle mie cicatrici, ecco perché le tengo sempre ben nascoste, non voglio che mi guardino più del necessario e che raccontino, senza volerlo, qualcosa di me agli altri.
Continuerò sempre ad avere paura di essere capito ma, allo stesso tempo, di non essere mai amato?
C'è solo tanto dolore mentre mi sento precipitare nel buio del vuoto di questi giorni, e grido, ci provo ad urlare per chiedere aiuto ma nessuno sembra sentirmi, anche io mi sento ovattato, chiuso in una bolla.
Sono bloccato nello stesso vecchio incubo.
Anche lui, anche mio padre sta mentendo a sé stesso e a tutti gli altri.
Io mi sento di star piangendo dal giorno in cui ho realizzato davvero chi fosse l'uomo che mi aveva dato la vita, adesso so che non è rimasto più niente da salvare, ma non riesco ancora a dare un calcio a quella porta e ad uscire da qui dichiarando tutto finito.
Voglio uscire da qui.
Mi manca l'aria.
Mi alzo dal divano, difronte al letto, mi dirigo svelto verso la finestra. Poggio i gomiti sul davanzale e prendo nei polmoni tutta l'aria che riesco a trattenerci.
Io non ho amore in me e non so se mai potrò averlo.
È stato tutto un inutile spreco di tempo.

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