Speranze.

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Brandelli di tenda, piume di un cuscino logoro, schegge di legno e polvere che vorticava nell'aria come impazzita.
Mi sembrava come se non potessi più provare nulla. Avevo paura di non provare nuovamente quelle emozioni che stavo perdendo nel limbo della disperazione.
Sapevo anche all'ora che fosse da pazzi credere in qualcosa di così stupido come il lieto fine, soprattutto in una situazione simile.
Ma non era così semplice rassegnarsi alla realtà.
I ricordi adesso mi portano a quei momenti, a qualche giorno dopo la lettera di Irene, alla morte di Happy e Luxus.
Mi ero sentito così abbandonato dalla sorte, dalla vita stessa, dalle persone a me care.
Ma avevo solo me stesso da incolpare.
Maledizione.
Adesso che ho accettato tutto questo senso di solitudine che ho provato al tempo, mi guardo intorno e noto che forse ora potrei non essere più solo, grazie ad Erza e Gray. Ma loro li in quel momento non c'erano, non potevano esserci e non glielo avrei mai neanche chiesto. Sono stati anni duri per tutti.
Quando il mago di ghiaccio mi dice che devo lasciare tutto alle spalle e ricominciare, vorrei davvero dargli ascolto, ma non è così facile.
Quando la maga dai capelli rossi dice che in me ha grandi speranze, mi riporta a quando tutto il mio dolore è iniziato. Quali grandi speranze? Non riesco neanche a lasciar andare i vecchi affanni, non faccio altro che piangermi addosso.
Come si ricomincia se non si finisce mai?
Le speranze puoi averle se tutto sta andando verso una fine...
L'ha detto anche lei, il mondo continua a girare fregandosene delle sofferenze della gente e nei miei sogni il mondo è invaso da fantasmi di tutte le persone che ho visto morire, anche per causa mia.
Molti sono solo ricordi in rapida successione, ma non passano mai in fretta quanto vorrei.
La mia colpa...
Fissavo ogni volta il fumo che usciva dalle mie mani.
E io ci posso anche credere, nelle grandi speranze, ma le avevo anche allora e dove sono finite? Cosa mi hanno portato?
Sono qui a contemplare una vita passata, tra le fronde di un albero che mi ha visto crescere, andare via, tornare e non essere più la tessa persona di prima.
È stupido nascondersi in casa propria, ma dopo la giornata passata con Irene ho bisogno di stare un po' da solo. Neanche Gray ed Erza possono sapere dove sono. Figuriamoci poi Lucy, che tanto non se lo starà nemmeno chiedendo.
Dannazione, sono un perdente.
Irene e Lucy. Sono così diverse.
Irene fa parte di un mio passato.
Lucy è un presente che non diventerà mai futuro.
Ma come la vedo io al mio fianco lei? Veramente è solo una bella persona che voglio tenermi vicino?
Allora cos'ho di diverso dagli altri draghi che usano i maghi come oggetti di scena?
Non la sto forse usando anche io?
Si che la sto usando e lei non si è mai lasciata incantare dai miei stupidi vaneggiamenti.
Ecco perché mi ha chiesto chi sono in realtà. Quello che dico e quello che faccio poi alla fine non combacia mai.
Con Irene è sempre stato diverso. L'ho conosciuta che era una bambina molto particolare.
Aveva iniziato precocemente a trasformarsi ed era volutamente rimasta piccola, forse per capriccio, forse perché vedeva che le era più semplice ottenere ciò che voleva. Forse era per questa sua finta infanzia che ci trovavamo bene insieme. Lei era più matura rispetto a tutti gli altri, io avevo dentro una sofferenza che mi allontanava da quelli della mia età.
Dopo la morte dei genitori è stata costretta ad allontanarsi per diverso tempo e quando è tornata era un'altra persona, era cresciuta. Avevamo sempre quei cinque anni di differenza, ma non si notavano poi molto.
