Calore

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<< Per qualsiasi cosa sono in doccia.>>
<< Aspetta.>>
Mi fermo sulla soglia del bagno e mi volto a guardarla. << Si?>> Le chiedo curioso.
Sembra sia una cosa che le da fastidio dirmi. Chi la capisce è bravo. Fino ad adesso stavamo andando bene.
<< Potresti...darmi una mano... ad asciugare i capelli?>> Si sta sforzando tanto perché le scoccia ancora chiedermi favori o farsi fare qualcosa da me. Non ci credo. Ancora così stiamo. Dannazione, è irrecuperabile.
Comunque. Che altro potrei fare se non sorriderle ed assecondarla?
Mi avvicino con passo deciso a lei.
<< Siediti.>>
Fa come dico e si siede sul bordo del letto, mi metto in piedi davanti a lei e comincio a concentrare del calore sulle mani, ovviamente non forte.
Inizio ad accarezzarle i capelli, a passarmi tra le dita delle ciocche dorate, a scompigliarli un po' per arrivare ovunque.
Dopo uno o due minuti sento un suo sospiro.
Cos'ha? Le ho forse fatto male? Le ho tirato una ciocca?
Sbarro gli occhi e mi blocco con i suoi capelli tra le mani sentendo il tocco della sua fronte sul mio addome. Si è poggiata a me.
Ok. Devo mantenere la calma.
Mantieni una temperatura normale, dannazione, Natsu.
Mi costringo a riprendere il mio operato, cercando di non prestare troppa attenzione al suo fiato caldo sulla mia pelle.
<< Ti sei irrigidito.>> Mi fa notare.
Ma non serve. Lo so che mi sono irrigidito. Come potrei non esserlo?
Sotto quella coperta poi è praticamente nuda.
<< Non è niente. Scusami.>> Deglutisco e credo che il rumore che faccio, per via della fatica e della mia poca salivazione, si riesca a sentire.
<< Mi piace quando mi accarezzano i capelli, mia madre lo faceva sempre.>>
Resto ancora più stupito.
Mi ha davvero parlato di una cosa così personale?
Questo mi scalda il cuore.
Dolce Lucy.
<< Spero di non farti male.>> Sorrido amorevole, anche se lei non può vederlo, anzi, forse proprio perché non può vederlo il mio sorriso e il mio sguardo è così pieno di dolcezza.
<< No, è bello, sei bravo.>>
Ha un tono di voce così tranquillo.
Mai sentita così prima d'ora.
Sembra si sia lasciata completamente andare, sembra si sia affidata davvero a me. Ma so che non è così, che è solo per questo attimo e poi tornerà tutto come prima. Però intanto non posso fare altro che godermelo senza smettere di sorridere.
<< Se senti troppo caldo dimmelo, è la prima volta che faccio una cosa simile, non sono abituato.>> Mi rassicuro.
<< Nessuna delle tue ragazze ti ha mai fatto fare una cosa simile?>> Sembra quasi deridermi, ma con gentilezza.
<< Ancora con questa storia? Ho avuto solo Irene e Lisana.>> Alzo gli occhi al cielo. << E non le chiamerei proprio mie ragazze.>>
Percepisco il suo risolino.
<< Comunque sei perfetto.>>
Cosa?
Ah sì, si riferisce al calore e a quello che sto facendo. Ovvio.
Maledizione se sono stupido.
Potrei...no non voglio approfittarne. Però...ma sì dai.
Passo le mani sull'attaccatura dei capelli dietro al collo.
Potrei farle partire anche da un po' più giù.
Scendo sul collo e risalgo lento e delicato sulla nuca, quasi a imitare un massaggio. La sento sospirare.
Lo faccio altre volte prima di farlo anche ai lati delle tempie e sotto le orecchie.
I capelli ormai sono quasi del tutto asciutti. Peccato.
<< Prima mi hai chiamata Luce, di nuovo.>> Alza la testa per guardarmi ma non si allontana affatto, anzi, resta poggiata con il mento.
I nostri sguardi si incrociano e io vorrei morire.
Vorrei davvero poterla baciare adesso.
Devo prestare attenzione a ciò che mi dice però.
Luce. Sta parlando del fatto che io l'abbia ancora chiamata Luce.
Quindi se n'è resa conto e non l'ha lasciato passare.
<< Ah te ne sei accorta. Scusa.>> Rispondo senza distogliere gli occhi dai suoi.
<< Fa niente, tranquillo, però non so se mi piaccia.>> Alza le spalle e torna a poggiarsi con la fronte.
Non posso.
Non posso restare così ancora a lungo.
Devo allontanarmi o rischio di prendere fuoco.
<< Finito.>>
Mi allontano veloce da lei che si trova spaesata senza più un appoggio stabile. Mi guarda come se avessi dei strani disegni sul volto.
Ora che mi sono allontanato noto come si sia anche lasciata calare un poco la coperta dalle spalle.
Maledizione.
Per tutti gli dei.
<< Vado a farmi una doccia.>>
Si, magari ghiacciata.
Mi sbrigo a cambiare stanza e a chiudermi la porta alle spalle, probabilmente sotto il suo sguardo stralunato.
Poggio la schiena al legno ancora umido per colpa del vapore della doccia di Lucy e sospiro rassegnato al mio fato. Sembra che il mondo intero voglia mettermi alla prova.
Dannazione.
Anche Juvia ci si mette adesso. Vorrei vedere se lei si mette completi simili.
Mi avvicino alla doccia e apro l'acqua.
Tiepida è meglio.
Prima di entrare però devo svuotare l'acqua, come si dice.
Si sentirà il rumore di la? Speriamo che l'acqua che scorre lo copra. È imbarazzante.
Ok, ora posso farmi una bella doccia.