L'incontro con lei mi ha come illuminato, la sua allegria e spensieratezza, la sua libertà e la voglia di essere qualunque cosa volesse. Era un tornado. Mi ero lasciato travolgere completamente.
Mi aveva fatto sentire come se fossi abbastanza.
Ballavamo e bevevamo durante le notti passate insieme, le tenevo anche i capelli mentre dava di stomaco. Era uno strano legame.
Lei aveva bisogno di me e io di lei. Ma era giusto sentirsi così?
Quel bisogno di spensieratezza poi si era trasformato, era bastato un suo sorriso e io ero diventato pietra, forse stavo iniziando davvero a provare qualcosa.
Ricordo di averla presa e stretta a me.
Mi sentivo così simile a lei.
Forse per l'infanzia che abbiamo passato. Si, perché poi mi aveva spiegato il suo desiderio di restare bambina da dove nascesse. L'assenza dei genitori l'aveva costretta a vivere da sola per tanto tempo. Voleva solo recuperare ciò che aveva perso.
Quella volta in cui la strinsi mi resi conto di quanto le nostre sofferenze si somigliassero. Quando mi baciò fu ovvio ad entrambi che sarebbe iniziato un nuovo modo di scambiarci le pene.
Mi chiese anche di rimanere con lei quella notte, perché voleva riposare la mente.
Io ero questo per lei. Forse servivo a distrarla e basta, ma lei distraeva me, quindi andava più che bene.
Mentre noi ci limitavamo a godere erano i nostri dolori che facevano l'amore.
Quando partii per raggiungere mio padre, mi promise che sarebbe venuta a trovarmi quando possibile.
Non ci credetti affatto.
Ma poi, maledizione, venne la prima volta. La seconda, la terza e così via per tanto di quel tempo che io mi convinsi lei fosse l'unica persona in grado di mantenere una promessa con me.
Quando sentii di esserne innamorato non capii subito che fosse solo per quel bisogno, che non è sufficiente quella motivazione per innamorarsi l'ho capito solo ora.
Mi ero innamorato di lei solo perché era l'unica ad aver dimostrato di poter meritare la mia fiducia.
Ma oltre quello cosa ha mai fatto?
Dannazione che cuore debole avevo. La mente ancora più fragile.
Perché ho finto indifferenza quando avevo paura di lasciarla andare?
Forse perché sapevo fosse un sentimento malato, ingiusto.
Avevo bisogno di lei e non mi vergognavo a dimostrarlo, ma mi vergognavo di fare vedere l'amore che credevo di provare.
Che idiota.
Volevo stare con lei o confondere le nostre sofferenze per non sentirmi solo?
Ed ora è ancora così?
Ammetto che vorrei tornare a ballare con lei come anni fa e che lei è bella come sempre, che vorrei mi riporti a nascondere i tormenti con i suoi eccentrici modi di fare.
Mi fa sentire così bene, in qualche modo strano.
Siamo cresciuti, ma non siamo andati affatto avanti e forse quello che ci ha unito all'ora può tornare ad unirci, questa volta senza dover mollare la presa.
Nonostante tutto, quando ne avevo più bisogno lei c'era, sono io che per lei non ci sono stato quando era in cerca del colpevole della morte della sua famiglia.
Il mio uomo ideale è qualcuno come te, Natsu.
Maledizione che imbarazzo ho provato in quel momento.
Fortunatamente poi ha cambiato immediatamente discorso e sono potuto tornare ad una temperatura normale.
Chissà Lucy cosa avrà pensato sentendo quella frase.
Probabilmente nulla.
<< Natsu?>>
Lucy?
Che ci fa lei qui? È l'albero più lontano da casa di tutta la proprietà.
Non so per quale motivo, ma per una volta non ho davvero voglia di averla intorno.
Vorrei solo essere lasciato in pace a capire quali sono i miei sentimenti verso le persone che mi circondano, verso di lei e verso Irene.
Che sentimenti potrei mai provare per lei? La conosco da pochi giorni, non mi ha dato modo di scoprire nulla che possa piacermi, se non ciò che possono vedere tutti. Il suo fervore è noto ormai in tutta la casa, la sua irriverenza anche e per non parlare dell'odio che ha negli o...
Non ha odio. Perché i suoi occhi ora luccicano... è imbarazzo quello che vedo?
<< Ti ho disturbato? Non credevo fossi qui...scusa.>>
Ah, non mi stava cercando.
E ora che fa? Va via?
No.
Maledizione.
<< Fermati.>> Faccio per scendere dall'albero ma noto che non serve, sono calato solo di qualche ramo, si è fermata subito e si è di nuovo voltata verso di me. Mi tranquillizzo. << Non andartene.>>
Maledizione, la coerenza non è il mio forte quando si tratta di sentimenti.
Resta a fissarmi sbalordita. Effettivamente non devo avere l'aria di uno che sta bene in compagnia. Ma è così raro vederla così.
Dopo la serata surreale in cucina non abbiamo più avuto modo di interagire come avrei voluto.
In realtà siamo andati d'accordo anche da prima dell'allenamento. C'era un'atmosfera tranquilla intorno a noi, forse dopo la promessa che le ho fatto, forse era riuscita a fidarsi di me. Ma ovviamente ho rovinato tutto facendola sentire a disagio per via del vino e del mio guardarla e pensare troppo a quel dannato barattolo di marmellata. Che idiota.
Si può tornare a prima di tutto quello?
<< Sei...sei andato al mare, alla fine?>>
Mi piace il fatto che, anche se imbarazzata, non abbassi mai lo sguardo.
<< Si, ci sono andato con Irene.>>
Le porgo la mano, rassegnato al fatto che tanto sarà inutile perché o salirà da sola o se ne andrà per conto suo.
Però vale comunque la pena provare.
Non ci credo. Maledizione.
Sento il suo tocco, poi la sua stretta.
Veramente si è affidata a me?
Le stringo la mano e l'aiuto a venire su i rami. Una volta stabilizzata le afferro il braccio.
<< Sta attenta, è alto.>> dico mentre la guido verso punti più solidi.
Non parla, dalla faccia sembra concentrata e impaurita.
Ha paura di cadere?
Ma se la sto tenendo stretta tra il gomito e la spalla. Non ho intenzione di lasciarla cadere, dannazione.
<< Non devi dirmelo tu, lo vedo.>> Risponde nervosa.
Mi viene da ridere al pensiero che mi sta mentalmente maledicendo, anche se poteva benissimo rifiutarsi.
<< Ei, cosa rid...>>
Stavo sorridendo davvero?
Cazzo.
<< Lucy!>>
Dannazione!
Per essermi rilassato per via del pensiero divertente ho allentato un po' la presa e lei per lamentarsi si è dimenata non credendo che la stessi stringendo così piano.
Fortunatamente l'ho ripresa in tempo.
Cazzo. Che colpo.
Stava per venirmi un infarto.
O forse...potrebbe ancora venirmi...
La tengo per l'avambraccio ma non so se riesco...si che ci riesco. Devo riuscirci. Non posso mica lasciarla cadere. Siamo molto in alto ormai.
<< Stringi anche tu la presa sul mio braccio.>>
Fa come le ho detto.
Ok, dai, non mi sono mica allenato tutti questi anni per niente.
Certo, sopra un ramo la mia pressione e la mia stabilità sono leggermente scarse ma pazienza. Almeno posso poggiare la schiena al tronco robusto.
<< Ho paura, Natsu.>>
Chiude forte gli occhi.
Ha detto veramente una cosa simile? Mi ha mostrato una sua parte...debole?
Ok.
Basta.
Concentrati idiota.
3. 2. 1...
No.
Non ero decisamente preparato a questo.
Maledizione.

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