Entro e chiudo le ante trasparenti.
L'acqua mi scorre dalla testa ai piedi e un po' raffredda il fuoco che mi brucia dentro, se si spegnesse del tutto morirei, è un continuo stare in bilico il mio. È frustrante non poter mai sentirsi vivi davvero, non potersi liberare o sfogare, ma è quello che ho scelto per me. Non voglio trasformarmi, non voglio vivere in eterno, o comunque più a lungo di quanto dovrei.
Sono solo un ragazzino impaurito dentro il corpo di un uomo che ha affrontato battaglie. Non sono esattamente chi la gente si aspetta che io sia, sicuramente neanche quello che si aspetta Lucy...o Irene.
Sono un idiota che cerca ancora di capire dove mandare la sua via, quali passi fare per tornare a stare bene.
Troppe volte ho pensato di essere solo un granello di sabbia nel mondo, insignificante, poi era venuta la guerra e mi ha reso ciò che sono, agli occhi degli altri ero un grande guerriero, anche se insolito, alcuni mi credevano addirittura un eroe, mentre io mi vedevo sempre più piccolo, ma non più un granello in mezzo a tanti, ero il granello peggiore.
Ricordo dove è iniziato tutto,
così chiaramente.
Maledizione.
Sbatto un pugno contro il muro e mi lascio appoggiare con l'avambraccio.
La fronte contro le mattonelle bianche pulsa per via dei denti digrignati. Il palmo dell'altra mano sbatte poco più in basso, a ripetizione, con rabbia.
Ormai quel momento sembra lontano un milione di miglie, ma, dannazione, se fa male.
Il giorno in cui sono stato richiesto al fronte è stato devastante per me, forse all'epoca nemmeno me ne rendevo conto. Aveva segnato la mia fine.
Una lettera, come quella ricevuta l'altro giorno.
Quel senso del dovere nei confronti di chi mi ha creato mi tiene ancora connesso alla sua vita e mi aveva fatto accettare perfino il ruolo di comandante, con tutto che ero uno degli ultimi arrivati, mi aveva costretto a vedere cose che non avrei mai voluto vedere.
Che io sia dannato per questo legame.
Ma forse lo sono già.
Maledizione.
I primi tempi guardavo sempre a terra, potevo guardare solamente a terra, perché tutto intorno a me era disperazione e io non volevo vedere.
La morte di Happy mi aveva dato la scossa che mi serviva per tirare fuori il coraggio e abbandonare il campo.
La finestra che dava sul mondo al di là della guerra, era diventata una porta. Dovevo solo varcarla.
Ma ancora non sono come vorrei, ancora non vivo nel mondo che ho sognato.
Dai idiota. Riprenditi.
Torno dritto con la schiena, prendo quello per lavarmi i capelli e inizio a strofinarli e a districarli con le dita.
È strano pensare che, nell'esercito, ero visto come un valoroso guerriero, forse solo perché ero figlio di Igneel ed è ancora più divertente sapere che qui invece mi danno del codardo per essermi ritirato.
Qual'è la verità?
Entrambe.
Ho lottato con le unghie e con i denti per tenere in vita i miei compagni, detestandomi per chi non riuscivo a salvare.
Ho aiutato a fuggire quanti più maghi possibili.
La guerra mi è entrata dentro. Fa parte di me e anche se i riflettori si sono spenti io sono rimasto lì a sentire le grida agghiaccianti dei morti.
A proposito, domani devo tornare in senato.
Torno con la testa sotto l'acqua per lavare via la schiuma, lascio scivolare ai lati le braccia e mi rilasso completamente.
Se chiudo gli occhi e mi concentro, sento scalpitare qualcosa di insolito in me, non è lo stesso fuoco di sempre.
Fiamma che mi abita, che mi tiene compagnia quando sono solo nella notte, sento i tuoi pensieri bruciarmi dentro, credo tu sia l'unica a sapere davvero chi io sia.
Piccole scintille scalpitano, quasi in un riconoscimento di affetto.
Allora non mi detesti perché ti tengo prigioniera in un corpo che non muta mai?
C'è qualcosa di strano in me, sento che qualcosa è cambiato.
A parte che io sono cambiato da quando Lucy è qui, niente più noia o giochetti stupidi per passare il tempo. È incredibile come in poco tempo mi abbia levato le maschere e fatto capire che essere vero è il modo giusto per creare una specie di legame.
Vorrei essere qualcosa di significativo per lei, almeno qui in questo contesto che non le è amico. Vorrei davvero essere un aiuto.
Credo che in fondo tutti vogliono essere qualcuno per qualcun'altro, qualcuno che si riconosca tra la folla, che sia un punto fermo, una verità, una certezza, qualcuno che quando lo si vede si sospira rilassandosi perché si è finalmente arrivati nel posto sicuro. E si vuole esserlo rimanendo comunque sé stessi.
Ma, dannazione, chi ha il coraggio di farlo? Di dimostrarsi vero e vulnerabile ad una persona che potrebbe poi decidere di abbandonarti?
Forse, poco alla volta, si può dare un assaggio di sé al mondo, cercando di uscire, di andare via, ma mai troppo lontano da noi.
Da quanto sono sotto l'acqua?
Forse troppo.
E ancora non mi sono lavato addosso, maledizione.
Quando uscirò sicuramente starà dormendo.
Mi insapono addosso e mi sciacquo velocemente.
Esco dalla doccia e... dov'è l'asciugamano?
Ah, eccolo.
Me lo lego intorno alla vita e...no.
Ma che faccio? Devo vestirmi o rischio di metterla in imbarazzo. Ho anche portato le mutande di qua.
Me le metto, metto anche dei pantaloncini per coprirmi un po' di più.
Meglio.
Ora posso uscire.

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